2020-11-08
De Luca chiede bonus e congedi parentali. Sulle zone siamo già ai ricatti incrociati
La Campania pretende i benefici delle Regioni rosse. Nino Spirlì vuole la testa di Roberto Speranza. Ma Francesco Boccia esulta: «Clima positivo».Ci sono gli incontentabili che, come da proverbio, vorrebbero contemporaneamente sia la botte piena che la moglie ubriaca. E poi, ancora più su nella scala delle pretese, c'è l'ormai leggendario Vincenzo De Luca, governatore campano, a cui non bastano nemmeno botte piena e moglie ubriaca, ma che magari vorrebbe pure avere a disposizione ancora tutta l'uva ben intatta nella vigna. Come si ricorderà, per intere settimane (prendendosela con tutto e tutti, da Cr7 ad Halloween, da Andrea Agnelli ai mitici «cinghialoni»), De Luca, metaforicamente armato di lanciafiamme, aveva descritto una situazione al collasso. Dopo di che, magicamente, la Campania è tuttavia rimasta zona gialla, nella tripartizione semaforica decisa dal governo, lasciando nello sconcerto - per ragioni opposte - sia il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, oggetto degli strali del governatore semplicemente per aver ricordato proprio le dichiarazioni fiammeggianti di De Luca, sia una schiera di altri governatori, titolari di situazioni sanitarie da loro ritenute meno gravi rispetto alla Campania, eppure inseriti in zona arancione o addirittura rossa. Tutto ciò, come La Verità scrive da giorni, solleva forti dubbi sulla presunta automaticità dei 21 indicatori stilati dal governo, rispetto alla classificazione delle regioni. E apre scenari assai diversi: quelli di una valutazione molto discrezionale, legata o a considerazioni politiche (con regioni più o meno arbitrariamente premiate o punite) o (come nel caso della Campania) a insistenti illazioni sul peso di preoccupazioni di ordine pubblico alla base dell'assegnazione del colore giallo. Ma De Luca non si accontenta e cerca il jolly. Ieri è tornato all'assalto per chiedere al governo la concessione dei congedi parentali e dei bonus baby sitter per i genitori chiamati a stare a casa a motivo della chiusura delle scuole. Ma da Roma è venuto per ora un secco no: quel beneficio sarà riservato ai genitori delle zone rosse (Calabria, Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia), cioè delle regioni in cui la didattica a distanza è stata decisa pure per le scuole medie (escluse le prime). Al contrario, per la Campania, in quanto zona gialla, è possibile la didattica in presenza, eccezion fatta per le superiori. Il guaio è che però De Luca, nelle scorse settimane, si era portato avanti con le misure restrittive nella sua regione, chiudendo le scuole fino a metà novembre. Morale: il governatore con una mano si tiene lo status di zona gialla, e con l'altra reclama misure previste per quelle rosse. E, forse anche per far dimenticare la recente gaffe sul «latte al plutonio», ora De Luca fa il paladino delle mamme: quella del governo, fa sapere, «sembra una posizione francamente inaccettabile, iniqua, priva di ragionevolezza e perfino offensiva nei confronti di tante mamme. Ma si può costringere una mamma a portare i bimbi a scuola in condizioni di mancata sicurezza sanitaria, per mancanza di tutela economica?».Il governatore insiste sulla sua proposta: assicurare congedi parentali con il massimo di tutela economica per le madri lavoratrici dipendenti e i bonus baby sitter per le madri lavoratrici autonome. E De Luca, avendo compreso che per il momento il governo gli dirà di no, prova a bussare alle porte del Parlamento, chiedendo un impegno «a tutte le forze politiche perché a livello parlamentare sia corretta rapidamente questa impostazione completamente sbagliata». Ora, al di là del merito della vicenda, è evidente che vertenze come questa negano in radice l'automaticità di qualunque decisione. Siamo - com'era e com'è ovvio - dentro un negoziato politico, con richieste, concessioni, dinieghi propri di una trattativa che non è in alcun modo possibile camuffare dietro parametri automatici e indiscutibili, cioè dietro il paravento usato dal governo per nascondersi e occultare la responsabilità (e la valenza politicissima) delle scelte che di volta in volta compie. Intanto, ovunque ci si giri, regna il caos dopo l'ultimo dpcm. La Calabria, oltre a impugnarlo, ne aveva cautelativamente chiesto la sospensione, e questa richiesta è stata respinta dal Tar del Lazio. Tuttavia, non si placa il contenzioso tra la Calabria e Roma: nell'ultima conferenza Stato-Regioni, il presidente regionale facente funzioni Nino Spirlì avrebbe sollecitato le dimissioni del ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo il caso del commissario per il piano di rientro, Saverio Cotticelli. Secondo Francesco Boccia, comunque, la conferenza Stato-Regioni (alla quale hanno partecipato anche i ministri Roberto Gualtieri e Paola De Micheli e il commissario Domenico Arcuri) è andata bene: «Sono giornate difficili per tutti, anche oggi è prevalso il senso di responsabilità istituzionale». Di «confronto positivo e costruttivo» sui ristori ha parlato anche Stefano Bonaccini: «Ora però è importante che le decisioni assunte siano correlate a una velocità nelle erogazioni. Le Regioni hanno comunque assicurato la loro collaborazione per fare in modo che l'elenco dei codici Ateco sia il più completo possibile. Positivo l'impegno assunto dal ministro De Micheli per l'aumento delle risorse per il trasporto pubblico locale».Ma è evidente che nuove tensioni siano inevitabilmente destinate a materializzarsi: la posta in gioco è altissima, i danni per le imprese oggetto delle ulteriori restrizioni sono devastanti, e il governo si illude di potersi sottrarre a un pubblico e trasparente scrutinio delle sue responsabilità.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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