La conferenza appena conclusa è stata un fallimento, eppure per la prossima edizione in Azerbaigian le Nazioni Unite chiedono di aumentare il budget di quasi 60 milioni di euro, per un totale di oltre 300 milioni. Pagati dagli Stati partecipanti, tra cui il nostro.
La conferenza appena conclusa è stata un fallimento, eppure per la prossima edizione in Azerbaigian le Nazioni Unite chiedono di aumentare il budget di quasi 60 milioni di euro, per un totale di oltre 300 milioni. Pagati dagli Stati partecipanti, tra cui il nostro.La Cop28 di Dubai negli Emirati Arabi si è chiuso con un risultato inferiore alle attese, anche se l’ipocrisia finale ha impedito la dichiarazione di fallimento. Già in partenza era illusorio pensare a una soluzione diversa, visto che la conferenza si svolgeva nell’area del Golfo e la presidenza era stata affidata a Sultan Ahmed al-Jaber amministratore delegato di Abu Dahbi national oil company (la Adnoc, principale compagnia petrolifera degli Emirati Arabi). Un Paese che vive di combustibili fossili come poteva sentenziarne la condanna? Non andrà meglio con la Cop29 dell’anno prossimo. Si svolgerà in Azerbaigian, altro Paese che vive di petrolio e di gas. La Cop30 avrà sede in Brasile, appena entrato nell’Opec. Vuol dire che i i prossimi due anni saranno dedicate alle chiacchiere.La Cop (Conferenza delle parti) è il tribunale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) che si riunisce dal 1995. Questo tribunale valuta gli interventi dei singoli Paesi per limitare il cambiamento climatico. L’obiettivo dell’Unfccc è quello di «stabilizzare le concentrazioni di gas serra a un livello tale da prevenire pericolose interferenze indotte dall’uomo con il sistema climatico».Ogni conferenza ha ovviamente un costo. A coprire le spese, come ricorda Gea, agenzia specializzata sui temi ambientali, ci sono i 197 Stati membri dell’Unfccc. Da quanto si apprende dal sito dell’organizzazione, la Cop 26, ricorda Gea, aveva approvato «un budget di base totale di 62,3 milioni di euro per il biennio 2022-2023». Ma a giugno risultava un bilancio di circa 40,5 milioni di euro, «costituito da 39 milioni provenienti dalle parti ai sensi delle tabelle indicative dei contributi adottate dalla Cop e dalla Conferenza delle parti operanti come riunione del protocollo di Kyoto», mentre 1,5 milioni arrivano dal governo ospitante. Ben 21,9 milioni di euro (ovvero il 36% dell’importo indicativo contributi) doveva quindi ancora essere versato «per l’attuazione delle attività previste dal mandato del bilancio di base per il periodo 2022-2023». Come spiega Gea, l’Italia non è tra i Paesi morosi. La sua parte l’ha fatta con un contributo di 973.087 euro per il 2023. Il segretario dell’Unfccc, Simon Stiell, ora ha proposto un aumento del 42% del proprio budget per il 2024-2025, «il primo biennio in cui l’Accordo di Parigi sarà pienamente operativo» . Le azioni e le decisioni adottate nel 2024 e nel 2025 determineranno se il mondo avrà la possibilità di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. «Per compiere progressi sufficienti entro il 2030 in accordo con la scienza, il processo Unfccc deve fornire risultati significativi nel biennio 2024-2025», ha dichiarato Stiell.L’anno prossimo, «il segretariato dovrà essere dotato di risorse per supportare le iniziative per ottenere ai risultati del primo bilancio globale. Sono previsti una trasformazione dell’agenda finanziaria e un accordo su un nuovo obiettivo collettivo quantificato in materia di finanziamenti per sostenere un’azione rafforzata per il clima», si sottolinea nella proposta di aumento del budget. «Parallelamente, il segretariato dovrà impegnarsi a correggere la linea d’azione collettiva rafforzando la responsabilità dei partiti e delle parti interessate non appartenenti al partito. Nel 2025, quando si prevede che le emissioni globali raggiungeranno il picco, il segretariato sosterrà i governi nel rispettare il loro impegno di aumentare le ambizioni nella prossima tornata di contributi determinati a livello nazionale». Per questi motivi il budget proposto per il programma principale «è stimato a 88,4 milioni di euro (82,7 milioni di euro, escluso il 7% per l’inflazione futura) per il biennio 2024-2025, un +41,9% rispetto al periodo 2022-2023 per facilitare la realizzazione di attività essenziali e attività chiave a lungo termine, a sostegno dei mandati guidati dai partiti nelle attività programmatiche e di supporto».Secondo Stiell, ex ministro per il clima e l’ambiente nel governo di Grenada, il bilancio della convenzione, che vanta uno staff di 450 persone provenienti da oltre 100 Paesi, implicherebbe comunque «ancora un’elevata dipendenza da finanziamenti supplementari imprevedibili, pari a 155,4 milioni di euro (145,2 milioni escluso il 7% per l’inflazione futura), poiché coprirebbe solo il 67,4% delle risorse necessarie per le attività essenziali e attività ricorrenti o a lungo termine. Il fabbisogno effettivo del segretariato per intraprendere tutte le attività ammonta a 131,2 milioni di euro (122,6 milioni, ovviamente escluso il 7% per l’inflazione futura)». Sarà la Cop o un’altra riunione del Unfccc a decidere se aumentare del 42% il budget. Uno scenario che «assorbe gli aumenti dei costi statutari e di altro tipo realizzati a scapito delle risorse del personale e non, determinando di fatto una riduzione del 19% del bilancio principale e una dipendenza proibitiva dai finanziamenti supplementari, mettendo a repentaglio la sostenibilità del segretariato dell’Unfccc e limitando supporto ad attività critiche ricorrenti e a lungo termine», conclude Stiell.
