2024-08-18
Droni su Zaporizhzhia, blitz a Kursk. Kiev ora martella le centrali nucleari
Il Cremlino attacca: «Possibile disastro su grande scala in Europa». Per il «Washington Post» l’invasione «difensiva» ha fatto saltare il negoziato di pace previsto in Qatar. Ma l’Ucraina nega: «Vertice indiretto il 22».Kiev e Mosca scherzano col fuoco (atomico). Nei giorni dell’ira, i due eserciti nemici mettono in campo l’arma non convenzionale del terrorismo psicologico su scala planetaria.Ad aprire le danze è stata la Russia che ha accusato l’Ucraina di aver lanciato una granata sul reattore di Zaporizhzhia, il più grande del continente, danneggiando le arterie di collegamento dell’infrastruttura e di voler attaccare, inoltre, la centrale nucleare di Kursk, tuttora sotto controllo del Cremlino malgrado la dilagante offensiva dei rivali nell’omonima regione. Un assalto da realizzare, forse, proprio ricorrendo a quella presunta «bomba sporca», ovvero un ordigno in grado di disperdere rifiuti radioattivi, che Kiev avrebbe in serbo, secondo gli 007, per assestare il colpo finale. Il ministero della Difesa russo ha definito quest’ultimo scenario, pur senza offrire alcuna prova a sostegno, una pericolosissima «provocazione» da parte dei contendenti ucraini che provocherebbe «un disastro su grande scala in Europa causato dall’uomo».Ricostruzioni che sono state immediatamente respinte da Kiev. «Stiamo assistendo a un’altra onda di folle propaganda russa», ha rintuzzato il portavoce del ministero degli Esteri, Heorhii Tykhyi. «L’Ucraina non ha né l’intenzione né la capacità di compiere azioni del genere. La Russia deve smettere di diffondere bugie pericolose», ha aggiunto. «L’Ucraina è sempre stata e rimane un membro fedele del Trattato di non proliferazione nucleare. Non abbiamo “bombe sporche” e non intendiamo acquisirne», ha tagliato corto Tykhyi.Quelle che potrebbero passare per semplici schermaglie sono, in realtà, prove di credibilità agli occhi della comunità internazionale per le due forze armate impegnate in una durissima e logorante battaglia lungo un fronte di oltre mille e trecento chilometri. Una battaglia che si gioca anche coi comunicati stampa e con il marketing bellico.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostenuto che i suoi uomini stanno tenendo con grande coraggio e determinazione la linea a Kursk e ha sottolineato di aver ricevuto dal comandante sul campo, il generale Oleksandr Syrskyi, notizia del «rafforzamento delle posizioni nella regione e dell’espansione del territorio stabilizzato». Sempre Zelensky ha affermato che, nonostante il fuoco di sbarramento nemico in direzione di Pokrovsk, la situazione sia ormai «sotto controllo». «Nelle direzioni di Toretsk e Pokrovsk», sono state condotte «decine di assalti russi alle nostre posizioni nell’ultimo giorno», ha spiegato il leader ucraino, «ma i nostri soldati e le nostre unità stanno facendo di tutto per distruggere l’occupante e respingere gli attacchi».E questo grazie anche a una incessante attività di «martellamento» missilistico nell’area che ha portato, appena ieri, alla distruzione del ponte sul fiume Seim, colpito probabilmente dai temibili Himars, le testate esplosive consegnate a Kiev dagli Stati Uniti nei mesi scorsi. Bombardamenti sono stati pure registrati nella regione di Belgorod, dove sarebbero rimasti uccisi tre civili in un raid a Shebekino. La contraerea ucraina avrebbe inoltre neutralizzato un attacco russo abbattendo 14 droni Shaded di fabbricazione iraniana.Sull’altro versante, Vladimir Putin ha rivendicato, invece, di aver bloccato, sempre a Kursk, l’avanzata di tre brigate d’assalto nelle zone di Korenevo, Russkoye e Cherkasskoe Porechnoe, e di aver scatenato la caccia ai militari ucraini che, nelle fitte foreste della regione, hanno tentato di penetrare ancor più in profondità. Il comando russo, ha specificato lo zar, avrebbe ottenuto la resa incondizionata di un contingente di 24 incursori. Mosca, secondo la ricostruzione del Washington Post, sarebbe poi riuscita a sventare anche un’offensiva da parte di 300 soldati di Kiev, a bordo di blindati, che volevano sfondare a Belgorod, dove avrebbero trovato una «resistenza accanita» da parte dei soldati di Putin.La cura della fase difensiva, da parte del comando russo, non ha pregiudicato però quella più squisitamente offensiva che ha continuato a svilupparsi soprattutto dai cieli. I missili russi hanno infatti colpito Sumy, in Ucraina, alle prime luci dell’alba di ieri. La stessa città che alcune informative riservate dei servizi segreti di Kiev, nei giorni scorsi, avevano indicato come il più probabile bersaglio di un eventuale attacco con una bomba atomica tattica. I razzi hanno distrutto veicoli ed edifici senza però provocare vittime civili: ci sarebbero soltanto due feriti.Resta, in ogni caso, la difficoltà di capire che cosa si muova davvero nelle retrovie e di separare le notizie vere da quelle della propaganda (da ambo i lati). Una difficoltà che aumenterà certamente nelle prossime settimane se, come sospetta l’intelligence inglese, Mosca ridurrà drasticamente l’accesso ai social nel Paese limitando, in particolare, l’uso di Telegram, Whatsapp e di Youtube.Un segnale di debolezza che Kiev ha deciso di sfruttare dando una ulteriore spallata all’egemonia culturale sovietica mettendo fuorilegge la chiesa ortodossa ucraina che opera sotto l’egida del Patriarcato di Mosca. «Un gesto indegno», lo ha definito il ministero degli Esteri russo. «Tutto ciò avviene sullo sfondo dell’esame da parte della Verkhovna Rada (il Parlamento monocamerale di Kiev, ndr) di uno scandaloso e barbarico disegno di legge che mette al bando la Chiesa ortodossa ucraina, il cui dibattito è previsto la prossima settimana. Siamo convinti che la giunta di Kiev non riuscirà a distruggere l’ortodossia canonica, professata dalla maggioranza della popolazione del Paese».E pensare che i Paesi in lotta erano sul punto di giungere a un possibile accordo sul cessate il fuoco in occasione della conferenza di Doha, grazie alla mediazione del Qatar, ma l’offensiva di Kiev nel Kursk avrebbe fatto saltare i negoziati. Secondo il Washington Post, che ha raccolto le rivelazioni dei diplomatici a conoscenza delle trattative, le delegazioni avrebbero dovuto incontrarsi a fine mese ma, dopo l’incursione ucraina, Mosca ha deciso di ritirarsi dal tavolo per «chiedere altro tempo e decidere sul da farsi». Sarebbe stato il primo summit dopo quello fallimentare avvenuto, nel 2022, a Istanbul. La speranza ora è che le trattative possano riprendere, già giovedì prossimo, il 22, stavolta però in videoconferenza: «negoziati indiretti», li chiama Kiev. Una modalità certamente meno coinvolgente di quella fisica e più problematica anche dal punto di vista della gestione dei colloqui separati. Chissà se sortirà effetti. Resta tuttavia la domanda: perché Zelensky ha voluto forzare la mano nel Kursk facendo naufragare le trattative e imboccando una strada lastricata di sangue e cadaveri?
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