
Il via libera dell’Agenzia europea del farmaco è atteso entro un paio di mesiEra maggio dell’anno scorso quando l’allora presidente statunitense Donald Trump mise sugli occhi sull’azienda tedesca Curevac, di proprietà del miliardario Dietmar Hopp, fondatore del gruppo Sap, leader a livello globale di software gestionali. Secondo le indiscrezioni della stampa tedesca, l’inquilino della Casa Bianca sarebbe arrivato a mettere sul piatto un miliardo di euro pur di trasferire negli Stati Uniti la produzione del vaccino contro il coronavirus. Unica condizione: che fosse assicurato l’utilizzo esclusivo del siero negli Stati Uniti.Scudata da una sorta di golden power tedesco e da un investimento statale da 300 milioni, l’azienda con sede nella città di Tubinga è però rimasta in Germania. E ora sta per ricevere il via libera dell’Agenzia europea del farmaco al suo vaccino, atteso per maggio. Curevac ha già firmato accordi di produzione con diverse aziende, tra cui la svizzera Novartis e le tedesche Bayer, con sede nella Renania Settentrionale-Vestfalia, e Wacker, con sede in Baviera.Quest’ultima ha annunciato di essere pronta a produrre, a partire da luglio e con un ritmo di più di 100 milioni di dosi all’anno, il vaccino Curevac nel suo stabilimento di Amsterdam, nei Paesi Bassi. Lo ha riferito nei giorni scorsi l’amministratore delegato Christian Hartel. Che ha dichiarato che la produzione potrebbe raddoppiare, arrivando a 200 milioni di dosi. Inoltre, l’azienda sta pensando di produrre vaccini anche nel suo stabilimento di Nünchritz, in Sassonia, per altri 100 milioni di dosi. «Abbiamo anche discussioni in corso con Biontech e Moderna, ma al momento non c’è nulla da segnalare», ha aggiunto Hartel.Martedì sera, ospite di Otto e mezzo, su La7, il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini spiegava che «ci sono tre vaccini più maturi in arrivo, sicuri anche contro le varianti». Viene da chiedersi: possiamo permetterci il lusso di aspettare nuovi vaccini «in arrivo» dopo il pasticcio su Astrazeneca? Forse no.Intanto, però, del vaccino tedesco Curevac ha parlato anche il ministro della Salute, Roberto Speranza. «L’auspicio di tutti noi, dei nostri tecnici e chi ci lavora ogni giorno, è che entro la fine maggio ci possa essere una data dall’Ema, che consentirebbe gli arrivi alla fine del secondo trimestre», ha dichiarato ieri in audizione davanti alle commissioni riunite Affari sociali di Camera e Senato. «Quando c’è una rolling-review bisogna essere sempre prudenti, ma queste sono le indicazioni che ci arrivano dalle istituzioni europee», ha aggiunto.Come notava ieri il direttore Maurizio Belpietro, «in un momento come quello attuale, con la Cdu in difficoltà e i Verdi in ascesa», la cancelliera Angela Merkel «va con i piedi di piombo. Il senso è chiaro: per lei e per un partito in cerca di consensi, la cosa migliore era fermare il farmaco Astrazeneca. Anche perché, come ho spiegato ieri (martedì, ndr), i tedeschi possono sempre contare su 30 milioni di dosi di Pfizer-Biontech, che hanno comprato fuori dagli accordi europei».Lo stesso Magrini parlava di «volontà politica di Germania, Francia, Italia e Spagna di muoversi assieme». In realtà, sembra esserci un interesse tutto (o quasi) tedesco. Lo suggerisce l’accelerazione su Curevac. E sembrano dimostrarlo la telefonata di martedì tra il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron con focus su Astrazeneca e i recenti e imminenti incontri francesi del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (che domani vedrà il ministro dell’Economia Bruno Le Maire).
Intelligenza artificiale (iStock)
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