«Creiamo tessuti con i telai del Settecento»
- L'Antico setificio fiorentino, fondato dal granduca di Toscana e oggi della Stefano Ricci, produce stoffe immortalate nei quadri del Rinascimento. Al Fuorisalone di Milano partecipa alla trasformazione di una pasticceria in un café chantant.
- «Il settore dell'arredamento cresce. Ma ci serve maggiore stabilità». Il presidente di Federlegnoarredo Emanuele Orsini: «Trionfo per il Salone del mobile, al via martedì» .
- Il ritorno alle origini della Pasticceria Cucchi. Per il Fuorisalone, con l'architetto Cristina Celestino e Massimo Giorgetti di Msgm, torna a essere caffè concerto.
Lo speciale comprende tre articoli e due gallery fotografiche.
È sempre stato lì fin dal 1786, anno della fondazione, per volere del granduca Pietro Leopoldo di Lorena, dopo un brevissimo periodo in cui si fermò in via dei Tessitori a Firenze. Ma è oltrepassando un cancello in ferro battuto, al numero 4 di via Bartolini nello storico quartiere di San Frediano, che si entra nel mondo incantato dell'Antico setificio fiorentino, erede dell'arte tessile del Rinascimento, dove il silenzio è interrotto solo dalla musica degli antichi telai. Un grande spazio per poter ospitare tutti i telai provenienti da donazioni dei nobili locali.
Un tempo ogni famiglia aveva il proprio telaio in casa, finché il granduca le convinse a unirli e a creare una società per produrre i tessuti. Maestre tessitrici lavorano in questa «bottega» tessendo stoffe di tradizione fiorentina su 12 telai: sei a mano del Settecento e sei meccanici dell'Ottocento. Negli anni Cinquanta, il marchese Emilio Pucci di Barsento, uno dei soci, rilevò il pacchetto di maggioranza e ciò permise di produrre tessuti per arredare le case più prestigiose della nobiltà italiana e internazionale.
Nel 2010 l'acquisizione dell'Antico setificio fiorentino da parte dell'azienda di moda Stefano Ricci ha assicurato il suo futuro e la continuazione di questa antica tradizione artigianale. Questo, insieme al nuovo progetto Stefano Ricci home, ha portato l'Antico setificio fiorentino a una rinascita: oggi offre le sue stoffe uniche a una sempre più vasta clientela e ha rilanciato l'interesse per lo storico laboratorio artigianale.
«Abbiamo sempre definito un atto d'amore nei confronti della nostra città l'aver rilevato l'Antico Setificio», racconta Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci, «È un posto da preservare, un museo vivo dove ogni giorno produciamo stoffe che vanno ad arredare le più belle case del mondo. Lavoriamo anche con il mondo della moda creando tessuti in edizione limitata per la Stefano Ricci. Ci siamo innamorati di questo luogo e da fiorentini abbiamo deciso di investire per portare sete uniche in ogni parte del globo».
Solo mani esperte possono lavorare su questi telai?
«Non possiamo investire solo sulle macchine ma anche sulle persone ed è fondamentale avere maestranze preparate. E devono anche essere appassionate e innamorate del proprio mestiere perché ci vuole una grande dedizione per apprendere. Serve parecchio tempo a imparare a lavorare sui telai manuali, è un percorso impegnativo e siamo orgogliosi di aver dato vita a un passaggio generazionale dalle vecchie alle nuove maestranze, quasi tutte donne, con una sensibilità particolare. Ci lavorano una quindicina di persone che sanno realizzare i sogni».
Su questi telai quali tessuti vengono prodotti?
«La produzione attuale comprende una vasta gamma di damaschi del Rinascimento in seta, broccatelli in seta e lino di diverse epoche e lampassi settecenteschi in seta, utilizzati sia per l'arredo moderno sia per quello classico, rigorosamente tessuti a mano. L'ermisino, un tipo speciale di taffettà rinascimentale in pura seta con effetto cangiante, viene lavorato ancora nei tre pesi antichi: leggero, scempio e doppio. Questa stoffa, particolarmente luminosa, vivace e piena di riflessi di luce, era usata nel passato per l'abbigliamento, come si può notare nei dipinti e negli affreschi del Rinascimento, da Masaccio e Masolino a Pontormo e Piero della Francesca. Oggi arreda in forma di tendaggio case e ambienti storici. L'Antico setificio fiorentino utilizza, inoltre, un orditoio del Settecento realizzato su disegno di Leonardo da Vinci, unico al mondo, e un orditoio Benninger del 1878 perfettamente funzionanti. Sono sopravvissuti all'alluvione del '66 un telaio per i galloni in seta e un piccolo telaio del Seicento, sul quale vengono create frange su ordinazione e per i lavori di restauro».
