2018-05-29
Dalla Libia alla partita sui migranti. L’Italia ai tavoli con il governo zoppo
Nei prossimi mesi, il nostro Paese parteciperà a vertici decisivi con un esecutivo che risponde solo a sé stesso Intanto continuano gli sbarchi. E a Cinisello Balsamo fermato un egiziano armato che gridava «Allah akbar».Ritirato il bando per le aziende di soli rifugiati. L'inchiesta della Verità convince i politici locali: «C'è stato un errore tecnico...».Lo speciale contiene due articoliNelle prossime settimane, l'Italia andrà incontro ad appuntamenti decisivi per il suo futuro. Ma il nostro Paese si presenta ai tavoli che contano con un governo zoppo, probabilmente incapace di ottenere la fiducia del Parlamento e, nella migliore delle ipotesi, vincolato a un orizzonte temporale che non oltrepasserebbe l'inizio del 2019.Il primo nodo è il vertice previsto oggi a Parigi, cui prenderanno parte i due leader di Tripolitania e Cirenaica, il premier Fayez Al Serraj e il generale Khalifa Haftar, oltre al presidente del parlamento di Tobruk, Aqila Saleh e a Khalid Al Meshri, presidente dell'Alto consiglio di Stato, un organo con funzioni consultive. Non è difficile comprendere che l'obiettivo del presidente francese Emmanuel Macron, a parte convincere le parti in causa a fissare la data delle elezioni democratiche, sia quello di accreditarsi come unico arbitro nello scenario libico. Un teatro che si sta rivelando sempre più incandescente: pochi giorni fa, era circolata la notizia che alcune milizie avessero cinto d'assedio gli uffici presidenziali a Tripoli, voce in seguito smentita da Serraj, ma che rende l'idea del clima teso che si respira in Libia. Per conto della Farnesina, al summit parigino dovrebbe prendere parte l'ambasciatrice Teresa Castaldi, ma non il segretario generale del ministero degli Esteri. La presenza italiana assume dunque un valore quasi esclusivamente simbolico. Così, dopo aver scompaginato l'equilibrio che l'Italia aveva costruito in quell'area del Nord Africa, sostanzialmente appigliandosi al regime di Muhammar Gheddafi, la Francia si appresta a soffiarci da sotto il naso il controllo della Libia postbellica. E minaccia di tagliarci fuori sia dagli approvvigionamenti energetici che dalle trattative sulla gestione dei flussi migratori.È proprio sull'immigrazione che si potrebbe consumare un altro smacco geopolitico per Roma. Il 28 e il 29 giugno, a Bruxelles, si terrà il nuovo vertice del Consiglio europeo, durante il quale, tra le varie cose, verranno ridiscussi gli obblighi imposti dal Trattato di Dublino. Con il fronte di Visegrad compattamente schierato contro il mantra dell'accoglienza e il resto d'Europa pronto a fare spallucce, lasciando all'Italia l'onere di esaminare le richieste d'asilo e la detenzione temporanea dei migranti, il nostro Paese potrebbe perdere un'occasione importante per costringere l'Unione europea ad alleggerire il peso finora sopportato quasi esclusivamente dalle nostre regioni meridionali. Un'eventualità i cui effetti nefasti sono destinati a moltiplicarsi durante l'estate.In effetti, già questo weekend l'invasione è ricominciata, sebbene la circostanza sia passata sotto traccia, assorbita dalle cronache politiche. In quarantotto ore sono sbarcate circa duemila persone, di cui 721 nel porto di Augusta in Sicilia e 461 salvate dalla nave della Ong Sea Watch 3, che non ha perso occasione per criticare l'operato della Guardia costiera libica. Le partenze sono state incoraggiate dal clima favorevole e dal mare calmo; ed è probabile che la meteorologia imprima un ulteriore impulso alle migrazioni nel corso della stagione estiva.Con un esecutivo in carica solo per gli affari correnti e comunque delegittimato agli occhi dell'opinione pubblica, l'Italia si annuncia spettatrice passiva dei negoziati con l'Europa. Non è chiaro in che modo possa muoversi il Presidente del Consiglio incaricato, Carlo Cottarelli, visto che, come spiega Lorenzo Castellani della Luiss, l'articolo 4 comma 1 della legge n. 234/2012 prescrive al premier di «tenere conto degli indirizzi del Parlamento prima dello svolgimento del Consiglio europeo». Si dovrebbe allora consumare il paradosso di un primo ministro nominato per rassicurare i mercati e la Ue, il quale però si rende portavoce delle istanze di una maggioranza apertamente in disaccordo con le politiche migratorie imposte da Bruxelles. Il fronte della politica estera si sta sbriciolando sotto i colpi delle furbate di Macron e dell'imminente due di picche alla riunione dei capi di Stato europei. A questo si aggiungono il G7 dell'8 e 9 giugno in Canada, in cui si parlerà della questione dazi e la sfida del vertice Nato nella capitale belga, l'11 e 12 luglio prossimi. Un