2022-03-16
Da Arcuri 18 milioni ai parenti dell’indagato
La somma, parte di una maxi commessa da oltre 713 milioni, è finita alla società dei parenti della moglie di Gianluca Esposito, ex dg del Mise accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite.«Romano trattò guanti farlocchi». La Gdf sequestra 58.000 euro all’ex ministro. Per l’accusa li avrebbe illecitamente percepiti in cambio della mediazione per la fornitura di dispositivi risultati scadenti.Lo speciale comprende due articoli.L’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, ha assegnato un appalto da 18 milioni di euro alla società della famiglia di un indagato accusato di aver usato il suo nome per ottenere contratti di consulenza. Le indagini della Procura di Roma sulle disinvolte manovre del duo di avvocati d’affari composto da Luca Di Donna, ex socio di studio Giuseppe Conte, e Gianluca Esposito, già direttore generale del ministero dello Sviluppo economico, costate ai due legali l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite, sono alle battute finali. Le carte depositate al Tribunale del riesame rivelano che gli investigatori hanno puntato gli occhi sulla società controllata dai familiari della moglie e collega di studio di Esposito, Annalisa Pesce. La famiglia della donna controlla infatti il gruppo Psc, di cui detengono quote minoritarie Fincantieri (il 10%) e una controllata di Cassa depositi e prestiti, la Simet, che possiede il 9,64% di Psc. La società vanta un cda composto da pezzi da 90 del calibro dell’ex generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi e di Mauro Moretti, per anni ai vertici delle Ferrovie dello Stato prima e di Finmeccanica/Leonardo poi. La vicenda, che al momento non risulta avere portato a nuove ipotesi di reato, è tutta in famiglia, con il gip Roberta Conforti che, in un decreto di proroga delle intercettazioni del 10 settembre, annota: «Rilevanti anche gli esiti degli accertamenti svolti presso la Banca d’Italia. Dalla relazione dell’Unità di informazione finanziaria (l’Antiriciclaggio, ndr) del 17 febbraio 2021 risultano innanzitutto bonifici a favore di Gianluca Esposito per complessivi 133.332,80 euro da parte del gruppo Psc Spa (riconducibile alla famiglia della moglie Pesce Annalisa)». Il decreto prosegue così: «Dall’informativa dei carabinieri dell’8 marzo 2021 risulta che al gruppo Psc sono stati aggiudicati dal Commissario per l’emergenza Covid lavori e servizi per lariorganizzazione della rete ospedaliera nazionale per un importo complessivo di 18 milioni di euro all’esito di una gara a procedura aperta di massima urgenza».Il bando indetto nell’ottobre 2020 e diviso in 21 lotti su base regionale, riguardava i «servizi di ingegneria ed architettura e altri servizi tecnici, al fine dell’attuazione dei piani di riorganizzazione della rete ospedaliera nazionale». Si tratta di una maxi commessa dal valore complessivo, al netto dell’Iva, di oltre 713 milioni di euro. Alla Psc, che si presentava in raggruppamento con un’altra società, la Picalarga srl, sono andati il sub lotto relativo alla provincia di Catanzaro del valore di 7 milioni di euro e quello, più sostanzioso, della provincia di Caserta, che ha portato nelle casse delle due società 10,63 milioni di euro. Una boccata di ossigeno per il gruppo con sede legale a Maratea, che, complice il Covid, ha chiuso il 2020 con una perdita di esercizio di 75 milioni per la capogruppo e di 96 nel «bilancio consolidato di gruppo». Ma le nuove carte non rivelano solo questo. Dai decreti di proroga delle intercettazioni risulta che inizialmente non fosse contestato agli indagati il traffico di influenze, bensì la corruzione. Nella vecchia impostazione erano presenti anche due capi di accusa che sono stati omissati nelle carte messe a disposizione degli avvocati, come anche è stato coperto il nome di un soggetto misterioso intercettato e probabilmente indagato. È possibile che quelle parti siano state nascoste perché è stato effettuato uno stralcio, probabilmente per una richiesta di archiviazione. Di certo, per tutti gli altri indagati, il reato è stato derubricato a traffico di influenze e successivamente è stata aggiunta anche l’accusa di associazione per delinquere, scelta che ha consentito di continuare le captazioni, probabilmente in vista delle perquisizioni di fine settembre.Ma chi è il misterioso personaggio intercettato e, molto probabilmente, indagato per due accuse poi eliminate dal fascicolo principale? Non lo sappiamo.Il nome più citato nei decreti di proroga delle intercettazioni è, comunque, quello dell’ex commissario Arcuri. Nei documenti sono evidenziati i numerosi contatti telefonici di quest’ultimo con i due principali indagati a ridosso di alcune trattative riguardanti la fornitura ritenuta sospetta di materiali sanitari per l’emergenza Covid. Negli stessi atti viene citato anche il responsabile unico dei procedimenti per l’acquisto di mascherine Antonio Fabbrocini. Nel decreto di perquisizione del 30 settembre è ben specificato che le indagini erano partite con un’ipotesi di corruzione e in un capitolo dedicato alla «qualificazione originaria» vengono evidenziate «l’assoluta anomalia dell’intermediazione occulta agita dagli avvocati Di Donna ed Esposito» insieme ai «plurimi contatti tra gli avvocati e i pubblici ufficiali». Ma la conclusione, però, è che «allo stato, tuttavia, non