2020-11-25
Dal Recovery al piano di Conte, manca tutto
Giuseppe Pisauro, presidente Ufficio parlamentare di bilancio (Ansa)
L'Ufficio parlamentare di bilancio boccia la manovra: «Rimane incerta la realizzazione dei programmi».Due giorni fa il presidente Giuseppe Conte ha ammesso che sui soldi europei siamo in ritardo. Ieri, un signore che ne sa molto di più di Conte, Giuseppe Pisauro, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio - cioè quell'organismo che controlla il Bilancio dello Stato e che le previsioni che fanno governi non siano sulle nuvole, ma con i piedi per terra - ha detto che i soldi europei non si sa se ci sono, quanti sono, se sono spendibili e in che tempi.In altre parole: altro che ritardo, caro Conte: da tempo stiamo parlando di soldi che non ci sono. E si è anche detto, nell'ordine: che quei soldi erano un successo italiano, che ci avrebbero aiutato nella ripresa (forse se ne vedrà qualche traccia, poche decine di miliardi nel 2021), che non andavano sprecati in misure temporanee (tipo abbassare le tasse), ma per obiettivi ben più nobili come la transizione verso il verde. Infatti così è andata, la transizione l'abbiamo compiuta e siamo al verde. Obiettivo centrato. Vediamo un po' più nel dettaglio. Il governo dovrebbe mettere nella manovra, oggi, soldi che dovrebbero arrivare in Italia domani, non si sa ancora bene quando. Quindi potremmo trovarci nel 2021 con un buco di bilancio perché abbiamo messo delle entrate che non ci saranno. «Rimane incerta la realizzazione dei programmi del Recovery fund che sono in larga parte ancora da definire», ha detto Pisauro. Più chiaro di così. Come se non bastasse ha anche detto che nella manovra ci sono «indicazioni di larga massima sull'utilizzo dei fondi europei». Il piano italiano non c'è, l'accordo europeo non c'è, la certezza sulla destinazione dei fondi, qualora eventualmente arrivassero, non c'è. Come fai a fare un bilancio per l'anno successivo se la ciccia non ce la puoi mettere perché non dipende da te?L'unico accordo che, a oggi, c'è risale al luglio scorso e più che un accordo vero e proprio sono schemi concordati tra Consiglio e Commissione europea e che non è stato approvato né dalla Commissione europea né dai singoli Stati. Non per voler fare sempre i bastian contrari, ma che c'era qualcosa che non funzionava in questi accordi europei La Verità lo segnala dall'inizio. E ciò che, più di ogni altra considerazione, è balzato agli occhi fin dall'inizio è stata l'incapacità di darsi un programma a lunga scadenza e la conseguente e letale lentezza degli interventi. E infatti, a oggi, i soldi non ci sono. E per un po' non ci saranno. Tutti quegli entusiasmi europeisti ci avevano sempre lasciato un po' perplessi, perché sappiamo come funziona l'Europa e sappiamo che manca di una capacità di intervento sull'economia europea. Non c'è niente da fare. O è, nella migliore delle ipotesi, la mucca sotto la quale ci sono i vitelloni nazionali che provano a succhiare più mammelle che possono scacciando gli altri (in questo Germania e Francia sono maestre). Oppure è il toro che ti incorna appena ti giri: vedi caso immigrazione e ripartizione degli immigrati nei Paesi europei. E il coro di tutti questi cerbiattoni italiani, di questi bambi finto-europeisti, ora tace. E che deve dire? No, perché il passaggio da bambi a rimbambito in età adulta è anche piuttosto agevole.Questo è il caso, uno dei pochi, in cui si devono fare i conti senza l'oste perché l'oste non c'è. Non c'è la botte piena e non c'è neanche la moglie ubriaca. Non c'è un cacchio. Quindi tocca cominciare seriamente a pensare di fare da soli, almeno per tutto l'anno prossimo. Capendo quanto debito fare ancora, come farlo, se siamo in grado di farlo. Inutile pensare strade alternative che non ci sono. E illudere i cittadini italiani - tra l'altro non ce n'è uno che ci creda - che dall'Europa arriverà l'ancora di salvezza.
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