2021-04-02
        «Dar vita al Rinascimento europeo». Salvini fa gruppo con Orbán e Polonia
    
 
        Viktor Orbàn e Matteo Salvini (Ansa)
    
Il leader leghista a Budapest incontra il premier ungherese e il primo ministro Mateusz Morawiecki. «Ci poniamo come alternativa alla sinistra europea che mette in discussione le nostre radici». Coinvolgendo nuovi partiti.«Ruberei alla Costituzione americana il diritto alla felicità: parlarne oggi è un dovere per avere speranza. Stiamo qui per costruire qualcosa di più bello e più giusto. Questa è una giornata storica»: Matteo Salvini cita la dichiarazione di indipendenza americana per sintetizzare lo spirito con il quale, insieme al primo ministro dell'Ungheria Viktor Orbán e al primo ministro della Polonia, Mateusz Morawiecki, ieri a Budapest ha posto le basi di quello che i tre esponenti della destra continentale definiscono «un nuovo rinascimento europeo». Che si vada verso la formazione di un nuovo gruppo al parlamento europeo appare cristallino: «Non siamo qui per smontare o attaccare», argomenta Salvini nella conferenza stampa che segue il trilaterale, «ma per costruire cose più longeve e durature rispetto a quello che c'è». Quello che c'è sono i due gruppi nei quali è divisa al momento la destra all'europarlamento: Identità e democrazia, del quale fa parte la Lega, insieme tra gli altri al Rassemblement national di Marine Le Pen, e i Conservatori e riformisti europei (Ecr), formazione presieduta da Giorgia Meloni, alla quale, oltre a Fratelli d'Italia, appartiene tra gli altri anche che vede come componente più importante il partito polacco Diritto e giustizia, quello di Morawiecki. Di una nuova formazione europea di destra nazionalista si parla da quando Fidesz, il partito di Orbán, è entrato in conflitto con le componenti più di sinistra del Partito popolare europeo, conflitto culminato prima con la sospensione della forza politica ungherese e poi, lo scorso 3 marzo, con l'addio del premier ungherese al Ppe.Le parole di Salvini lasciano poco spazio ai dubbi: «Sull'atlantismo», sottolinea il leader del Carroccio, «sulla difesa delle libertà e i diritti non c'è dubbio alcuno: abbiamo ragionato su un percorso che inizia oggi e andrà avanti in diverse tappe, in diverse capitali europee, allargando il gruppo, coinvolgendo nuovi partiti, governi e famiglie. Ci poniamo come alternativa alla sinistra europea che mette in discussione le radici dell'Europa e per questo non ci poniamo limiti. Non ci accontentiamo di essere terzi, quarti o secondi, l'obiettivo è essere primi in Europa. È stata una intensa giornata di lavoro», argomenta Salvini, visibilmente soddisfatto, così come Orbán e Morawiecki, «mettendo al centro l'Europa, il Rinascimento europeo dopo il Covid, un nuovo modello di salute, lavoro, bellezza sicurezza, agricoltura, valori comuni cristiani, identità e futuro. Stiamo lavorando per un percorso», evidenzia Salvini, «che metta al centro i cittadini e non solo la finanza, la burocrazia e i fallimenti di Bruxelles».Altro che ingresso della Lega in un Ppe totalmente appiattito sui burosauri di Bruxelles: i tre leader hanno in mente un progetto di ben più ampio respiro. Del resto, l'incontro è andato a meraviglia: Orbán, Morawiecki e Salvini hanno discusso di piano vaccinale, della necessità di un vero e proprio Rinascimento europeo per superare l'emergenza sanitaria ed economica. Pieno accordo, tra i tre leader politici, su una nuova idea di Europa, fondata su temi concreti a partire dalle radici comuni, dalla salute, dal lavoro, dalla sicurezza e dal rinnovamento.La lotta all'immigrazione senza freni è uno dei punti sui quali i tre leader si trovano su posizioni identiche: «Non è un segreto», sottolinea Orbán, «che chiamiamo Matteo Salvini nostro eroe perché quando qualcuno diceva che era impossibile fermare l'immigrazione clandestina, da ministro ha saputo farlo. Siamo grati per quello che ha fatto Salvini. Vogliamo il Rinascimento europeo. Non c'è alcun tema su cui siamo in disaccordo. La nostra posizione sull'Europa», aggiunge Orban, «è questa: ci sono milioni di cittadini senza rappresentanza politica, avendo il Ppe scelto di schierarsi facendo cooperazione con la sinistra. L'incontro di oggi è la prima tappa di un lungo viaggio. Raccoglieremo le forze a favore della libertà».«Vogliamo rappresentare il popolo», sottolinea Morawiecki, «non le élite di Bruxelles. L'Europa immaginata da Polonia, Ungheria e Italia insegue la normalità, la pace, e rispetta il punto di vista cristiano, e pro familia. Apprezzo l'immagine evocata da Salvini di un Rinascimento europeo. Siamo a difesa di valori tradizionali europei», aggiunge il premier polacco, «che oggi vengono attaccati da fuori ma anche da dentro l'Europa». «Il dialogo tra forze critiche con il mainstream di Bruxelles», fanno sapere fonti di Fratelli d'Italia, «è sempre un fattore positivo. È il lavoro quotidiano che fa il gruppo Ecr la cui continuità non è ovviamente stata messa in discussione dall'incontro di Budapest».
        Palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del Consiglio europeo (Ansa)
    
        Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
    
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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