L'Antico setificio fiorentino arriva anche a Milano, alla pasticceria Cucchi, fondata nel 1936 come caffè concerto, per un evento del Fuorisalone, main partner Msgm dello stilista Massimo Giorgetti.
«È stata l'architetto Cristina Celestino a individuare il Setificio come uno dei partner di questa operazione (tutto il locale è stato riallestito ad hoc per ricreare un café chantant, ndr). I tendaggi che la designer ha voluto sono stati realizzati in tessuto rigato nemour, prodotto con il più fine filo di seta esistente, su un telaio del 1800 creato per la famiglia dei duchi di Nemour. Non solo. La collezione Stefano Ricci home viene esposta al Principe Savoia».
Il legame fra Firenze e Milano è sempre più stretto.
«Un rapporto che si è consolidato con l'operazione per l'esposizione dei Fogli della Biblioteca Ambrosiana di Milano e destinati a impreziosire la mostra L'acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci agli Uffizi per le celebrazioni del 500° anniversario di Leonardo».
«Il settore dell’arredamento cresce. Ma ci serve maggiore stabilità»

Ansa
Martedì parte il Salone del mobile di Milano (fino al 14 aprile) ed è già un trionfo. La città è in fermento e non c'è via che non sia coinvolta da eventi a tema.
«La forza del Salone del mobile di Milano», spiega Emanuele Orsini, presidente di Federlegnoarredo, «è strettamente connessa all'unicità della filiera del legno arredo, un ecosistema diffuso di valori industriali e culturali che come federazione ci impegniamo a sostenere ogni giorno e di cui la manifestazione rappresenta la vetrina per eccellenza. Per il macrosistema arredamento nel 2018 i segnali positivi sono arrivati sia dal mercato interno, con un aumento della produzione destinata al mercato nazionale del +3,1% rispetto al 2017, sia dall'export che ha mantenuto un segno positivo costante: nel segmento di alta gamma le nostre aziende hanno conquistato la quota principale su tutti i mercati, a dimostrazione della capacità di reggere agli urti dell'attuale quadro macroeconomico internazionale e di mantenere il vantaggio competitivo. È una trama straordinaria quella che lega creatività e industria e che fa del design italiano un punto di forza strategico per tutto il sistema Italia».
I numeri del Salone, presieduto da Claudio Luti, la dicono lunga sul successo della manifestazione giunta alla 58° edizione. «L'anno scorso abbiamo registrato 434.000 visitatori, 70% dall'estero, da 184 Paesi, 2.100 espositori e lunga lista d'attesa», continua Orsini, «Avremo un ottimo risultato anche quest'anno perché ci sarà per la prima volta l'ingresso di tutti i player più importanti del settore anche grazie al lavoro con Ice per rafforzare l'estero». Una filiera che parte dal bosco e arriva a pezzi di design che arrederanno le case di tutto il mondo.
«Contiamo circa 80.000 imprese e 320.000 addetti. Il nostro comparto fattura 42,2 miliardi, pari al 5% del Pil, con un incremento del 2% nel 2018. Togliendo porte, finestre, pavimenti e pannelli, l'arredo da solo arriva a 27,4 miliardi di cui un 53% all'estero. La crescita zero del Paese preoccupa. Le notizie non ci confortano, con i mesi di gennaio e febbraio piuttosto tiepidi e marzo ripartito con lentezza. Abbiamo bisogno di stabilità. L'italiano spende se vede che c'è fiducia e un'economia in ripresa. Noi siamo molto legati alla filiera della costruzione, se non riparte l'edilizia e non passa lo sblocca cantieri si rischia un impatto non da poco. L'anno scorso, pur avendo aumentato del 2%, abbiamo perso 4.000 posti di lavoro».
Di tutto rispetto le esportazioni. «Il Paese andato peggio è l'Inghilterra, l'effetto Brexit si fa sentire con un -2,3% ed è un segnale da non sottovalutare dato che rappresenta il nostro quarto mercato, in cui fatturiamo 1,2 milioni di euro. Stati Uniti benissimo con un +7%, il risultato migliore, e a ruota la Cina con + 6,5%. La Via della seta è molto importante. Dobbiamo lavorare con tutti i mercati senza vendere i gioielli di famiglia. E fare accordi per potenziare il lavoro in Italia».