vi è prova che gli atti della struttura commissariale o di Invitalia siano stati compiuti dai pubblici ufficiali a causa della elargizione di corrispettivo».Se Arcuri fosse il nome coperto da omissis, la richiesta di archiviazione per un’accusa di corruzione non sarebbe per lui una novità. Infatti, già nel 2020, la Procura di Roma aveva iscritto e intercettato Arcuri e Fabbrocini sospettando che potessero essere stati corrotti. Dopo pochi giorni, però, i pm avevano chiesto la loro archiviazione. Quindi hanno contestato a entrambi il reato di peculato. Successivamente hanno iscritto di nuovo Arcuri o il suo vice per corruzione in un altro fascicolo, attivando nuovamente le intercettazioni, prima di chiedere, con ogni probabilità, ancora una volta il proscioglimento?Se fosse così saremmo di fronte a una specie di ottovolante giudiziario da cui presto sapremo se l’ex commissario straordinario sia uscito definitivamente. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/da-arcuri-alla-famiglia-dellindagato-18-milioni-per-organizzare-gli-ospedali-2656965379.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="romano-tratto-guanti-farlocchi" data-post-id="2656965379" data-published-at="1647384677" data-use-pagination="False"> «Romano trattò guanti farlocchi» Il bonifico da 58.784 arrivò il 24 giugno 2020, in piena pandemia, sul conto corrente di famiglia dell’ex ministro dell’Agricoltura Francesco Saverio Romano, avvocato palermitano, e fu segnalato come «operazione sospetta» perché privo di causale. Si è scoperto che era stato disposto dalla European network Tlc, società dell’imprenditore croato Andelko Aleksic, arrestato il 3 marzo 2021 con il lobbista Vittorio Farina, che per oggetto sociale dovrebbe occuparsi di editoria, ma che per la ghiotta occasione da Covid-19 si era trasformata in una società fornitrice di materiale sanitario. Ieri la Procura di Roma, che indaga l’ex ministro per traffico illecito di influenze, ha disposto il sequestro di quella somma. E, contemporaneamente, il sequestro di un milione di euro sui conti della società di Aleksic. Che corrisponde, secondo gli inquirenti, al profitto proveniente dal reato di «frode nelle pubbliche forniture» ai danni del Dipartimento siciliano di Protezione civile. Si tratta della fornitura di circa 120.000 scatole di guanti (un milione di pezzi) di qualità considerata inferiore rispetto alle caratteristiche previste dal contratto stipulato. Romano, stando alle accuse, avrebbe indebitamente percepito quella somma di denaro proprio in cambio di una mediazione illecita. Il suo nome era già saltato fuori nell’inchiesta su Farina per una presunta truffa da 22 milioni di euro per la fornitura di mascherine ai danni della Protezione civile del Lazio durante il primo lockdown. Gli investigatori annotarono che «Farina si muoveva con disinvoltura in molteplici ambienti di potere (dal mondo imprenditoriale alla pubblica amministrazione), annoverando tra le sue conoscenze sia appartenenti alla Pubblica amministrazione (come nel caso di Domenico Arcuri, incontrato un paio di volte, ndr) sia contigue al mondo della politica (Roberto De Santis, Massimo D’Alema, Eugenio Minasso e, appunto, Romano, ndr)». Nel corso dell’inchiesta è quindi saltato fuori quella che i magistrati romani definiscono una «mediazione illecita verso i responsabili dell’ente pubblico, effettuata al fine di creare un canale di accesso preferenziale per le forniture da parte della società in parola». Ovvero la European network Tlc di Aleksic. Ottenuto il contratto, però, il croato e Farina avrebbero deciso di infilare nella fornitura alla Protezione civile siciliana anche materiale che non era previsto nel capitolato. Ecco cosa si erano detti i due a telefono: «Per la Sicilia», disse Aleksic, «sto facendo l’ordine per mandare i guanti... 120.000 box[ ... ] 20.000 di questi vuoi che li mandi in nitrile?». E Farina rispose: «Vedi tu... mischia un pò». Nella stessa informativa c’è anche una conversazione con Romano. Fu l’ex ministro dell’agricoltura ad avvisare Farina: «La banda avversaria si sta muovendo». Il lobbista replicò: «Uno non può fare 10.000 cose una cifra [...] non si accontenta mica di 50.000 euro». Sul prezzo probabilmente Farina non era d’accordo: «Ti prendi 10 centesimi a mascherina (incomprensibile) una casa». E Romano: «quando si fa squadra... si fa squadra». La conversazione deve essere sembrata criptica pure agli investigatori che stavano pedinando Farina. Ma un gesto di entrambi ha fatto supporre che si trattasse di una chiacchierata che doveva restare particolarmente riservata: «I due», è scritto nell’informativa, «venivano visti mentre si recavano nel ristorante Ginger, dove i finanzieri avevano modo di osservarli mentre posizionavano i loro smartphone sul davanzale di una finestra distante dal tavolo che occupavano». «Ci difenderemo quando ci sarà data l’opportunità, spiegheremo tutto e questo sequestro verrà revocato», ha fatto sapere l’ex ministro, che ha aggiunto anche di essere «consulente della European network da marzo 2020, con regolare contratto, per mezzo del quale ho svolto regolare attività professionale». Che per la Procura di Roma sarebbe consistita in «un’agevolazione per la conclusione del contratto e per il successivo pagamento».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
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