2023-07-29
Studio Uvi Senato: tax expenditure passate da 610 a 740. L’impatto sui conti cresce però mancano dati sull’efficacia. Il riordino libererà risorse per la delega fiscale.Le detrazioni e deduzioni fiscali erodono il 4% del Pil ogni anno. A dirlo è l’ultimo rapporto pubblicato dall’Ufficio valutazione impatto del Senato che dopo cinque anni dall’ultimo dossier è tornato ad analizzare il fenomeno delle tax expenditure. Dal 2016 al 2022 le spese fiscali sono cresciute in maniera costante. Se infatti nel 2016 queste erano 610 (444 spese erariali e 166 locali), nel 2022 si è passati a 740 agevolazioni di cui 626 erariali e 114 locali. Dati che mostrano come le agevolazioni locali siano diminuite di un terzo, mentre quelle erariali hanno fatto registrare un incremento del 41%, andando a pesare sulle casse dello Stato per ben 82 miliardi di euro. Una spesa che dovrà essere rivista e ridotta visto che il progetto di riforma fiscale, che sta portando avanti il governo, prevede una revisione delle tax expenditure, che al momento tendono ad avere un carattere non sistemico e una natura alquanto frammentata, contribuendo di fatto ad aumentare la complessità dell’attuale sistema fiscale. La gestione delle detrazioni e deduzioni presenta diversi problemi, anche di natura contabile. A fronte infatti di spese fiscali sempre maggiori, continuano a esserci lacune circa il numero dei beneficiari. Le informazioni sui contribuenti che percepiscono le varie agevolazioni risultano infatti essere limitate a poco più di un quinto del complesso delle spese fiscali. Lo studio precisa infatti come per circa l’80% delle misure risulti difficile svolgere delle analisi complete perché non si conoscono tutti i dati quantitativi necessari come l’onere, le frequenze (il numero dei beneficiari) e gli importi pro capite, legati all’agevolazione messa in campo. Ma non solo, perché il 30% delle spese fiscali sono ritenute non quantificabili o con effetti trascurabili. In pratica non si hanno informazioni su queste. Numeri che rispetto agli anni passati sono migliorati, visto che si è passati da un 40 a un 70% di voci di spesa fiscale conosciute, ma che continuano a rappresentare un problema per le casse dello Stato. Se infatti non si riesce a capire quanto la misura messa in campo sia effettivamente utile per i beneficiari o a quanto ammonta il beneficio pro capite, non si ha un quadro completo delle tax expenditure e delle spese che lo Stato deve effettivamente affrontare. I gap di conoscenza sono legati al fatto che nel corso degli anni si sono concessi benefici fiscali talmente specifici da rendere difficile il recupero dei dati sulla platea dei beneficiari e sull’importo effettivamente richiesto. Se ci focalizziamo, per esempio, sulle spese erariali possiamo osservare che su 626 spese fiscali erariali rilevate, per quasi il 28% non è stato possibile indicare i valori perché ritenute agevolazioni «non quantificabili» nel 23,2% dei casi, o perché gli effetti sul bilancio sono «di trascurabile entità» (il 4,5%). Le spese quantificate sono dunque 453 e solo per 136 (il 30%) sono disponibili i dati sul numero dei beneficiari. Secondo il report il valore medio pro capite per la singola spesa fiscale è inverso al numero di beneficiari. Risulta infatti essere più elevato per le misure fino a 1.000 soggetti (15.139 euro in media pro capite) e tocca il suo valore più basso per i provvedimenti con più di 10 milioni di beneficiari (157 euro in media). Stessa sorte per le spese fiscali relative ai tributi locali. Il report evidenzia infatti come queste siano 114, con un effetto finanziario sul 2023 pari a -27,15 miliardi di euro. Solo per 41 agevolazioni (circa il 36%), sono indicati gli effetti finanziari, ma 32 non contengono dati sul numero dei beneficiari. Le agevolazioni complete di tutti i dati quantitativi sono solo 9. Ritornando alla visione generale delle spese fiscali l’Ufficio valutazione impatto del Senato è riuscito a stimare, con i dati a disposizione, che quasi il 60% delle tax expenditures si concentra in due missioni: «Casa e assetto urbanistico» (circa 34,3 miliardi) e «Competitività e sviluppo delle imprese» (circa 14,5 miliardi). Agevolazioni che sono state riconfermate nel 2021. Anno nel quale sono state prorogate o modificate 23 misure introdotte precedentemente, con effetti negativi sul gettito superiori ai 23 miliardi. Si tratta sostanzialmente di spese fiscali riferibili al patrimonio edilizio e in misura minore all’agevolazione dei beni strumentali. Oltre a queste, sempre nel 2021 sono state introdotte 28 misure per un onere finanziario complessivo di poco superiore al mezzo miliardo di euro. Al decreto legge Sostegni bis sono ascrivibili il maggior numero di nuove misure (12 su 28), e l’importo più significativo dei pertinenti oneri finanziari (436,8 milioni di euro). Segue, sempre per numero di misure, la legge di bilancio 2022 con 6 agevolazioni alle quali si associano, nel complesso, oneri pari a 38,9 milioni di euro in termini di minori entrate. Il 71,4% delle risorse stanziate nel 2021 per le agevolazioni fiscali, pari a circa 396 milioni di euro, è stato destinato alla missione «competitività e sviluppo delle imprese». Misure per la quale non sono stati indicati il numero dei beneficiari e gli effetti finanziari pro capite. Un altro buco nero. Ovviamente anche nel 2022 non si è stati con le mani in mano, introducendo altre 21 nuove spese fiscali, con un effetto finanziario pari a -530,9 milioni di euro. Di queste agevolazioni non è indicato il numero dei beneficiari. Lacune di non poco conto. Con la delega fiscale e la revisione delle tax expenditure si spera dunque che questi gap vengano sanati e le spese fiscali riviste, integrandoli in un sistema Irpef più semplice. L’introduzione della flat tax va infatti contestualizzata in questo ambito, in termini di recupero di risorse e semplificazione dell’attuale sistema fiscale. All’aliquota piatta si andranno infatti ad accostare una lista di detrazioni e deduzioni fiscali, riviste e aggiornate, in modo da rispettare la capacità contributiva e la progressività dell’imposizione fiscale. Con l’aggiunta di una maggiore semplificazione del sistema nel suo complesso. Sempre sul fronte della delega fiscale, la commissione Finanze del Senato ha approvato alcuni emendamenti che eliminano il rischio automazione nella procedura di pignoramento dei conti correnti.
