2025-11-11
Meloni: «Il Garante? Espressione del Pd»
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.A partire dai leader dei principali partiti del centrosinistra, con il segretario del Pd Elly Schlein che ha dichiarato: «Sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell’Autorità garante per la privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità. Io penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio»; a ruota il leader del M5s Giuseppe Conte: «Chiedo, a nome di tutto il Momento 5 stelle, l’azzeramento del Garante della privacy che ha perso la necessaria forza, credibilità e autorevolezza». Mentre il senatore del Pd Francesco Boccia ha annunciato la presentazione «in questi minuti un’interrogazione urgente, perché quello che è emerso nelle scorse ore - anche grazie a Report - è di una gravità inaudita». A rispondere, il premier Giorgia Meloni, che ha definito «ridicola» l’idea che l’Autorità sia condizionata dal governo. «ll Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, con un presidente in quota Pd. Se Pd e M5s non si fidano di chi hanno nominato, non possono prendersela con me», ha detto il presidente del Consiglio ai giornalisti prima di partire per Bari. «L’Autorità è eletta dal Parlamento e un eventuale azzeramento», ha aggiunto la Meloni, «spetta al collegio stesso, non al governo». Per Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fdi, «non sarà certo Fratelli d’Italia a difendere l’Autorità targata Pd-M5s». Il parlamentare ha poi precisato che il suo partito è favorevole «con grande slancio e giubilo, allo scioglimento di qualsiasi ente o autorità nominata dalla sinistra». A commentare le parole del premier anche lo stesso Ranucci, che durante la trasmissione Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, ha ribadito di non aver «diffuso i messaggi privati tra Ghiglia e Meloni», ma di aver «preso visione di quanto Ghiglia ha inoltrato ai suoi uffici, a terze e quarte persone»: «Ci sono (nel collegio del Garante, ndr) anche uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia, anzi l’unico organico a Fdi è proprio Ghiglia mi pare. La frase del premier», ha precisato il conduttore, «è corretta dal punto di vista istituzionale». Ma soprattutto, la dichiarazione della Meloni non appare una difesa d’ufficio dell’attuale assetto del Garante. Anzi, durante l’incontro con i giornalisti all’aeroporto di Fiumicino, il premier ha aperto all’ipotesi di una modifica alla procedura di nomina dei componenti del collegio: «Si può discutere della legge, se volete rifacciamo la legge ma non l’ho fatta io: forse ve la dovreste prendere con qualcun altro». Va detto che un eventuale azzeramento dei componenti dell’Autorità garante della privacy sarebbe solo apparentemente una vittoria dell’opposizione. L’attuale collegio è stato scelto a luglio del 2020, e resterà in carica per 7 anni, quindi fino all’estate del 2027. Poco prima delle elezioni politiche in caso di scadenza naturale della legislatura, poco dopo se si dovesse verificare uno scioglimento anticipato di Camera e Senato per andare al voto in primavera. Un reset totale del collegio garantirebbe invece al centrodestra la certezza di andare al voto con un presidente «di area», che resterebbe in carica fino al 2032. Ma al momento l’ipotesi appare poco praticabile. Ieri Ghiglia ha stroncato l’ipotesi di dimissioni: «Disponibile a un passo indietro? Non c’è nessun motivo per farlo, perché la politica che lo chiede deve mettersi d’accordo con sé stessa: o questo è un Garante indipendente, e quindi non dipende dalla politica, o questo è un garante dipendente, e quindi dipende dalla politica. Non si può andare a giorni alterni: la politica o c’è o non c’è. Visto che siamo indipendenti non teniamo conto delle suggestioni della politica». Per Ghiglia, «il giornalismo d’inchiesta è una delle forme più alte e delicate dell’informazione. La giurisprudenza di Cassazione, negli ultimi anni, ha riconosciuto un’ampia tutela a questa attività, purché il giornalista agisca nel rispetto dei doveri deontologici di lealtà e buona fede e abbia massima accuratezza possibile nella verifica delle fonti», chiedendosi poi se «l’approccio di Report rispetta questi principi di rigore e imparzialità che la stessa Cassazione indica come limite invalicabile? Qualche dubbio c’è se, rispetto ai tanti chiarimenti forniti e documentati dall’Autorità, la narrazione della trasmissione rimane sempre la stessa». Anche Guido Scorza, altro componente del collegio, dopo aver inizialmente aperto all’ipotesi di un passo indietro, nel corso di un’intervista a Rainews24, rispondendo sulla possibilità dell’organismo di arrivare a fine mandato, ha precisato: «Posso parlare per me stesso, e sono certo di sì». A quanto pare, per ottenere l’azzeramento il centrosinistra dovrà smettere di rivolgersi alla Meloni e bussare alla porta dei membri del collegio del Garante scelti da Pd e M5s.
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