2025-06-26
Dissidenti in cella: Algeria e Uk si somigliano
Boualem Sansal (Getty Images)
Tornano sugli scaffali i libri di Boualem Sansal, critico dell’islamismo che il regime nordafricano tiene in galera (con richiesta di raddoppiare la pena) nonostante l’età e il cancro. Non va meglio Oltremanica: per un post «di odio» una donna è dentro da mesi.Nelle librerie italiane grazie all’editore Neri Pozza è da poco arrivato Vivere. Il conto alla rovescia, un altro piccolo gioiello che flirta con la fantascienza scaturito dalla penna dello scrittore algerino Boualem Sansal, di cui torna in nuova edizione anche In nome di Allah, saggio di storia e condanna del fondamentalismo islamico. Nel frattempo Sansal - che ha 80 anni ed è malato di cancro alla prostata - marcisce da mesi nelle galere algerine per via di alcune frasi pronunciate in una intervista che non sono piaciute al regime imperante nella sua terra d’origine. Sansal è accusato di attentato all’unità nazionale ed è imprigionato, nel silenzio più o meno generale, dal 16 novembre scorso. Tra le altre cose, le autorità lo incolpano di avere «insultato le istituzioni statali», «danneggiato l’economia nazionale» e di possedere «media e pubblicazioni che minacciano la sicurezza e la stabilità del Paese». Insomma, tutto il meglio che un regime autoritario e liberticida possa offrire. Alla fine di marzo lo scrittore è stato condannato in primo grado a cinque anni, il primo di luglio dovrebbe arrivare la sentenza di secondo grado e le cose si mettono male: l’accusa ha chiesto che la condanna sia raddoppiata. Se fosse giudicato colpevole, viste le sue condizioni di salute e la sua età, il verdetto equivarrebbe alla pena capitale.Martedì Sansal è comparso davanti al giudice senza avvocato, dichiarando di volersi difendere dichiarato da solo. «La Costituzione algerina garantisce la libertà di espressione e di coscienza», ha detto. «Stiamo facendo un processo alla letteratura? Dove stiamo andando?».Sono interrogativi più che condivisibili che purtroppo non hanno risposte consolanti. Almeno in teoria, per qualsiasi occidentale dovrebbe risultare intollerabile che un uomo - a prescindere che si tratti o meno di un artista - debba essere incarcerato per una opinione proferita alla stampa. Eppure, si diceva, la sorte dello scrittore non sta scatenando chissà quali manifestazioni: a quanto pare dalle nostre parti ci sono ben altre cause per cui gli attivisti intendono impegnarsi settimanalmente. E a dire il vero non stupisce nemmeno più di tanto. Dopo tutto l’Occidente resta sostanzialmente inerte anche al cospetto di clamorose lesioni della libertà che si verificano al suo interno.È facile pensare che Sansal stia in galera perché il governo algerino è una dittatura, con cui per altro molte nazioni sinceramente liberali continuano a fare affari. Più difficile e ammettere che certi scempi si verifichino pure nelle democrazie.Se in Nordafrica Sansal è recluso per una intervista, nel civilissimo Regno Unito a guida laburista una donna deve passare 31 mesi in prigione per un commento su Internet. Si tratta di Lucy Connolly, 42 anni, una signora di cui in Italia solo il nostro giornale ha parlato. È in carcere da mesi a causa di alcune frasi pubblicate e dopo poco cancellate che le sono valse l’accusa di fomentare l’odio razziale. Si può dire che sia una vittima collaterale della repressione durissima con cui le autorità britanniche hanno voluto stroncare le rivolte scoppiate lo scorso agosto contro l’immigrazione di massa.«La signora Connolly, che all’epoca aveva 41 anni, non ha avuto alcun ruolo nei disordini, ma un tweet da lei pubblicato è stato sufficiente per farla arrestare otto giorni dopo e accusarla ai sensi della Sezione 19 del Public order act del 1986, per aver pubblicato materiale che intendeva fomentare l’odio razziale», ha scritto la celebre giornalista e autrice Allison Pearson, secondo cui la Connolly è «una tata molto rispettata e adorata, descritta da un genitore come “la persona britannica più gentile che abbia mai incontrato”, madre di due figli (uno vivo, uno morto), caregiver di un marito malato, al cui fianco è apparsa anche nel ruolo di consigliere Tory».Mesi fa proprio la Pearson aveva denunciato sul Telegraph il trattamento molto discutibile a cui la Connolly era sottoposta: «Mentre scrivo quella donna non solo sta scontando una pena che molti esperti legali considerano scandalosamente dura, ma le viene negata anche l’opportunità di trascorrere del tempo a casa con la sua famiglia, cosa che viene concessa ai compagni di prigione che la circondano e che sono colpevoli di effettivi danni fisici». Che la donna non sia trattata dignitosamente lo ha confermato in questi giorni Richard Tice, esponente di spicco del partito Reform, che è andato a visitarla. Stando alle dichiarazioni di Tice, la Connolly è stata maltrattata anche fisicamente. Prima le hanno negato il trasferimento in una ala del carcere in cui avrebbe potuto godere di un certo margine di movimento, lasciandola in isolamento 23 ore al giorno con detenuti violenti. Poi, quando la poveretta ha cercato di contestare la decisione, sarebbe stata trascinata in manette dagli agenti penitenziari in una nuova cella. «Cinque giorni dopo l’incidente», ha detto Richard Tice ai giornali, «i lividi sui suoi polsi sono ancora significativi, gialli. È stato ovviamente orribile quello che ha dovuto passare».La Connolly è, nei fatti, una detenuta politica. È in prigione per avere espresso una opinione, e non importa quanto questa fosse o meno condivisibile: si puniscono semmai gli atti, non i pensieri. Che poi qualcuno venga condannato a oltre due anni di prigione per avere seminato odio è semplicemente inconcepibile: come si fa a misurare l’odio? Come si fa a distinguerlo da una critica virulenta? La verità è che, per quanto ingiusto ci appia il trattamento riservato a Boualem Sansal, l’Europa non è in condizioni di dare lezioni all’Algeria. Perché in certi casi agisce anch’essa come un regime autoritario, anche se si nasconde dietro l’inclusione e la giustizia sociale.
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)