Ursula von der Leyen (Ansa)
- L’aumento di temperatura previsto entro il 2100 passa da 4 gradi a 2,3. Von der Leyen dà i numeri: «Grazie alle mie leggi verdi».
- Tovaglieri (Lega)al convegno sull’automotive: «Le rivoluzioni non si impongono».
Lo speciale contiene due articoli.
Nella giornata campale di ieri a Bruxelles non poteva mancare la figura di Ursula von der Leyen. Il presidente della Commissione è comparsa davanti al Parlamento europeo in seduta plenaria per riferire sulla riunione del Consiglio europeo del 23 ottobre scorso. La tedesca ha iniziato il suo discorso dai successi (sic) ottenuti dall’Unione europea sui temi climatici. «Dobbiamo accelerare la transizione pulita, ma anche utilizzarla per stimolare crescita e prosperità. Il lavoro per la decarbonizzazione va di pari passo con il lavoro per la nostra competitività». Sarebbe importante capire come Von der Leyen immagini di tenere insieme decarbonizzazione e competitività, che sinora hanno solo generato un originale ossimoro. Dal disastro del settore automobilistico all’aumento dei costi dell’energia, dai buchi nell’acqua di idrogeno e acciaio verde alle gigafactory immaginarie, per l’industria è tutto un calvario. Ciononostante, Von der Leyen si è poi lanciata in due o tre ardite considerazioni sul successo del modello europeo di fronte alla «sfida» (c’è sempre una sfida) climatica. La più semplice: «Da quando abbiamo introdotto il nostro sistema di scambio di quote di emissione, le emissioni nei settori interessati sono diminuite del 50%, mentre il nostro Pil è cresciuto del 27%».
(IStock)
Svanisce l’accusa di falso ideologico per una professionista di Roma che aveva esentato alcune persone a rischio. Finisce un calvario fatto di incursioni dei Nas e documenti spacciati per falsi. La storia della pandemia viene riscritta poco alla volta.
Niente falso ideologico. Niente reato. Invece piena assoluzione per un medico di base di Roma che nel 2022 aveva firmato l’esenzione al vaccino anti Covid a quattro pazienti. L’ennesima di una serie di sentenze che ormai, una dopo l’altra, stanno riscrivendo la storia della pandemia in Italia e soprattutto della sua malagestione.
Il caso è quello di una dottoressa accusata perché avrebbe avuto l’ardire di esentare dalla vaccinazione alcune sue pazienti. E di aver prodotto certificazioni false. Documenti che il medico aveva firmato perché le pazienti erano portatrici di una serie di fattori di rischio e se vaccinate, avrebbero potuto sviluppare malattie gravi o incorrere in un peggioramento del loro quadro clinico. Come purtroppo è successo a molti pazienti che dopo la vaccinazione hanno visto l’insorgere di danni collaterali gravi e invalidanti.
Christine Lagarde (Ansa)
Nel consueto bollettino, gli economisti della Bce (a guida francese) parlano di una Ue a due velocità trainata dalla crescita del Pil di Macron & C. Non citano la crisi politica più grave degli ultimi 70 anni, deficit fuori controllo, tagli al rating e spread zero con l’Italia.
Qualche settimana fa (inizio ottobre), era balzato agli onori delle cronache un report degli analisti di Berenberg che per la prima volta parlavano di un vero e proprio scambio di ruoli all’interno dell’Ue: «La Francia sembra la nuova Italia». Dietro a quel giudizio tranchant ci passa un’epoca di almeno tre lustri che parte da un altro mese di ottobre, quello del 2011, e dalla risatina tra gli allora leader di Parigi e Berlino, Sarkozy e Merkel. Il sorrisetto beffardo nascondeva un giudizio di inaffidabilità politica ed economica rispetto alla traballante situazione del governo Berlusconi e ai conti pubblici che a detta dei sostenitori dell’austerity dell’epoca, nel Belpaese non rispettavano gli impegni presi.
Jeffrey Epstein (Getty Images)
Pubblicati i primi file. Il trafficante morto misteriosamente in carcere disse: «Sono l’unico in grado di abbattere Trump».
La torbida vicenda che ruota attorno alla controversa figura di Jeffrey Epstein è tornata di prepotenza al centro del dibattito politico americano: nuovi documenti, nuovi retroscena e nuove accuse. Tutte da verificare, ovviamente. Anche perché dal 2019, anno della morte in carcere del miliardario pedofilo, ci sono ancora troppi coni d’ombra in questa orribile storia fatta di abusi, ricatti, prostituzione minorile, silenzi, depistaggi e misteri. A partire proprio dalle oscure circostanze in cui è morto Epstein: per suicidio, secondo la ricostruzione ufficiale, ma con i secondini addormentati e l’assenza delle riprese delle telecamere di sicurezza.






