2024-01-07
«Multe e scontri, stop al limite dei 30 orari»
Nel riquadro Mauro Sorbi (IStock)
Il presidente dell’Osservatorio per la sicurezza stradale Mauro Sorbi: «Bologna ha viali ampi e scorrevoli, le nuove regole danneggeranno i taxi e imporranno cambi alle fermate dei bus. Più rischi per gli anziani al volante, spesso non hanno sistemi di controllo della velocità».Mauro Sorbi è una persona pacata e cordiale, ma da qualche mese a Bologna sta accendendo discussioni roventi. È presidente dell’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale dell’Emilia Romagna e in questa veste ha espresso plurime perplessità su un progetto che diventerà operativo a gennaio nel capoluogo emiliano. Parliamo di Città30, un piano per imporre stringenti limiti alla velocità sulla quasi totalità del territorio cittadino. Potremmo considerare Bologna una sorta di avanguardia: molte altre città la seguiranno o si stanno già attrezzando per seguirla, sulla base di spinte che arrivano dalle istituzioni europee e più in generale dal versante progressista, che immagina di creare in questo modo città più sicure ed ecologiche. Evitando però accuratamente di considerare i problemi che la nuova utopia lenta contribuirà a creare. Qual è il problema principale secondo lei nell’adottare il limite di 30 chilometri orari in città come Bologna?«Vorrei partire da un discorso fatto nelle assemblee alle quali ho partecipato come presidente dell’Osservatorio. Suggerii all’amministrazione, che legittimamente persegue i suoi obiettivi, di considerare la viabilità, che già è abbastanza complessa, e il problema aggiuntivo delle opere stradali. Queste decisioni non coinvolgono solo il traffico privato, ma anche il trasporto pubblico locale: autobus e linee suburbane».Immagino che si debba considerare anche il tipo di veicoli che circolano. «Certo. In questo caso ci sono 116.000 patenti di persone dai 75 anni in su e 126.000 auto che vanno dall’euro 0 all’euro 4. E non tutti hanno veicoli adatti a rispettare il limite dei 30 all’ora. Non tutti ad esempio hanno il cruise control». Quindi molte persone potrebbero avere difficoltà a rispettare questa limitazione?«Sì, anche a livello psicologico. Le fermate degli autobus saranno ridotte, e già oggi ci sono ritardi e alcune soppressioni. Già oggi chi deve accompagnare i bambini a scuola e chi deve lavorare con l’auto subisce dei disagi». Sta dicendo che per fare andare tutti a 30 all’ora bisognerebbe cambiare completamente gli orari dei mezzi pubblici e in generale la viabilità?«Certamente. È chiaro che saranno da rivedere tutte le fermate dei mezzi, e si porrà il problema dei taxisti, che saranno anche loro obbligati a circolare a 30 all’ora».Infatti ci sono state critiche da parte dei tassisti non solo a Bologna ma anche in altre città in cui si è iniziato a parlare di progetti simili. Per altro in molte città i tassisti affermano di avere una velocità media ben al di sotto dei 30 all’ora. «La velocità commerciale, almeno a Bologna, varia dai 17 ai 22 km/ora. Altrove è più bassa. Bologna è una città medievale, quindi ha questi viali di circonvallazione che sono molto ampi e si può andare più veloci». Però anche strade interne più strette.«E qui dobbiamo introdurre un altro discorso, che tocca un provvedimento voluto qualche anno fa dal ministro Giovannini. Egli ha dato l’input ai Comuni per istituire aree con restrizioni al traffico, dove la velocità viene limitata attraverso l’implementazione di soluzioni che prevedono, in pratica, che le auto debbano procedere in fila l'una dietro l’altra. Ad esempio attraverso le corsie ciclabili».Si spieghi meglio.«Una volta la pista ciclabile era concepita come un percorso protetto, delimitato da una specie di muretto, che garantiva al ciclista una maggiore sensazione di sicurezza. Successivamente è stata data la libertà a livello comunale di eliminare questa sorta di protezione, sia attraverso il decreto legge del 2021 sia mediante una legge sulla mobilità sostenibile dello stesso Giovannini e mai corretta da governi successivi. Attualmente, molti Comuni in Italia, tra cui Bologna, hanno apportato correzioni alle carreggiate precedentemente riservate alle auto, sostituendole con piste ciclabili e introducendo contemporaneamente restrizioni alla larghezza della carreggiata. Di conseguenza, la popolazione si deve abituare a procedere praticamente in fila indiana, con un conseguente restringimento forzoso della velocità».Lei di fatto sta dicendo che con tutte queste restrizioni già si va a molto meno dei 30 all’ora in tante città.«È questo che ha creato l’acrimonia tra utenti della strada, cioè tra ciclisti e automobilisti, non si è fatto che creare quella preoccupazione e quell’aggressività che vediamo in giro. Molte sono le liti stradali che accadono già oggi, ma questa faccenda delle restrizioni ha creato un clima che noi ci siamo permessi, come Osservatorio, di fare presente. Abbiamo proposto, invece di iniziare a sanzionare da gennaio, di introdurre le misure con più gradualità».Ma se già adesso si circola persino più piano, che senso ha tutta questa faccenda della città a 30 all’ora? «Io sono un volontario della Regione, e sono contento di contribuire in qualche modo, poi ciascun ente locale agisce come crede. Avremo tra poco Modena, Parma e anche altre città che cercheranno di raggiungere questo obiettivo. Insomma, io non voglio criticare i 30 all’ora, voglio solo dire che ci si deve arrivare un poco alla volta, coinvolgendo prima le persone, onde evitare problemi».Parlava prima del cruise control. Di che si tratta?«Non tutte le auto lo hanno. Abbiamo fatto prove, e abbiamo visto che chi non ha il controllo automatico (e sono veramente pochi che lo sanno usare) è costretto a passare continuamente con lo sguardo dalla strada al cruscotto, quindi non è il massimo della sicurezza stradale». Introduco un altro problema: un sacco di gente prenderà multe, con i nuovi limiti.«Vero. Inoltre sta arrivando il nuovo codice della strada, che dice una cosa: se tu per due volte superi di 10 chilometri orari la velocità concessa dalla cartellonistica, ci sono 1.586 euro di multa e la mini-sospensione della patente per 15 giorni. Se io fisso il limite ai 30, lei ai 41 è già in multa. Per quanto riguarda Bologna ci siamo preoccupati di suggerire di aspettare, ma abbiamo ricevuto un rifiuto da parte della giunta, composta da vari personaggi legati ad associazioni di categoria, fedelissimi alla bicicletta. Io sono favorevolissimo alla bici, intendiamoci, ma i cambiamenti vanno introdotti con prudenza». Il fatto è che ci sono molte pressioni per la creazione delle città a 30 orari, spesso dettata dalla ideologia. «C’è una spinta europea, che però aveva dei caratteri ben chiari. Parlava di zone in cui ci sono ospedali e ambulatori o dove ci sono molti che vanno in bicicletta. Qui si è andati un po’ oltre le direttive europee. Perché una cosa è fare la città 30 a Olbia - che ha 67.000 abitanti, come un quartiere di Bologna - una cosa è farla in una Bologna che chiamiamo città metropolitana. A volte sento paragoni con Parigi e Bruxelles che mi fanno un po’ ridere. Siete stati a Parigi? Lì la metropolitana passa ogni due o tre minuti. Senza offendere nessuno, il nostro trasporto pubblico è leggermente diverso da quello di Parigi, Bruxelles o altre città europee...».