2018-06-02
Cosa si aspetta dai gialloblù
il popolo del Family day
È ora di superare le polemiche e mettersi al lavoro, con particolare attenzione a temi centrali come l'educazione. Per farla finita con la propaganda ideologica.È noto che quando il bimbo è nato, bello e sano, le doglie e i travagli del parto vengono rapidamente dimenticati. Auspichiamo che altrettanto accada per il nuovo governo, la cui gestazione è stata certamente complessa e difficoltosa: una ragione in più per abbandonare le paludi sterili delle polemiche e mettersi tenacemente al lavoro. Grande soddisfazione ha suscitato nel popolo del Family Day la scelta di dar vita ad un ministero ad hoc per «famiglia e disabilità», affidandolo a Lorenzo Fontana che in quel di Verona e non solo, in numerose occasioni, ha speso parole e atti politici a favore della famiglia, della natalità, dei bambini, degli anziani e dei malati, dissipando gli spettri della cultura della morte e dello sfaldamento dell'istituto familiare. Sono testimone diretto del coraggio e dell'equilibrio con cui il neoministro ha saputo coniugare l'affermazione dei valori irrinunciabili e il contrasto a ogni forma di discriminazione, avendo i piedi ben fissi nel perimetro disegnato dalla nostra Costituzione. Dall'articolo 29 che sancisce la famiglia società naturale fondata sul matrimonio, all'articolo 3 che vieta ogni forma di discriminazione «per età, sesso, cultura, condizioni personali e sociali».Certamente onerose sono le problematiche economiche, con i correlati rapporti fra stati europei, che il nuovo governo dovrà affrontare. Ma non meno importanti - proprio perché fondanti e fondativi - sono i delicatissimi temi antropologici ancora aperti. Ed è proprio guardando ad essi che larghissima parte del nostro popolo ha dato il suo consenso e sostegno alle forze del centrodestra. Memori e ben consci di una legislatura alle spalle che aveva scelto di non ascoltare la nostra voce, le nostre istanze, non sapendo far di meglio che coniare vuoti slogan del tipo «omofobi, integralisti, cattofascisti» (che offendono la dignità di chi li pronuncia ancor più e molto prima di chi li riceve), che aveva realizzato il peggior programma di governo in ordine a temi etici dal 1978 ad oggi, ci siamo rivolti a chi ha accolto e condiviso le nostre richieste, e abbiamo convintamente camminato insieme. Tanti Comuni hanno cambiato bandiera, le ultime regionali hanno visto il trionfo di candidati governatori che aveva sottoscritto il nostro patto per la vita, la famiglia e la libertà educativa, e il nostro lavoro, meticoloso e nascosto, come la tessitura di un ragno, sta dando frutti buoni per tutti. Per tutti, proprio per tutti. Vorrei chiedere a chiunque: chi ci perde se un bimbo viene salvato dall'aborto e nasce? Chi ci perde se una mamma in difficoltà riceve un assegno di maternità e se invece di costosi asili nido non prevediamo una politica che offra al bimbo il più bel asilo nido che esista: a casa con la sua mamma? Chi ci perde se manteniamo rigorosamente vietate tutte le droghe e garantiamo a ogni bimbo che abbia una mamma e un papà? Quale dignità si attenta, se si vieta senza se e senza ma l'abominevole pratica di donne comprate per dare figli ad altri? Guardiamo anche con attenzione al nuovo titolare del Miur: la nostra opposizione all' educazione di libere scelte di identità di genere, alla sessualizzazione precoce che oscura il delicato mondo della relazione d'amore, è e sarà ferma e rigorosa, dando voce a milioni di famiglia italiane che vengono esautorate da scelte educative che primariamente a loro competono. Non possiamo chiudere ricordando un'altra istanza: l'Unar, istituzione che nel recente passato ha totalmente deragliato dal suo ruolo istituzionale sostenendo progetti di propaganda che nulla avevano a che fare con la lotta alla discriminazione «per razza e religione». Al Circo Massimo ci salutammo sotto lo striscione che ammoniva «ci ricorderemo». E siamo stati di parola: referendum 4 dicembre 2017, elezioni amministrative, comunali e regionali, elezioni politiche del 4 marzo. Dunque, caro Primo Ministro, cari Salvini e Di Maio, cari nuovi ministri, grazie per il vostro aiuto e come ci sarà… «ci ricorderemo!».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)