2020-01-18
Criticare l’immigrazione costa caro. Renaud Camus condannato a due mesi
Giudici scatenati contro lo scrittore, che dovrà anche risarcire due organizzazioni antirazziste con 3.600 euro. Contestato all'intellettuale un discorso del 2017: «Chiamò alla violenza». Ma il testo, in realtà, diceva tutt'altro.«Non ci può essere e non c'è mai stata una “giustizia politica". È un ossimoro, molto più di “musica militare" (esiste dell'ottima musica militare). I giudici di Vichy non hanno mai assolto dei resistenti, né i giudici sovietici dei dissidenti». Non arretra di un millimetro, lo scrittore Renaud Camus, di fronte all'ennesima condanna per reati d'opinione inflittagli dalla giustizia francese. E, commentando la sentenza sui social, dà delle coordinate chiare: si tratta di una corte politica che condanna un dissidente. L'uomo che ha inventato la formula della «grande sostituzione» per descrivere l'invasione immigratoria è stato condannato a due mesi di prigione con la condizionale e a risarcire con 1.800 euro ciascuna delle due associazioni antirazziste costituitesi parti civili (Camus preferisce definirle «Officine di delazione e collaborazione»), ovvero Sos Racisme e la Licra. Il reato contestatogli è forte: «Incitazione pubblica all'odio o alla violenza in ragione dell'origine, dell'etnia, della nazione, della razza o della religione tramite parole, scritti, immagini o mezzi di comunicazione pubblici per via elettronica». Non è l'unico colpo assestatogli dalla giustizia francese di recente: ai primi di gennaio, la Cassazione ha infatti assolto il conduttore e scrittore Yann Moix, che nel 2017 aveva definito in tv Camus come «abbastanza antisemita», venendone denunciato. I giudici hanno stabilito che Moix stava riferendo «un giudizio di valore sulla personalità» di Camus, senza contestargli «un fatto preciso». Nessuna diffamazione, quindi. I giudici hanno stabilito che chiunque può essere definito antisemita, anche senza prove. Ma torniamo alla sentenza di condanna per incitazione all'odio. I magistrati del tribunale di Auch hanno contestato a Camus un discorso pronunciato il 9 novembre 2017 a Colombey-les-deux Eglises, per la fondazione di un effimero Conseil national de la résistance européenne. La sentenza, che lo scrittore ha pubblicato integralmente sui suoi social, cita espressamente i passaggi incriminati. È il caso, per esempio, di quando Camus dice che «l'immigrazione è divenuta invasione». Cosa certamente contestabile, ma in cui difficilmente si riscontrano profili di illegalità. O come quando lo scrittore parla degli immigrati come di «popoli ostili, vendicativi, carichi d'odio e conquistatori». Qui, però, i giudici si dimenticano di citare la frase completa: «La Francia ha sempre assimilato a meraviglia degli individui che desideravano essere assimilati, ma non può assimilare dei popoli, ancor meno dei popoli ostili, vendicativi, carichi d'odio e conquistatori». Il che suona in modo ben diverso, perché si ammette la possibilità di un'assimilazione del diverso, ma a due condizioni: che si tratti di singoli anziché di popolazioni intere e che vi sia la volontà di integrarsi. Che poi gli ex popoli colonizzati siano «vendicativi» nei confronti dei loro ex colonizzatori, lo diceva già, gioendone, Jean-Paul Sartre nella sua prefazione a Les damnés de la terre, di Frantz Fanon. Era il 1961.Ma Sartre non si può più processare. Camus invece sì. Quando i giudici gli hanno chiesto di precisare chi fossero questi «popoli ostili», lo scrittore, ha precisato (con notevole coerenza e coraggio, va detto), che egli parlava «di popoli per la maggior parte di origine africana» o anche «i musulmani, i neri e gli altri: manifestamente, gli immigrati non sono di origine europea». «In questo modo», chiosano i magistrati nella sentenza, «egli designa in maniera chiara un gruppo di persone in ragione della loro origine razziale e della loro appartenenza, nello specifico i popoli che vengono dall'Africa, e della loro non appartenenza alla nazione». Sarebbe, insomma, razzismo.Altro passaggio del discorso contestato: «Dite che questi futuri consumatori non hanno soldi. State tranquilli: domani avranno i vostri». Citando questa sola frase, sembra che Camus individui l'immigrato in quanto tale come rapinatore intrinseco. Di nuovo, però, la citazione completa suona in maniera differente: «Dite che questi futuri consumatori non hanno soldi. State tranquilli: domani avranno i vostri, poiché i presunti aiuti sociali non sono molto altro, in verità, che degli aiuti etnici. L'Europa è il primo continente che paga per la propria colonizzazione». I «nostri soldi» che finiranno nelle tasche degli immigrati sono dunque quelli delle tasse finiti in un welfare distorto. Eppure questa tesi - forte, certamente, ma legittima - diventa per i giudici una chiamata al pogrom etnico: «L'estratto precedente», spiega la sentenza, «non può che intendersi come un appello alla violenza contro questo gruppo di persone». C'è poi la chiusa del discorso, in cui Camus parla apertamente di guerra. Ma anche qui la questione è più complessa. Riportiamo l'estratto integrale: «Se per disgrazia accadesse che la sola alternativa che ci fosse lasciata fosse tra sottomissione o guerra, allora guerra, cento volte. Essa non avrebbe d'altronde niente di civile, malgrado il gran numero di traditori e di collaboratori. Essa si inscriverebbe piuttosto nella grande tradizione delle battaglie per i diritti dei popoli a disporre di sé stessi, per la liberazione del territorio e per la decolonizzazione. Bisogna uscire infine dall'era coloniale, di cui i nostri colonizzatori dicono tanto male mentre ci colonizzano. Bisogna fermare una buona volta, se possibile al di sopra del Mediterraneo, il pendolo folle delle colonizzazioni e contro-colonizzazioni». Di nuovo, non si tratta certo di un discorso moderato, ma il ricorso ai toni bellici è, anche grammaticalmente, subordinato a una condizione ben precisa: «Se... allora...». Farne un invito a sparare sul primo straniero che passa sotto casa sarebbe assurdo. Eppure così l'hanno letto i giudici. I quali hanno anche ricordato una precedente condanna, solo pecuniaria, per fatti analoghi. La recidività, scrivono, impone «una pena di altra natura, più dissuasiva». Che a quell'incorreggibile di Renaud Camus non venga più in mente di pensare con la propria testa. Ingiustizia è fatta.
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