Il settore viene trainato da Cina e India: nel 2022 ha raggiunto il secondo miglior risultato di sempre. In Italia per Piaggio profitti su del 41%. Mentre l’azienda a stelle e strisce soffre l’inflazione e il rialzo dei tassi.
Il settore viene trainato da Cina e India: nel 2022 ha raggiunto il secondo miglior risultato di sempre. In Italia per Piaggio profitti su del 41%. Mentre l’azienda a stelle e strisce soffre l’inflazione e il rialzo dei tassi.Il mercato globale delle due ruote è un’industria fiorente con circa 60 milioni di veicoli immatricolati nel mondo nel 2022, il secondo miglior risultato di sempre, nonostante le difficoltà negli approvvigionamenti e il calo della fiducia dei consumatori. Un comportamento migliore rispetto a quello dell’auto. «È l’Asia il mercato più grande e molti dei maggiori produttori sono, infatti, basati in Giappone e sempre più in India e Cina, che rappresentano i più importanti mercati motociclistici mondiali», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpertscf. La tecnologia dei veicoli elettrici sta registrando una forte crescita anche nel settore dei motocicli, soprattutto in alcuni mercati come quello cinese (che vale quasi la metà del totale), mentre le vendite al di fuori della Cina rappresentano ancora pochi punti percentuali. A Pechino e dintorni questo mercato vale già 10 milioni di vendite annuali (il 17,5% dell’industria delle due ruote), ma lo scorso anno è diminuito per la caduta del mercato con le politiche zero Covid.A ogni modo, il leader mondiale resta Honda che vale quasi il 30% del mercato, ma che anno dopo anno sta perdendo quota, mentre al secondo posto compare a sorpresa l’indiana Hero motor, seguita dalla cinese Yadea. Fra i marchi italiani Piaggio (che detiene i marchi Vespa, Aprilia, Moto Guzzi, Gilera, Derbi) nel 2022 ha realizzato un utile netto di 84,9 milioni di euro, il risultato migliore di sempre, in crescita del 41,4% (60,1 milioni al 31 dicembre del 2021) su un fatturato di 2,1 miliardi di euro. I veicoli venduti nel mondo sono stati 625.000 (+16,7%) nonostante un quadro geopolitico e macroeconomico complesso, con il primo trimestre dell’anno partito molto bene e con ricavi in salita del 20%. Una tendenza positiva per Piaggio confermata anche a maggio sul mercato italiano (che vale il 10% circa del fatturato mondiale) con immatricolazioni in crescita del 12%. Risultati forti e migliori delle attese che confermano l’ottimo momento per il settore e per l’azienda di Pontedera che in questi anni ha mostrato di essere un marchio del «made in Italy» con forti potenzialità ancora inespresse.In Europa e in particolare in Svizzera è quotato un altro nome importante delle due ruote, Pierer mobility (con sede centrale in Austria), che è più conosciuto per alcuni marchi controllati come Ktm, Husqvarna motorcycles e Gasgas. Anche questo produttore ha vissuto il 2022 con il vento in poppa, con vendite in aumento del 19% e un fatturato globale 2,44 miliardi di euro.Una società che sta invece soffrendo il mercato è Harley-Davidson, nonostante gli utili del primo trimestre siano saliti oltre le attese con un fatturato aumentato del 20%. Le entrate sono cresciute grazie agli aumenti nei prezzi e all’export, ma la domanda di moto è crollata del 17% negli Stati Uniti. E non è molto piaciuto al mercato che la divisione servizi finanziari dell’azienda abbia registrato un calo della crescita del 32%, confermando il timore degli investitori che i consumatori stiano rinunciando a prendere in prestito denaro a causa dei tassi troppo elevati.
2025-11-16
Borghi: «Tassare le banche? Sostenibile e utile. Pur con i conti a posto l’Ue non ci premierà»
Claudio Borghi (Ansa)
Il senatore della Lega: «Legge di bilancio da modificare in Aula, servono più denari per la sicurezza. E bisogna uscire dal Mes».
«Due punti in più di Irap sulle banche? È un prelievo sostenibilissimo e utile a creare risorse da destinare alla sicurezza. Le pensioni? È passato inosservato un emendamento che diminuisce di un mese l’età pensionabile invece di aumentarla. La rottamazione? Alla fine, anche gli alleati si sono accodati». Claudio Borghi, capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato e relatore alla legge di bilancio, sciorina a raffica gli emendamenti di «bandiera» del suo partito con una premessa: «Indicano una intenzione politica che va, poi, approfondita». E aggiunge: «Certo, la manovra avrebbe potuto essere più sfidante ma il premier Giorgia Meloni non ha fatto mistero di volerci presentare nella Ue come i primi della classe, come coloro che anticipano il traguardo di un deficit sotto il 3% del Pil. Io, però, temo che alla fine non ci daranno alcun premio, anche perché, ad esempio, la Bce ha già premiato la Francia che ha un deficit superiore al nostro. Quindi, attenti a non farsi illusioni».