Ansa
Dimenticata la «sensibilità istituzionale» che mise al riparo l’Expo dalle inchieste: ora non c’è Renzi ma Meloni e il gip vuole mettere sotto accusa Milano-Cortina. Mentre i colleghi danno l’assalto finale al progetto Albania.
Non siamo più nel 2015, quando Matteo Renzi poteva ringraziare la Procura di Milano per «aver gestito la vicenda dell’Expo con sensibilità istituzionale», ovvero per aver evitato che le indagini sull’esposizione lombarda creassero problemi o ritardi alla manifestazione. All’epoca, con una mossa a sorpresa dall’effetto immediato, in Procura fu creata l’Area omogenea Expo 2015, un’avocazione che tagliò fuori tutti i pm, riservando al titolare dell’ufficio ogni decisione in materia.
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Dopo il Ponte tocca ai Giochi. Per il gip sarebbe «incostituzionale» il decreto con cui il governo ha reso «ente di diritto privato» la Fondazione Milano-Cortina. Palla alla Consulta. Si rifà viva la Corte dei Conti: la legge sugli affitti brevi favorirà il sommerso.
Da luglio la decisione sembrava bloccata nei cassetti del tribunale. Poi, due giorni dopo l’articolo della Verità che segnalava la paralisi, qualcosa si è sbloccato. E così il giudice delle indagini preliminari Patrizia Nobile ha accolto la richiesta della Procura di Milano e ha deciso di rimettere alla Corte Costituzionale il decreto legge del governo Meloni che, nell’estate 2024, aveva qualificato la Fondazione Milano-Cortina 2026 come «ente di diritto privato». La norma era stata pensata per mettere la macchina olimpica al riparo da inchieste e blocchi amministrativi, ma ora finisce sotto la lente della Consulta per possibile incostituzionalità.
Il ministro della giustizia libico Halima Abdel Rahman (Getty Images)
Il ministro della giustizia libico, Halima Abdel Rahman, alla «Verità»: «L’arresto del generale dimostra che il tempo dei gruppi armati fuori controllo è finito e che anche la Rada deve sottostare al governo di Tripoli». Pd e M5s attaccano ancora l’esecutivo. Conte: «Italia umiliata».
Il caso di Osama Almasri Anjim, arrestato e rinviato a giudizio delle autorità libiche ha scatenato una dura polemica politica fra governo e opposizione. L’ex capo di una delle più potenti milizie di Tripoli a gennaio scorso era stato rimpatriato con un volo di Stato dopo essere stato arrestato in esecuzione di un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Il governo aveva motivato il suo allontanamento con la pericolosità del soggetto, che era stato accolto a Tripoli da centinaia dei suoi fedelissimi con bandiere e scariche di kalashnikov.
Ansa
Raid Idf contro Hezbollah. Witkoff: «Il Kazakistan aderirà agli Accordi di Abramo».
Uno dei principali esponenti di Hamas, Moussa Abu Marzouk, ha rivelato che la sua organizzazione e l’Autorità nazionale palestinese (Anp) hanno raggiunto un’intesa preliminare per la creazione di un comitato provvisorio incaricato di gestire la Striscia di Gaza in nome dell’Anp. La notizia, riportata dal Times of Israel, segna un possibile punto di svolta nella complessa governance dell’enclave palestinese, sebbene permangano numerose incognite. Secondo quanto dichiarato da Abu Marzouk all’emittente amica Al Jazeera, il nuovo organismo avrebbe la responsabilità di sovrintendere ai valichi di frontiera e di coordinare le forze di sicurezza locali, sotto la presidenza di un ministro dell’Anp.






