2020-10-25
Criticano chi chiede la didattica online per coprire il ritardo sulla Rete veloce
Durante il lockdown il Miur poteva cablare la fibra in ogni scuola. Invece la gara parte il 23 novembre e i lavori finiranno nel 2023.Il governatore della Lombardia ha fatto benissimo a chiudere le scuole superiori e a imporre le lezioni a distanza. I sindaci di Milano e Bergamo, Beppe Sala e Giorgio Gori, entrambi del Pd, e il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, lo hanno attaccato, ma Attilio Fontana non aveva alternativa. Sebbene i negazionisti della diffusione del virus fra i banchi scolastici continuino a nascondere i dati dei contagi, sono migliaia gli studenti positivi e ancor di più quelli in quarantena. Ieri il nostro Antonio Rossitto ha documentato come, dal Nord al Sud, la situazione sia ormai fuori controllo, con decine di classi in isolamento fiduciario in ogni istituto. E a conforto della nostra inchiesta, sono arrivate anche le parole del professore Roberto Battiston, già presidente dell'Agenzia spaziale europea. Il docente, utilizzando i dati della Protezione civile e le scarne informazioni rilasciate dal ministero dell'Istruzione, ha calcolato che nella settimana fra il 26 settembre e il 3 ottobre, il ritmo di crescita dei contagi fra il personale della scuola è stato in linea con il tasso della popolazione italiana. Ma in percentuale, lo sviluppo del virus fra gli studenti è stato molto più elevato, perché rispetto alla media nazionale i ragazzi si sono ammalati del 36% in più. Dunque non sono vere le statistiche messe in circolo dal ministero e se si considera che i dati si riferiscono a oltre 20 giorni fa, quando cioè la recrudescenza non aveva ancora fatto sentire i peggiori effetti, si capisce che le scuole rischino di diventare incubatrici di contagi.Ma se le cose stanno così, come ha documentato Rossitto e ha spiegato Battiston, perché Beppe Sala, Giorgio Gori e Lucia Azzolina insistono a voler fare le lezioni in presenza? La risposta è facilmente spiegabile con il cinismo della politica. Infatti, per quanto attiene a Sala e Gori, basti ricordare che entrambi non solo militano nel Pd, ma il primo ha un motivo preciso per strillare e opporsi a Fontana, cioè deve fare campagna elettorale per farsi rieleggere, mentre il secondo, dopo essere stato sconfitto proprio dal governatore leghista alle elezioni regionali, è in cerca di un posto per quando finirà il suo mandato. Dunque, nonostante il buon senso suggerirebbe di tacere (entrambi a fine febbraio invitarono le proprie città a non fermarsi, mentre negli stessi giorni, tra le critiche proprio del Pd, Fontana dava l'esempio indossando la mascherina in diretta tv), nel momento più difficile speculano sulla decisione del presidente della Lombardia. Il loro è un misero tentativo di lucrare un vantaggio politico, nella speranza di conquistare il consenso dei genitori che si ritrovano i figli a casa e non sanno come fare.Quanto al ministro Azzolina, non si capisce di che si lamenti. Non le piace il provvedimento di Fontana? Beh, se è così non ha che da far valere le prerogative del suo ministero. Quando il 24 febbraio il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, decise di chiudere le scuole, il governo si oppose e impugnò l'ordinanza regionale davanti al Tar, ottenendone l'annullamento. Dunque, se Azzolina considera sbagliata la decisione lombarda, perché non fa ciò che fece otto mesi fa? Anche in questo caso la risposta si spiega con il cinismo della politica. Il ministro sa bene che non si può fare niente altro che chiudere e tornare all'insegnamento a distanza, ma siccome la decisione è stata presa da Fontana e il governatore della Lombardia è della Lega, scarica su di lui ogni responsabilità. Se i genitori si lamenteranno per la decisione, potranno prendersela con il numero uno del Pirellone, non certo con quello dell'Istruzione.Ma oltre all'ipocrisia di chi sostiene il contrario di ciò che pensa, c'è anche un altro motivo che pesa a favore della decisione di attaccare Fontana e consiste nel fatto che in otto mesi il ministero non ha fatto nulla per predisporre un piano B nel caso il piano A di riapertura delle scuole non funzionasse. Per mesi, Azzolina e Arcuri, i Bibì e Bibò dell'emergenza, si sono cincischiati con la storia dei banchi a rotelle, circa 1 milione dei quali (lo testimonia Il Fatto Quotidiano, ossia il giornale più filo governativo che ci sia) non sono mai arrivati e quando arriveranno non serviranno a nulla perché gli studenti saranno a casa. Ma mentre erano concentrati sul problema delle rotelle mancanti, Azzo e Arco non si sono accorti che le scuole avevano bisogno di collegamenti Internet stabili per consentire lo svolgimento di lezioni online. Mi risulta che durante il lockdown al ministero sia stato offerto di cablare con la fibra tutte le scuole italiane, per consentire a studenti e professori di collegarsi da remoto. Ma né Bibì né Bibò, forse impegnati a fare altro, hanno risposto. In compenso, è stata indetta una gara per «il completamento delle attivazioni». Sapete qual è la data ultima per il ricevimento delle offerte? Il 23 novembre alle ore 13. E sapete qual è il cronoprogramma dei lavori? Primo lotto del 25% entro il 2021, secondo lotto del 45% entro il 2022, terzo lotto del 30% entro il 2023. Più o meno quel che è successo con le terapie intensive: scadenza fra 27 mesi.Risultato, in una scuola su tre non c'è rete wifi e dunque non si possono fare lezioni da casa. Gli istituti scolastici hanno comprato tablet e computer, ma non possono essere collegati per le carenze infrastrutturali. Ciò nonostante, il nuovo dpcm è costretto a imitare Fontana chiudere le scuole e imponendo il 75% di lezioni a distanza, cosa che però dimostrererà una volta di più l'incapacità di chi sta al governo. Dopo i posti letto che mancano, si scopre che non c'è la rete per le lezioni online. Però abbiamo avuto gli Stati generali. E dopo di che Bibì e Bibò, insieme a Bubù (ma Giuseppe Conte sarebbe meglio chiamarlo Bumbum, visto quanto le spara grosse) si chiedono perché le persone vadano in piazza a protestare.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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