2022-03-17
Il giallo delle armi italiane in Ucraina
L’elenco delle forniture per la resistenza è segreto. Intanto, all’aeroporto di Pisa, i sindacati denunciano: «Da qui parte materiale bellico mascherato da aiuti umanitari». E non c’è chiarezza sui modi di consegna.L’immagine vale più di mille parole: un soldato ucraino impugna una mitragliatrice, sulla manica dell’uniforme è ben visibile una Wolfsangel, la famigerata «trappola per i lupi», stemma del Battaglione Azov, famigerata milizia paramilitare neonazista ora inquadrata nella Guardia nazionale dal governo di Kiev. La foto è stata pubblicata su Twitter da un account estremamente informato sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, «The Rage X - Conflict News», con questa didascalia: «Nuove armi caratteristiche dell’esercito ucraino. Ad esempio, Mg-42/59 dall’Italia». La mitragliatrice nelle mani del miliziano del Battaglione Azov, infatti, è una Mg42/59: prodotta dalla Beretta e in dotazione all’esercito italiano, è un’arma automatica con una celerità di tiro di 800 colpi al minuto. La mitragliatrice pesa poco più di 10 chili e può essere adoperata anche da chi non ha un approfondito addestramento militare. Quella ritratta nella foto arriva dall’Italia e verrà utilizzata dai miliziani di Azov: che lo si ammetta o no, che si sia d’accordo o meno con l’invio di armi italiane in Ucraina, è una immagine che non può non far riflettere. Un rapporto del 2016 dell’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu ha accusato il Battaglione Azov di violare il diritto umanitario internazionale, commettendo crimini di guerra quali torture, detenzioni e uccisioni senza processo, bombardamenti di aree del Donbass densamente abitate, stupri, massacri di civili. Nello stesso anno, il 2016, l’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, accusò il Battaglione Azov di essere responsabile di torture fisiche e psicologiche, occultamenti di cadaveri in fosse comuni e uccisione di massa di prigionieri. La consegna di armi italiane all’Ucraina ha tra l’altro una peculiarità: l’elenco di cosa è stato inviato a Kiev non è stato reso pubblico. Mentre altri Paesi europei, a partire dalla Germania, infatti, hanno dichiarato quantità e tipo di armi inviate in Ucraina, il governo italiano ha deciso di secretare queste informazioni. A quanto si è appreso da fonti della Difesa, si tratta di mezzi blindati leggeri Lince, mitragliatrici Browning e Mg (quella finita nelle mani del membro del Battaglione Azov), missili terra-terra anticarro Panzerfaust, mortai, munizioni di vario genere e, missili terra-aria Stinger. Il decreto legge varato lo scorso 27 febbraio che autorizza la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, al quale ha fatto seguito un decreto del ministero della Difesa nel quale sono è stato definito l’elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della stessa cessione, elenco secretato, è in fase di conversione in Aula alla Camera proprio in questi giorni. L’unico partito che ha sollevato dubbi è stata Alternativa, che ha presentato anche degli emendamenti contro l’invio di armi, tutti bocciati. «Abbiamo presentato numerosi emendamenti», dice alla Verità il deputato di Alternativa, Raphael Raduzzi, «per cercare almeno di limitare i danni, ma sono stati bocciati da tutte le altre forze politiche, di maggioranza e opposizione. Non c’è chiarezza su quante e quali armi siano state e saranno inviate in Ucraina, e si corre il serio rischio che cadano nelle mani degli stessi russi, delle mafie, di terroristi e di miliziani irregolari ucraini. Domani (oggi, ndr) faremo ostruzionismo intervenendo tutti in Aula per il massimo del tempo consentito. Pensiamo», aggiunge Raduzzi, «che l’invio di armi non sia assolutamente un aiuto alla ricerca di un cessate il fuoco». Al di là di ogni legittima opinione su quanto sta accadendo, è effettivamente difficile immaginare che l’invio di armi possa mai contribuire a far cessare il fuoco: sui social è comparso un video che ritrae un treno con decine e decine di blindati tedeschi diretti a Kiev, altra immagine che stride con la sbandierata ricerca della pace. Nessuna chiarezza anche sulle modalità di consegna di queste armi: a occuparsi materialmente del trasporto dall’aeroporto Rzeszow Jasionka, in Polonia, a 100 chilometri dal confine ucraino, dove vengono depositate, verso Kiev, si occupano infatti alcune agenzie private, i contractors, i cosiddetti mercenari, dipendenti di imprese che forniscono consulenze o servizi specialistici di natura militare. Di consueto queste aziende private militari oltre al pagamento in denaro per il servizio di consegna, trattengono anche una parte delle armi trasportate. L’ipotesi che le armi siano mascherate da aiuti umanitari, circolata nelle scorse settimane, trova una conferma ufficiale: «Le armi verso l’Ucraina», si legge sulla pagina Facebook della Usb Pisa, «partono anche dall’aeroporto Galileo Galilei di Pisa mascherate da aiuti umanitari. Alcuni lavoratori dell’aeroporto civile Galileo Galilei di Pisa ci hanno informato di un fatto gravissimo: dal Cargo Village sito presso l’Aeroporto civile partono voli “umanitari”, che dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così! Quando si sono presentati sotto l’aereo», si legge ancora sulla pagina dell’Unione sindacale di base, «i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni, esplosivi. Una amara e terribile sorpresa, che conferma il clima di guerra nel quale ci sta trascinando il governo Draghi. Di fronte a questo fatto gravissimo i lavoratori si sono rifiutati di caricare il cargo».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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