Roberto Fico (Ansa)
Dopo il gozzo «scortato», l’ex presidente della Camera inciampa nel box divenuto casa.
Nella campagna elettorale campana c’è un personaggio che, senza volerlo, sembra vivere in una sorta di commedia politica degli equivoci. È Roberto Fico, l’ex presidente della Camera, candidato governatore. Storico volto «anticasta» che si muoveva in autobus mentre Montecitorio lo aspettava, dopo essere stato beccato con il gozzo ormeggiato a Nisida, oggi scaglia anatemi contro i condoni edilizi, accusando il centrodestra di voler «ingannare i cittadini». «Serve garantire il diritto alla casa, non fare condoni», ha scritto Fico sui social, accusando il centrodestra di «disperazione elettorale». Ma mentre tuona contro le sanatorie, il suo passato «amministrativo» ci racconta una storia molto meno lineare: una casa di famiglia (dove è comproprietario con la sorella Gabriella) è stata regolarizzata proprio grazie a una sanatoria chiusa nel 2017, un anno prima di diventare presidente della Camera.
Edmondo Cirielli e Antonio Tajani (Ansa)
L’emendamento alla manovra di Fdi mira a riattivare la regolarizzazione del 2003. Così si metterebbe mano a situazioni rimaste sospese soprattutto in Campania: all’epoca, il governatore dem Bassolino non recepì la legge. E migliaia di famiglie finirono beffate.
Nella giornata di venerdì, la manovra di bilancio 2026 è stata travolta da un’ondata di emendamenti, circa 5.700, con 1.600 presentati dalla stessa maggioranza. Tra le modifiche che hanno attirato maggiore attenzione spicca quella di Fratelli d’Italia per riaprire i termini del condono edilizio del 2003.
I senatori di Fdi Matteo Gelmetti e Domenico Matera hanno proposto di riattivare, non creare ex novo, la sanatoria introdotta durante il governo Berlusconi nel 2003. Obiettivo: sanare situazioni rimaste sospese, in particolare in Campania, dove la Regione, all’epoca guidata da Antonio Bassolino (centrosinistra), decise di non recepire la norma nazionale. Così migliaia di famiglie, pur avendo versato gli oneri, sono rimaste escluse. Fdi chiarisce che si tratta di «una misura di giustizia» per cittadini rimasti intrappolati da errori amministrativi, non di un nuovo condono. L’emendamento è tra i 400 «segnalati», quindi con buone probabilità di essere discusso in commissione Bilancio.
Friedrich Merz (Ansa)
Con l’ok di Ursula, il governo tedesco approva un massiccio intervento sul settore elettrico che prevede una tariffa industriale bloccata a 50 euro al Megawattora per tre anni, a partire dal prossimo gennaio. Antonio Gozzi (Federacciai): «Si spiazza la concorrenza».
Ci risiamo. La Germania decide di giocare da sola e sussidia la propria industria energivora, mettendo in difficoltà gli altri Paesi dell’Unione. Sempre pronta a invocare l’unità di intenti quando le fa comodo, ora Berlino fa da sé e fissa un prezzo politico dell’elettricità, distorcendo la concorrenza e mettendo in difficoltà i partner che non possono permettersi sussidi. Avvantaggiata sarà l’industria energivora tedesca (acciaio, chimica, vetro, automobile).
Il governo tedesco ha approvato giovedì sera un massiccio intervento sul mercato elettrico che prevede un prezzo industriale fissato a 50 euro a Megawattora per tre anni, a partire dal prossimo gennaio, accompagnato da un nuovo programma di centrali «a capacità controllabile», cioè centrali a gas mascherate da neutralità tecnologica, da realizzare entro il 2031. Il sistema convivrebbe con l’attuale attuale meccanismo di compensazione dei prezzi dell’energia, già in vigore, come ha confermato il ministro delle finanze Lars Klingbeil. La misura dovrebbe costare attorno ai 10 miliardi di euro, anche se il governo parla di 3-5 miliardi finanziati dal Fondo per il clima e la trasformazione. Vi sono già proteste da parte delle piccole e medie imprese tedesche, che non godranno del vantaggio.






