2025-01-20
Dall’India una miniera di vitamina C
Simile a un acino d’uva o a una piccola susina gialla, l’amla è un frutto sacro per l’induismo. Qui da noi è disponibile soprattutto in polvere o in capsule ed è molto apprezzata per le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Ma è anche un toccasana per la salute cardiovascolare e rallenta il processo di invecchiamento.Si chiama amla ed è una pianta che, soprattutto in questo periodo di grande freddo, può tornare utile. Gli altri nomi con i quali è conosciuta sono emblica e uva spina indiana, ma il nome più gettonato è amla che deriva dal sanscrito amalaki. Invece il suo nome botanico è Phyllanthus emblica. Sotto il nome angiosperme (una divisione di piante delle spermatofite) si raggruppano piante, arbusti e alberi i cui semi sono protetti da un frutto e l’amla appartiene a questa divisione, poi all’ordine delle (in latino) Malpighiales, famiglia Phyllanthaceae, genere Phyllanthus, specie, appunto, emblica. L’albero di amla può essere piccolino e anche quando cresce non è mai un colosso: va da un minimo di un metro a un massimo di otto. Presenta fiorellini di colore giallo-verde e un fruttino verde chiaro che per forma e colore ricorda un acino di uva oppure una susina gialla e piccola. In più, ha delle striature biancastre longitudinali. L’amla produce frutti in autunno e la raccolta, manuale, è molto impegnativa: i contadini, infatti, si arrampicano sui rami e raccolgono i preziosi piccoli frutti. Si può dire che valga, in questo caso, il principio per cui sono irte di difficoltà le strade che conducono a ciò che vale: l’amla infatti è un po’ amara, un po’ aspra e anche astringente. Dicevamo dei contadini: sono indiani, poiché l’amla è tipica dell’Asia meridionale, quindi India. La pianta, in quei luoghi così lontani dai nostri, ha una grande valenza alimentare, ma anche religiosa. Nella religione induista, infatti, il frutto dell’amla è sacro per tutta la Trimurti, la triade suprema indù composta Brahma, Vishnu e Shiva: leggenda narra che la moglie di Vishnu, Lakshmi, confessò di voler adorare Shiva e la consorte di Shiva, Parvati, di voler adorare Vishnu. Le lacrime delle due donne caddero a terra e divennero alberi di amla. L’amla è una pianta fondamentale nella medicina ayurvedica.L’amla si usa sia per via orale, sia per applicazione locale, in particolar modo, come vedremo, sui capelli. Trovare i chicchi di amla freschi è davvero molto difficile in Italia e in generale in Europa. Tuttavia, sopperisce a questa irreperibilità nella forma fresca una grande diffusione di amla in polvere, anche racchiusa in capsule da ingerire. Sempre più conosciuto, poi, diventa l’olio di amla per i capelli e in generale capita di rintracciare l’amla come ingrediente caratterizzante creme di bellezza per lo più in ambito ecobiocosmetico. Per queste sue funzioni, l’amla ha avuto nel nostro Occidente un’epifania da superfood, al pari di bacche di Goji, semi di chia e altra varia chincaglieria alimentare esotica, come potrebbe dire un sovranista diffidente. Che non avrebbe tutti i torti. Come spiega l’Istituto superiore di sanità, col termine inglese «superfood», che tradotto significa «super cibi», ci si riferisce ad alimenti che contengono sostanze nutritive particolarmente benefiche per la salute. La definizione di superfood è commerciale ed è uno slogan pubblicitario che ha un importante effetto di marketing e che spesso per questa ragione è cavalcato da chi commercia quei prodotti. Il termine superfood infatti non ha mai ricevuto una definizione ufficiale da parte di istituzioni internazionali che si occupano di qualità e di sicurezza degli alimenti come la Food and Drug Administration (Fda), negli Stati Uniti, e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), in Europa. Per questo motivo, dal 2007, pensate, l’Unione europea ha vietato di apporre sulle confezioni sia tale denominazione, sia indicazioni