2025-11-13
Usano falsi di Falcone e Borsellino pur di affondare la riforma Nordio
Gratteri da Floris legge un’intervista a «Repubblica» in cui il giudice morto a Capaci va contro la separazione delle carriere ma è un fake da social. E anche il collega non si è opposto: anzi, a «Samarcanda» l’ha sostenuta.Apprendiamo con soddisfazione che non è necessario avere la stagnola in testa per abboccare all’amo delle notizie false. Da qualche anno sentiamo provenire da sinistra, con estenuante regolarità, accorati allarmi sulla diffusione delle fake news. Gli italiani, secondo i cari progressisti, sarebbero vittime delle bufale diffuse dalla propaganda russa, israeliana, palestinese e via dicendo. Sarebbero, inoltre, estremamente permeabili all’influenza nefasta di presunti nemici della scienza, malfattori sempre pronti a inquinare le acque con clamorose bugie su vaccini e simili. Motivo per cui, ormai da parecchio, siamo costretti a subire le indebite ingerenze di fact checkers e altri autoeletti difensori del vero e del bello.Ora si scopre, però, che, nonostante l’elevata e quasi psicotica attenzione alle falsità online, anche la sinistra cade con inquietante facilità nel tranello della paccottiglia informativa.Nel giro di pochi giorni, l’infiammato dibattito sulla riforma della giustizia e sul referendum che la riguarda è stato avvelenato da due abbastanza clamorose falsità, proferite non da membri dell’intelligence russo o di altri servizi segreti né da pericolosi agitatori no vax. Anzi, una di queste, decisamente clamorosa, è stata pubblicamente illustrata da un uomo di legge autorevole quale Nicola Gratteri. Partecipando l’altra sera a DiMartedì su La7, il magistrato - contrario alla separazione delle carriere come i più visibili esponenti della sua categoria - ha citato, leggendola dallo smartphone, una intervista rilasciata da, niente meno, Giovanni Falcone. In questa conversazione con un cronista, che sarebbe stata pubblicata da Repubblica all’inizio degli anni Novanta. Falcone parlava della separazione come di un tentativo di controllare l’azione della magistratura. Questo, nello specifico, il ragionamento evocato da Gratteri: «Una separazione delle carriere può andare bene se resta garantita l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero ma temo che si voglia, attraverso questa separazione, subordinare la magistratura inquirente all’esecutivo. Questo è inaccettabile».È senz’altro comprensibile che i fautori del «No» al referendum utilizzino frasi di Falcone per sostenere la propria causa. Dopotutto, si tratta del più grande e inattaccabile mito della giustizia italiana di ogni tempo, un eroe morto per servire la patria e la legalità. Se una posizione politica è in qualche modo corroborata dalle parole di Falcone, diventa in un lampo infinitamente più credibile e condivisibile. Peccato che, a quanto risulta, Falcone non abbia mai rilasciato l’intervista citata da Gratteri. Già: quella conversazione con Repubblica, benché ampiamente ribattuta sulla rete e ripresa da blogger e commentatori online, semplicemente non esiste. Non è mai stata stampata e, con tutta probabilità, non è nemmeno mai stato realizzata. Si tratta, insomma, di una clamorosa fake news che, però, continua a circolare da tempo, viene ripresa da giornali e politici e persino da magistrati.Non è peraltro l’unica: Il Foglio e Il Dubbio hanno dimostrato che pure alcune frasi di Paolo Borsellino richiamate a ripetizione dagli oppositori della riforma della giustizia sono false.Borsellino non è mai intervenuto a Samarcanda di Michele Santoro per opporsi alla separazione delle carriere come continuano a riportare commentatori online e qualche giornale. Quanto a Falcone, rilasciò in effetti una intervista a Repubblica affrontando il tema, ma dicendo l’esatto contrario di ciò che gli si attribuisce. Nel 1991, a Mario Pirani, dichiarò: «Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il pm sotto il controllo dell’esecutivo. È veramente singolare che si voglia confondere la differenziazione dei ruoli e la specializzazione del pm con questioni istituzionali totalmente distinte. Gli esiti dei processi, a cominciare da quelli di mafia, celebrati col nuovo rito, senza una riforma dell’ordinamento, sono peraltro sotto gli occhi di tutti».Può capitare a tutti, come no, di incappare in una polpetta avvelenata o in una notizia che sembra verosimile ma non è vera. Certo, è un po’ curioso che fior di colleghi e conduttori televisivi abbiano consentito che la bufala venisse reiterata a ripetizione senza premurarsi di andare a verificarla.Eppure, di solito, quando si tratta di smontare questa dichiarazione di Roberto Vannacci o quella uscita di Giorgia Meloni, nulla sfugge al radar dei segugi dell’informazione. In questo caso, più ancora che lo scivolone del magistrato - il quale, dopo tutto, non è un cronista, anche se dovrebbe saper verificare le fonti - è grave la disattenzione del club giornalistico.Tocca, allora, constatare che siamo alle solite: non tutte le balle riescono col buco e non tutte le fake news sono uguali. Se si parla di vaccini, armi, guerre, immigrazione o minoranze, nulla sfugge al vaglio della grande stampa e dei potenti talk show. Se, invece, le castronerie arrivano da amici o possono tornare utili alla causa, si soprassiede con leggerezza e volentieri. Alla fine, la pena sta nella colpa e la falsa notizia ha avuto un effetto positivo: ora tutti sanno che cosa pensasse davvero Falcone sulla separazione delle carriere. E se lo diceva lui, il mito incrollabile della giustizia, forse c’è perfino da dargli ragione.
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Il fenomeno della radicalizzazione tra adolescenti e giovani adulti in Europa sta conoscendo un’espansione allarmante, come dimostrano le più recenti indagini e operazioni di polizia. Ma in che modo i predicatori dell’odio riescono a trascinare ragazzi e ragazze all’interno della loro spirale di fanatismo e distruzione? Ne abbiamo parlato con Elisa Garfagna, esperta che analizza da anni le dinamiche della radicalizzazione online e il ruolo dei social network nella diffusione di messaggi estremisti.
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