altro frangente in cui sarà imprescindibile esprimere una linea politica, poiché all'ordine del giorno ci saranno i temi del rapporto con la Russia e dell'accordo sul nucleare con l'Iran. Con chi si schiererà palazzo Chigi? Potrà confermare la posizione di ostilità a Mosca e vicinanza a Teheran sposata dall'Alto rappresentante Federica Mogherini, senza accogliere i suggerimenti dei partiti di maggioranza, almeno sul problema delle sanzioni antirusse? Nel frattempo, pure la situazione interna inizia a sfuggire di mano. Lo dimostra il caso del trentasettenne egiziano fermato dalla polizia a Cinisello Balsamo domenica sera, dopo che aveva minacciato i passanti brandendo un coltello dalla grossa lama e gridando: «Allah akbar». Al momento, non sono emersi legami dell'uomo con cellule Isis. In ogni caso, l'episodio è un segnale preoccupante. La memoria corre all'efferato delitto di Macerata, ma anche alla scorsa estate, segnata dagli stupri di Rimini. Con un esecutivo inerme, gli sbarchi in ripresa, il pericolo di infiltrazioni terroristiche e la presenza ormai documentata di schegge impazzite, sull'orlo della radicalizzazione e inclini a commettere crimini orrendi, non è escluso che presto scoppi la bomba dell'ordine pubblico. E a quel punto, per salvare l'establishment alle urne non basterebbe la paura dello spread.Alessandro Rico<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dalla-libia-alla-partita-sui-migranti-litalia-ai-tavoli-con-il-governo-zoppo-2573014682.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ritirato-il-bando-per-le-aziende-di-soli-rifugiati" data-post-id="2573014682" data-published-at="1758044551" data-use-pagination="False"> Ritirato il bando per le aziende di soli rifugiati «È stato un errore che abbiamo corretto. Quella specificazione contenuta nel bando era inapplicabile perché non in linea con i requisiti richiesti per l'iscrizione alla Camera di commercio. Quindi l'abbiamo tolta dalla delibera». Così Ugo Rossi, presidente della Provincia di Trento, venerdì scorso ha motivato la decisione di rivedere la delibera numero 820 del 18 maggio con cui la giunta provinciale, nell'ambito di uno stanziamento di aiuti alle imprese pari a 4 milioni di euro, aveva stabilito, nell'assegnazione del punteggio per i contributi, un vantaggio di ben 10 punti per le imprese costituite «esclusivamente da migranti o richiedenti asilo». Un provvedimento denunciato come iniquo dal consigliere provinciale Claudio Civettini di Civica trentina, e del quale La Verità, giovedì scorso, è stato il primo giornale a occuparsi, facendo esplodere un vero e proprio caso. Infatti, dopo il nostro articolo, praticamente tutti i politici trentini di opposizione, dal neo segretario della Lega Mirko Bisesti al consigliere Giacomo Bezzi di Forza Italia, dalla deputata leghista Giulia Zanotelli al consigliere Walter Kaswalder degli Autonomisti popolari, si sono uniti alla segnalazione di Civettini, il quale aveva da subito presentato un'interrogazione, e hanno criticato con forza la scelta della giunta provinciale - definita «surreale» e «inaccettabile» - di riservare una corsia preferenziale, nei contributi, alle imprese costituite da migranti. Non solo: molti dei pocanzi ricordati politici trentini hanno condiviso sui loro profili Facebook proprio l'articolo della Verità rendendolo virale, a dimostrazione di come avessimo visto giusto nell'evidenziare l'anomalia della delibera 820, che qualcuno avrebbe potuto giudicare una fake news mentre invece corrispondeva pienamente alla realtà dei fatti. Tutto questo polverone ha esercitato una notevole pressione sul centrosinistra alla guida del Trentino, che già il giorno dopo, come si diceva, è corso ai ripari sanando quello che pare dunque essere stato «errore tecnico». In realtà già giovedì, poche ore dopo che La Verità era uscita in edicola, si vociferava d'una imminente revisione della citata delibera; tuttavia, anche se si è davvero trattato di un «errore tecnico» - e non c'è motivo per escluderlo a priori -, è indubbio come la visibilità nazionale data al provvedimento proposto dall'assessore dem allo sviluppo economico, Alessandro Olivi, e soprattutto alla sua surreale specificazione pro migranti, ne abbia accelerato la correzione. Si può pertanto ritenere il tempestivo dietrofront della giunta provinciale che governa il Trentino una vittoria anche del nostro giornale, a conferma di come, anche in tempi di crisi generalizzata dell'editoria, la stampa possa esercitare ruolo non solamente in termini di informazione ma pure di controllo del potere politico. Che quando viene preso in castagna è costretto a fare ammenda. Giuliano Guzzo
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.