2024-04-26
La Costituzione non è mai «contro» e chi dice il contrario è ignorante
Le Carte fondamentali non sono mai concepite in opposizione a qualcuno, si tratta di patti sul presente e sul futuro. Persino in Germania nessuno pensa che le leggi siano definibili «antinaziste».Tra i peggiori affronti che si possano recare alla Costituzione repubblicana italiana è quello di definirla «antifascista». Coloro che in questi giorni sui giornali, nei comizi, nei dibattiti televisivi si affaticano sul fatto che la Costituzione vigente è una Costituzione antifascista, e che quindi chi si riconosce nella legalità repubblicana deve necessariamente dichiararsi antifascista, non si rendono conto - pur essendo non di rado anche giuristi e financo costituzionalisti per ufficio - che una Costituzione che nasce contro qualcosa è esattamente il contrario di una costituzione, sia storicamente sia logicamente.Le Costituzioni, per natura moderne, sono dichiarazioni d’intenti, esprimono una volontà o decisione del popolo sul proprio futuro e sui modi e l’organizzazione della struttura politica del proprio Stato. Definiscono appunto la forma dello Stato, i principi fondamentali, gli obblighi e i diritti fondamentali riconosciuti ai cittadini. Non si è mai vista nella storia una Costituzione che si dichiarasse o volesse essere contro qualcosa o qualcuno: né la Costituzione americana del 1787 volle essere antibritannica, né quelle rivoluzionarie francesi anti-monarchiche: erano semplicemente repubblicane. Una Costituzione è solo un patto sul presente e sul futuro di un popolo.Tutto ciò è semplicemente banale e duole ricordarlo perché il risvolto di questa tesi è un giudizio estremamente negativo sulla qualità intellettuale della sinistra italiana, che continua a sostenere la tesi - in sé bizzarra, più che sbagliata - per cui la Costituzione del 1948 è una costituzione «antifascista».Sono andato a rivedere i principali commentari alla Costituzione federale tedesca del 1949: credo che a nessun giurista tedesco sia mai venuto in mente di definire la costituzione di quel Paese (Grundgesetz, Legge fondamentale) una costituzione «antinazista». Se qualcuno lo facesse lo prenderebbero per pazzo e non certo perché in Germania non abbiano fatto i conti, come si dice, con il passato nazionalsocialista di quel Paese. Nessun giurista democratico, socialdemocratico, di sinistra, ma persino di estrema sinistra, in Germania penserebbe di qualificare la costituzione tedesca come «antinazista», pur dando per scontato, per esempio, che proprio in base alla costituzione, per le sue determinazioni positive, la Corte costituzionale di Karlsruhe ha potuto mettere fuori legge sia il Partito comunista tedesco sia un vecchio partito dichiaratamente neonazista (lo Npd). Ma non certo, si badi, perché la Corte abbia ritenuto che la Costituzione fosse «antinazista», quanto perché, in positivo, in base ai valori dichiarati nella Costituzione stessa (Stato sociale di diritto, dignità dell’uomo - Menschenwürde -, tutela e garanzia dei principi della rappresentanza e così via), organizzazioni politiche contrarie a quei valori sono state considerate come pericolose per la legalità democratica.In breve: in Germania non hanno avuto bisogno di pensare (mostruosità giuridica) ad una costituzione antinazista per mettere a tacere i neonazisti. Non a caso in Italia le banali chiacchiere sulla Costituzione antifascista producono leggi e sentenze non sempre uniformi.Sarebbe d’altro canto ora di abrogare la XII disposizione «transitoria e - non si è mai capito cosa significhi - finale» della Costituzione, la cui vigenza si è da molto tempo esaurita, essendo una norma tesa a togliere, «transitoriamente», alcuni diritti e facoltà a determinate persone, cioè ai capi del passato regime e solo di quello. Una norma di fatto superata dall’amnistia di Togliatti.Dunque, nessuna Costituzione al mondo è contro qualcosa, ma sempre e solo, per sua natura ed essenza, a favore di qualcosa. E solo da questa positività possono derivare provvedimenti giuridici limitativi di diritti (esternazione di pensieri possibilmente fautori di atti violenti o discriminatori e via dicendo). Sicché tutti i dibattiti che attualmente impazzano sulle televisioni nostrane sono solo balordaggini buone per imprecare contro qualcuno e fingere di credere in qualcosa.C’è ovviamente un altro livello distinto ma connesso: l’antifascismo non è nozione giuridica, ma è certamente una ideologia, connessa ad un fenomeno storico: il fascismo. Il fascismo, in quanto fenomeno storico, è nato e morto: 1922-1943. Già il fascismo della Repubblica sociale italiana fu cosa diversa, tanto che ad esso aderirono personaggi come Nicola Bombacci, tra i fondatori del Partito comunista italiano, che riconosceva in quel regime valori propri dell’originario socialismo dello stesso Mussolini (che pare considerasse il Partito socialista come suo «legittimo erede»; del resto si dice che avesse fatto liberare Nenni arrestato in Francia). Ma anche quel fascismo è un fenomeno storicamente estinto.Ora nei confronti dei fascismi storici è inevitabile che si diano, per chi è interessato, dei giudizi, giudizi per l’appunto storici: fu fatto questo, cosa pessima, fu fatto quest’altro, che ebbe buoni effetti sulla vita delle persone e via dicendo. Il fascismo è però anche una ideologia alla quale si richiamano determinate persone o gruppi o, meglio, «fascismo» è l’etichetta che determinate persone o gruppi danno a se stessi, si tratti di Casapound in Italia o di partiti politici per esempio in Ucraina che si richiamano al fascista Bandera. Si può certamente chiedere a qualcuno se è «antifascista» perché è contrario all’ucraino Bandera ma persino all’ebreo Jabotinsky, anch’egli teorico di un certo fascismo ebraico. Credo che la stragrande maggioranza degli italiani si dichiarerebbero senz’altro antifascisti, ma non perché la Costituzione lo impone, quanto perché è una conseguenza del proprio modo di pensare, che di fatto si oppone a un determinato modo di pensare di altri. Insomma, per essere antifascisti non c’è bisogno della Costituzione del 1948, che è stata già abbastanza maltrattata da orribili lifting che ne hanno alterato la forma e la sostanza, dalla «giustizia giusta» al terribile Titolo V sulle Regioni.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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