2021-12-05
Se sei in dissenso ti danno del matto e a certificarlo è una ricerca Censis
I progressisti esultano: per lo studio chi contesta il green pass è un complottista, un soggetto in preda a credenze irrazionali.Meno male che è arrivato il Censis a spiegare che l’Italia è un covo di matti. Prima dovevamo soltanto preoccuparci dei pericolosi untori annidati chissà dove e pronti a contagiarci con i loro sulfurei unguenti, adesso dobbiamo guardarci pure dai folli pronti all’esplosione. Fortunatamente, secondo l’istituto di ricerca, le due categorie (untori e matti) per lo più coincidono.Ieri la grande stampa si è molto entusiasmata nel leggere il documento sulla «situazione del Paese» prodotto dall’istituzione di cui è presidente Giuseppe De Rita e segretario generale il di lui figlio Giorgio (non stupitevi: si tratta di una «precisa strategia imprenditoriale» per garantire «continuità al brand De Rita», come ebbe a spiegare il decano Giuseppe qualche anno fa). E in effetti a scorrerne i contenuti c’è da rimanere allibiti. L’Italia sarebbe terra di cospirazionisti, negazionisti, fobici. La Repubblica fornisce una greve sintesi: «È l’irrazionalità che ha pervaso la società trasversalmente, anche nelle fasce più colte, in cui la razionalità ha ceduto il passo a teorie infondate e strafalcioni amplificati dalla tecnologia». Manco a dirlo, i commentatori progressisti si sono infiammati. Il politologo Massimiliano Panarari, sulla Stampa, parla di una grande sostituzione, «quella progressiva e vittoriosa del pensiero magico che rimpiazza la razionalità in seno a tutta una serie di settori dell’opinione pubblica». Assisteremmo dunque al trionfo dell’irrazionale che «si insinua nel vuoto lasciato dalla politica».Bisogna ammettere che sorprende un po' scorgere certi toni proprio fra gli esponenti di una cultura politica che per decenni ha campato di oscure trame nere, forze della reazione in agguato e «menzogne di Stato». Stupisce ancora di più, tuttavia, che qualcuno possa prendere sul serio «l’onda complottista» paventata dal Censis.Uno dei sintomi della irrazionalità degli italiani, un emblema del loro «cospirazionismo dietrologico» (così La Repubblica), sarebbe ad esempio la convinzione - presente nel 67,1% della popolazione - che «il potere reale in Italia è concentrato nelle mani di un gruppo di potenti: alti burocrati, politici e uomini d’affari». Ma pensa. Quindi credere che il potere sia in mano alle élite di potere è segno di follia? Se è così, buttiamo subito al macero le opere di Gaetano Mosca, geniale pensatore italico e padre dell’elitismo.Posto che una quota di fuori di zucca è fisiologica in ogni umano consesso, quale sia il reale scopo di tale grottesca cagnara è presto detto: ribadire per l’ennesima volta che i no vax e più in generale i critici dell’attuale gestione della pandemia siano malati di mente. Segno, questo, che la campagna denigratoria non si ferma nemmeno di fronte ai numeri, i quali parlano di quasi il 90% di inoculati sulla popolazione attualmente vaccinabile.I commenti scaturiti dalla lettura del rapporto Censis assomigliano alle perizie psichiatriche che Michel Foucault citava nei suoi corsi al Collège de France, testi in cui gli individui pericolosi, gli anormali, venivano descritti con toni puerili, quasi irrisori: con frasi che una mamma esasperata rivolgerebbe al figlio capriccioso. Il filosofo francese mostrava come, attraverso queste tecniche, si arrivasse a stabilire un legame tra potere giudiziario e potere psichiatrico: si giungeva, insomma, alla patologizzazione del crimine.Oggi accade qualcosa di simile ma appena differente: si patologizza non più il crimine, bensì il dissenso. O, per vederla da un’altra prospettiva, si tramuta il dissenso in crimine e lo si lega alla patologia mentale. Chi contesta il green pass è un complottista, un soggetto in preda a turbe e credenze irrazionali. Non si può più dire - come si faceva un tempo con chi votava a destra - che il non allineato sia ignorante, dopo tutto tra i critici ci sono filosofi colti come Giorgio Agamben e Massimo Cacciari. E allora si suggerisce che c’entri la follia, la mancanza di razionalità. Pure gli illustri pensatori, si sibila, si sono rincoglioniti, cioè hanno perso la capacità di intendere e volere, sono diventati «anormali». E infatti arriva un altro filosofo di grido - Giacomo Marramao - a dichiarare che le loro tesi sono «aberranti». Non sbagliate, non discutibili: aberranti (e per fortuna che Marramao si definisce amico di Cacciari e Agamben, figurarsi se non lo fosse stato).Ogni dissenziente diventa deviante e - proprio come mostrava Foucault - viene irriso, degradato. Persino l’idea che si esprimano dubbi sui dogmi sanitari - come Cacciari si permette di fare - suscita l’ironia degli editorialisti, subito pronti a schierarsi sul fronte dei buoni, dei giusti, dei «sani». I quali sani si contrappongono, come nella migliore tradizione, ai «degenerati».In realtà, se di questi tempi c’è qualcosa di irrazionale è proprio il modo in cui si governa l’infinita emergenza pandemica. Sin dall’inizio si è giocato sulla paura, sull’emotività. Anche oggi si sfruttano le singole tragedie, si insiste pornograficamente non sui dati ma sulle immagini strazianti delle terapie intensive. Si sopprime, appunto, il dubbio e si impone l’obbedienza acritica che la mamma furente pretende dal figliolo irrequieto.Fanno così: se non sei d’accordo ti danno del matto. Se potessero, probabilmente ti internerebbero. Ma non sono stati capaci di aumentare le terapie intensive, figuriamoci se riuscirebbero a riaprire i manicomi.