
A Siena dem usano l'ente per contrastare il Comune e il neo sindaco di centrodestra spariglia le carte.La sinistra a Siena ha chiuso un ciclo. Ha perso il Comune e ha sicuramente pagato il crac Mps e i famosi grovigli armoniosi. Che l'aria sia cambiata una volta per tutte lo si comprende dalla mossa spiazzante del neo sindaco, Luigi De Mossi, sostenuto da una civica e dal centrodestra unito. Ieri ha confermato che chiederà alla Fondazione Mps di costituirsi parte civile contro la banca nel processo in corso a Milano.La scelta è da inserire in un complicato scacchiere che vede il Partito democratico impegnato a mettere i bastoni tra le ruote al nuovo primo cittadino e medita di fare leva appunto sui membri della Fondazione scelti dal sindaco uscente Bruno Valentini e dagli Enti competenti. Questo è uno dei temi che rischia di amplificare lo scontro politico nel capoluogo. De Mossi in campagna elettorale aveva invitato il sindaco uscente a non fare nomine, ma il Pd ha forzato la mano. E ora Valentini, passato all'opposizione, spera di organizzare l'opposizione a De Mossi chiedendo aiuto ai nominati, soprattutto a Carlo Rossi, presidente della Fondazione Mps, a Massimo Bianchi (presidente Asp) e a Roberto Morocchi, nominato dal Comune nel cda dell'università. Un'ipotesi questa, che potrebbe portare le istituzioni dei nominati allo scontro con il sindaco. Si vedrà presto. Anche se nelle prossime settimane il Comune dovrà occuparsi della Giunta, del primo consiglio fissata per il prossimo 12 luglio e del secondo appuntamento del Palio. Nel frattempo, chi conosce bene le dinamiche cittadine, soprattutto quelli della vecchia guardia del Pd, in questi giorni sta lanciando un monito alla sinistra stessa. «Attenzione a non sottovalutare De Mossi come è stato fatto in campagna elettorale e attenzione ad identificarlo con la Lega. Il sindaco si sta attrezzando per consolidare il suo consenso in modo da amministrare a prescindere da chi c'è o ci sarà in futuro al governo nazionale». De Mossi ha ottenuto per arrivare alla vittoria un 27% in più rispetto al 24% del primo turno, ben oltre il 22% dei voti che hanno preso le liste della sua coalizione, con la Lega solo al 9%. Un monito che non sembra interessare lo sconfitto Valentini, il quale sta puntando tutto contro Salvini, mentre dall'interno del suo partito arrivano dichiarazioni contrastanti. E non solo: tra la base del Pd senese ma anche nel gruppo dirigente regionale, sta montando il malessere per la scelta dell'apparentamento con l'altro candidato ex Mps, Pierluigi Piccini. Di cose su cui riflettere la sinistra ne ha molte. D'altronde le due settimane prima del voto erano state movimentate. Si era mosso il Pd romano. Walter Veltroni, padre nobile dei Ds, ha premuto perché il sindaco uscente si apparentasse con Pierluigi Piccini (ex Ds negli anni Duemila, ex sindaco di Siena ed ex manager di Mps) che al primo turno aveva ottenuto più del 20%. L'accordo (anticipato dalla Verità) si era concretizzato a una settimana dal ballottaggio. Peccato che per diventare efficace avrebbe necessitato di una terza gamba. Cioè, dell'appoggio della lista civica guidata da Alessandro Pinciani di area Margherita. A far saltare tutto ci hanno pensato però due big renziani. Stefano Scaramelli, segretario regionale dem, e Luca Lotti, che non necessita di job title, hanno pensato bene di aggiunger il proprio addendum all'accordo di veltroniana impronta. Hanno chiesto che Piccini rientrasse con tutte e due le gambe nel Pd. Risultato almeno 3.000 voti di centro sinistra finiti a De Mossi.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Lega e Fi vogliono l’agevolazione al 12,5% nella legge di Bilancio: una mossa che può portare 2 miliardi. Fdi: imposta di 2 euro sui pacchi extra Ue e bollo da 500 euro per pagamenti consistenti in contanti.
Spunta il taglio della tassa sull’oro. Dal braccialetto della comunione al lingotto acquistato per investimento, il metallo prezioso entra tra la valanga di emendamenti alla legge di Bilancio che il Senato dovrà cominciare a esaminare dalla prossima settimana.
La proposta di Lega e Forza Italia introduce una tassazione agevolata al 12,5% (dal 26% attuale), allineata al prelievo sugli interessi dei titoli di Stato. La misura si rivolge a chi possiede oro per investimento ma non ha la documentazione del prezzo di acquisto e quindi non ha alcun attestato ufficiale che ne certifichi il valore.
L’Ue vuole sovvenzionare l’Ucraina con altri 140 miliardi, ma non sa da dove tirarli fuori. Sul rischioso uso degli asset russi confiscati c’è il muro del Belgio, mentre l’indebitamento della Commissione o degli Stati esporrebbe troppo mercati e bilanci.
«Le esigenze di finanziamento dell’Ucraina non sono solo elevate, ma anche urgenti». Sono state queste le inequivocabili parole del Commissario Ue, Valdis Dombrovskis, in occasione della conferenza stampa di giovedì dopo il Consiglio Ecofin.
Ansa
Il generale Fabio Mini: «Qualsiasi attacco contro la Russia impatta solo sul breve periodo».
Nella roccaforte ucraina del Donetsk, a Pokrovsk, si fa sempre più concreto il rischio che l’esercito di Kiev abbia i giorni contati, nonostante le varie rassicurazioni dei vertici militari ucraini.
A confermare la situazione drammatica sul campo è il generale di corpo d’armata dell’Esercito italiano, Fabio Mini, che ne ha parlato con La Verità. «Zelensky sa benissimo che le unità del suo esercito sono state circondate» ha detto il generale. Non sono state «ancora eliminate» perché i russi «stanno sempre contrattando e trattando per un ritiro, visto che non hanno bisogno di fare prigionieri». Dunque «le sacche sono chiuse», ha proseguito Mini, sottolineando che dalle fonti «dell’intelligence statunitense e inglese» è evidente «che non ci sia più la grande speranza di una vittoria». Quel che resta è la possibilità «di una sconfitta onorevole».
Bruxelles: «Chiediamo tolleranza zero sulla corruzione». Lo scandalo agita pure il governo. Matteo Salvini: «I nostri soldi vanno ai criminali?». Guido Crosetto: «Non giudico per due casi». E Antonio Tajani annuncia altri aiuti.
«Mi sembra che stiano emergendo scandali legati alla corruzione, che coinvolgono il governo ucraino, quindi non vorrei che con i soldi dei lavoratori e dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione»: il leader della Lega, Matteo Salvini, pronuncia queste parole a Napoli a margine di un sopralluogo al porto, a proposito dell’acquisto di ulteriori armamenti dagli Usa da inviare in Ucraina. «La via di soluzione», aggiunge Salvini, «è quella indicata dal Santo Padre e da Trump, ovvero dialogo, mettere intorno a un tavolo Zelensky e Putin e far tacere le armi. Non penso che l’invio di altre armi risolverà il problema e mi sembra che quello che sta accadendo nelle ultime ore, con l’avanzata delle truppe russe, ci dica che è interesse di tutti, in primis dell’Ucraina, fermare la guerra. Pensare che mandare armi significa che l’Ucraina possa riconquistare i terreni perduti è ingenuo quantomeno».