su eventuali effetti benefici o addirittura terapeutici per la salute (health claims), a meno di non avere solide evidenze scientifiche in grado di provarli. Ad oggi, quindi, il termine «superfood» sembra appartenere molto più al mondo della pubblicità piuttosto che a quello della scienza. La scienza ha dimostrato che molti componenti degli alimenti e delle bevande sono particolarmente benefici per la salute. Tuttavia, etichettare alcuni alimenti come super è un errore perché trasmette l’idea che gli altri alimenti della dieta quotidiana non possano essere allo stesso modo salutari e in grado di fornire nutrienti identici o simili a quelli presenti nei «superfood». Al contrario, oltre ad essere altrettanto ricchi di sostanze nutritive, gli alimenti che consumiamo con una dieta varia ed equilibrata hanno il vantaggio di essere economici e facilmente disponibili. Tutto il cibo a giuste dosi fa bene alla nostra salute e nel ricorso al superfood di provenienza estera che magari percorre migliaia di migliaia di chilometri bisogna anche riflettere sull’impatto ecologico. E, non di meno, sull’impatto sul nostro portafogli. Per questa ragione è utile conoscere cosa siano davvero questi cibi chiamati superfood, per valutare, di volta in volta, tirando tutte le somme che si devono tirare, se vale la pena usarli oppure no. Quali sono, allora, le caratteristiche dell’amla? L’amla è considerata antiossidante e antinfiammatoria in virtù del suo contenuto di vitamina C e dei tannini di cui è ricca, ellagotannini come l’emblicanina A (37%), l’emblicanina B (33%), la punigluconina (12%) e la pedunculagina (14%). Può quindi aiutare in caso di tosse, avendo effetto antitussivo, e di generale raffreddamento stagionale, per dare una sferzata di energia al sistema immunitario. Vi potrà capitare di trovare in vendita la cosiddetta tisana ayurvedica di amla, indicata per rafforzare le difese immunitarie in caso di infreddature, influenze e vari malanni di stagione: la tisana è un complesso di più erbe, in questo caso all’amla si accompagnano tulsi, cannella, amla, chiodi di garofano. L’amla è utile anche a contrastare genericamente anche un’infiammazione di tipo diverso da quella delle vie respiratorie, per esempio al tratto gastrointestinale, per il quale è considerata digestiva, antiulcera e citoprotettiva (cioè protegge la mucosa). Sono i tannini a conferire all’amla sapore amaro, ecco perché si consuma spesso in capsule piuttosto che in polvere. Sebbene la polvere sia utile per aggiungerne anche solo un cucchiaino a frullati e ricette varie oppure ci si può preparare un bell’infuso. Sempre per i precedenti contenuti, l’amla è considerata anche un epatoprotettivo e un depurativo, adatta quindi anche ai cambi di stagione. In virtù delle sue proprietà antiossidanti, l’amla è considerata anche un aiuto per la salute cardiovascolare agendo contro i grassi del sangue: abbassa i lipidi totali, le lipoproteine e i trigliceridi. Grazie alla sua abbondanza di vitamina C, l’amla ha un’azione antiossidante molto potente. Questo significa che aiuta a proteggere le cellule del nostro organismo dall’azione dei radicali liberi, molecole instabili che possono causare danni cellulari e accelerare il processo di invecchiamento.Poi è ricca di fibre, perciò è considerata di aiuto per una buona nutrizione, per una buona digestione e per un corretto transito intestinale. L’amla presenta anche controindicazioni: proprio per il suo alto contenuto di vitamina C si deve fare attenzione a non esagerare nell’assunzione perché un eccesso di vitamina C potrebbe aumentare l’acidità gastrica e causare crampi. Non prendete mai per conto vostro integratori, chiedete sempre ad un medico, magari esperto di integratori erboristici. Una curiosità: non confondete l’amla pianta con l’AMLA acronimo di Anti Money Laundering Authority, autorità europea per la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.