Sarà l'inaugurazione dell'installazione Aqua (esperienza immersiva ideata da Marco Balich alla Conca dell'Incoronata) dedicata a Leonardo da Vinci a dare il via al Salone che in questo modo onorerà il Fuorisalone, con eventi in programma in tutta la città. Ma anche la Fiera racconterà la cultura del design italiano prima e dopo Leonardo con De-Signo, installazione di Davide Rampello progettata dall'architetto Alessandro Colombo. Non a caso, la parola «ingegno» sarà la colonna portante del Salone.
Il ritorno alle origini della Pasticceria Cucchi: con Cristina Celestino e Msgm diventa caffè concerto
La storia della Pasticceria Cucchi è di quelle molto milanesi. Fondata nel 1936 come caffè concerto da Luigi Cucchi e dalla moglie Vittorina, si trova sempre allo stesso indirizzo, all'angolo tra corso Genova e piazza Resistenza Partigiana, a Milano. All'inizio offriva serate animate da un'orchestrina spagnola che suonava fino a tardi. Poi venne rasa al suolo da un bombardamento nel 1943. Ricostruita, acquisì l'attuale fisionomia di pasticceria, con gli arredi che sono ancora quelli del 1954. La proprietà è tuttora della stessa famiglia, giunta alla terza generazione con Cesare Cucchi, figlio dei fondatori, che ha passato la mano alle figlie Vittoria e Laura. appena arrivati dagli Stati Uniti e offriva un servizio di cucina.
«Ogni sera suonava un'orchestra spagnola diretta dal maestro Ferrazzano: suonavano la comparsita e ogni genere di tango. Si chiudeva alle due del mattino, con pasta o riso per tutti a mezzanotte» raccontava Cesare Cucchi. Dal 2002 Cucchi è Locale Storico d'Italia, dal 2013 viene insignito del titolo di Attività Storica della Regione Lombardia e dal 2015 di quello di bottega Storica della città di Milano. Ora, in occasione del Salone del Mobile, è protagonista di uno dei mille eventi del Fuorisalone. È l'estrosa architetto Cristina Celestino a scegliere la pasticceria quale luogo ideale per realizzare le sue rivisitazioni di angoli storici della città. Il progetto è totale e coinvolge gli interni, le vetrine e il dehors esterno, arrivando a toccare ogni attività della pasticceria, dalle uniformi del personale, fino al design di alcuni dolci e ai dettagli legati alla mise en place. «Visione retrofuturistica», la definisce Laura Cucchi, rappresentante della terza generazione.
Anche Massimo Giorgetti è orgoglioso di prendere parte, insieme ad Msgm, come main sponsor del progetto "Caffè Concerto Cucchi". Da sempre innamorato della sua città di adozione, Milano, Giorgetti ha da subito sposato con entusiasmo il progetto di Cristina Celestino, trovandovi una forte affinità nell'intento di omaggiare Milano e i suoi luoghi simbolo. Già per la collezione donna nel 2018, con una lettera d'amore alla città, aveva rieditato i loghi dei locali storici più rappresentativi di Milano tra cui anche la Pasticceria Cucchi. Per questo progetto Massimo Giorgetti ha inoltre rielaborato le uniformi del personale della caffetteria, camicie in popeline stampato, foulard e papillon di seta sono stati ripensati in chiave MSGM ed in totale armonia con la creatività della designer Cristina Celestino.
E poi Budri che ha realizzato i nuovi piani intarsiati in marmo "Canditi" per i tavoli del dehors. Geometrie e intrecci, come invitanti crostate, ciambelle e torte di alta pasticceria: il gioco tra il marmo arabescato originale dell'antica pasticceria e le nuove pietre Giallo Noce, Botanic Green e Nero Seta dà vita ad un dehors sofisticato e ironico.
Kundalini illumina la Pasticceria Cucchi con 5 chandelier e con alcune lampade da terra. Opyo è essenziale ed iconica, richiama la misteriosa bellezza del mondo floreale dialogando coerentemente con il progetto d'interni.
Le carte da parati sono firmate Misha. Un paesaggio surreale con frutti di lampone oversize arricchiti da ricami, bande cromatiche e minipattern metallici.
I raffinati tendaggi che la designer ha voluto inserire nella pasticceria, sono realizzati dallo straordinario Antico Setificio Fiorentino: due tessuti con consistenze differenti quasi a creare un gioco di pesi diversi. La leggerezza del tessuto rigato "Nemour" prodotto con il più fine filo di seta esistente, su antico telaio del 1800 e creato per la famiglia dei Duchi di Nemour, viene abbinato allo spessore del velluto monocromatico in cotone con eccellenti brillantezze, nei toni del salmone e del bordeaux; i vestiti con spacco centrale delle sedute sono in velluto colore bordeaux, mentre le basi delle vetrine in tessuto rigato Nemour.





