2024-09-11
Draghi smonta il dogma rinnovabili ma non spiega che energia useremo
Mario Draghi (Imagoeconomica)
Le critiche nell’agenda per l’Ue: senza investimenti in reti e stoccaggio le fonti alternative portano scarsi vantaggi. Oggi però non esistono tecnologie per conservarle. Invito da Giorgia Meloni per un confronto sul report.Fino a poco tempo fa criticare l’approccio europeo al grande tema dell’energia era semplicemente ritenuto reazionario o populista. Peggio di chi, alle problematiche del futuro, risponde sempre con un «no» ci sono infatti solo coloro che ammantano di dogma le norme Ue. Adesso che il verbo del report di Mario Draghi è stato diffuso qualcuno in più potrebbe cominciare a svegliarsi dal torpore. Usiamo il condizionale perché nelle 328 pagine ci sono chiari e netti i problemi ma lo spazio per le soluzioni a monte è pari a zero. Per questo ci teniamo a riportare quasi per intero un passaggio del documento che in poche righe smonta circa 14 anni di incentivi alle rinnovabili in bollette e l’intero sistema che li ha tenuto in piedi. «Entro il 2030, anche se si prevede un aumento della quota delle rinnovabili dal 46% al 67% nel mix di produzione di energia elettrica dell’Ue, si prevede che le ore in cui la generazione basata sui combustibili fossili fissa i prezzi rimarranno sostanzialmente le stesse rispetto al 2022». In altre parole la commistione dei due mercati non risolve il problema dei picchi e dei prezzi. «Nel frattempo, le fonti rinnovabili contribuiranno a sostituire progressivamente le centrali a gas più costose, contenendo i prezzi elevati», si legge ancora. «Tuttavia, con l’aumento della produzione da fonti rinnovabili, le aspettative di una maggiore cannibalizzazione dei prezzi e della loro volatilità potrebbero scoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili e rallentare la transizione energetica», prosegue il report, salvo poi concludere il paragrafo così: «È quindi fondamentale che la diffusione delle rinnovabili sia accompagnata da adeguati investimenti nelle reti, nella flessibilità e nello stoccaggio». Però qui sta il busillis. Non esiste tecnologia che consenta in modo efficace lo stoccaggio. E questo è un dato imprescindibile se si vuole fornire il Continente di qualcosa di competitivo. Invece la risposta al problema degli incentivi in bolletta è arrivata sommando in realtà un altro problema. Oggi il costo del carbonio in Europa è elevato e volatile. Per la generazione di energia a gas, il costo del carbonio nell’ambito del sistema Ets era di circa 25 euro al Megawattora nel 2022, rispetto ai 10 della California. In alcuni casi, il costo del carbonio può rappresentare il 20% del costo totale delle materie prime. Ciò si aggiunge ai prezzi al dettaglio già elevati, che sono ulteriormente gonfiati dai costi di rete e dalla tassazione. Nel 2022, circa il 45% dei prezzi dell’elettricità domestica e il 65% dei prezzi dell’elettricità industriale erano composti da costi di generazione, con il resto suddiviso tra commissioni di rete e tasse. Insomma, quattro semplici numeri e percentuali che rendono l’idea del nostro gap energetico e spiegano come siamo arrivati a toccare il fondo. A tutto ciò si aggiungono i problemi geopolitici. Storicamente, la Russia ha fornito una parte sostanziale del fabbisogno energetico dell’Ue, creando un senso di sicurezza e prevedibilità all’interno dell’economia europea. Tuttavia, dopo l’invasione dell’Ucraina, la decisione dell’Ue di sganciarsi dall’energia russa ha lasciato l’Europa vulnerabile. Prezzi saliti alle stelle e ora mediamente doppi rispetto al 2020. Questo cambiamento nella politica energetica ha avuto effetti a catena in tutto il panorama industriale. Molte aziende europee, già alle prese con una crescita lenta e una crescente concorrenza globale, sono ora gravate da costi energetici insostenibilmente elevati, che le mettono in una posizione di svantaggio rispetto ai loro concorrenti globali, in particolare negli Stati Uniti e in Cina. Il rapporto si Draghi sottolinea che senza una revisione strategica del mercato energetico e una maggiore cooperazione con i fornitori di energia alternativa, il declino economico dell’Ue potrebbe essere irreversibile. L’apparente soluzione proposta sembra però insistere solo a valle e non a monte nelle forniture. Il report suggerisce di sfruttare il potere contrattuale collettivo, di disaccoppiare i prezzi dell’elettricità rispetto ai combustibili fossili, riformare la tassazione e creare una authority per supervisionare i derivati del gas. Si tratta però di interventi che non sciolgono il nodo principale dello stoccaggio e della gestione dei picchi. I più contrari alle rinnovabili spiegano che forniscono tanta energia quando non serve e quasi zero quando serve. Un concetto forte ma abbastanza aderente alla realtà. Dunque il price cap, tanto per citare un concetto caro al Draghi premier, non può essere una soluzione per il mercato. La soluzione si può trovare invece in un nuovo mix. L’Europa deve subito dotarsi di nucleare. E immaginare che fra qualche anno la lotta per l’approvvigionamento potrebbe diventare qualcosa di fisico. Non possiamo escludere che Sahel e Maghreb diventeranno teatro di nuove guerre. Siamo pronti ad affrontarle? Non sembra proprio. Per il resto vedremo le reazioni dei nostri politici all’agenda. Giorgia Meloni dal canto suo ha invitato Draghi a Palazzo Chigi per fare il punto e confrontarsi sul report. Obiettivo è capire cosa può fare l’Italia. Ad esempio integrando il piano Mattei.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.