2022-04-04
Dopo le foto choc in arrivo nuove (e inutili) sanzioni
Di fronte alle immagini di Bucha l’Ue annuncia provvedimenti. I Paesi baltici fermano il gas russo. Enrico Letta: facciamolo pure noi.Le nuove esplosioni nel villaggio di Tomarovka, nella regione russa di Belgorod, a 40 chilometri dal confine ucraino, segnano il trentanovesimo giorno di scontri armati. Detriti, riporta l’agenzia di stampa Ria Novost, sono caduti a terra. La strada è stata transennata e sono stati chiamati i servizi di emergenza. Venerdì scorso da Mosca era stato denunciato un attacco aereo ucraino su un deposito di petrolio, sempre nella regione di Belgorod. Sul fronte opposto, invece, sarebbero stati colpiti da razzi russi a Odessa dei depositi di carburante vicino al porto. Intanto, i corridoi umanitari per l’arrivo di cibo e le evacuazioni a Mariupol e Kharkiv, denuncia il capo dell’Unità di crisi di Leopoli Nataliya Smikh, sono bloccati e quello di Odessa va a singhiozzo, funziona al 50 per cento.E mentre i russi si ritirano da alcune città, le scene di orrore si moltiplicano: a Bucha sono state scoperte fosse comuni e corpi in strada con le mani legate. Cadaveri di 410 civili sono stati ritrovati, inoltre, nella regione di Kiev, stando a quanto riferito dal procuratore generale ucraino Iryna Venediktova. «I russi mirano a eliminare il maggior numero possibile di ucraini», ha commentato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Che chiede «nuove devastanti sanzioni del G7: embargo su petrolio, gas e carbone; chiudere tutti i porti ai russi; scollegare le banche russe». Subito dopo il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha chiesto di «accertare l’esistenza di crimini di guerra, atrocità che non possono restare impunite». Anche il premier Mario Draghi ha condannato in modo fermo «le immagini dei crimini commessi nelle aree liberate. Le autorità russe devono cessare subito le ostilità, interrompere le violenze contro i civili, e dovranno rendere conto di quanto accaduto». È stato il presidente ucraino Volodomyr Zelensky invece ad accusare la Russia di commettere un «genocidio per spazzare via l’Ucraina». I corpi scoperti a Bucha «sollevano serie domande su eventuali crimini di guerra», fa sapere l’Onu da Ginevra. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, si è detto «scioccato dalle immagini delle atrocità commesse dall’esercito russo». E ha fatto sapere che l’Ue «sta assistendo gli ucraini e le Ong nel raccogliere le prove da portare nelle Corti internazionali». Al pressing hanno preso parte anche il capo della diplomazia Usa, Antony Blinken, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che in tv hanno condannato le atrocità contro i civili a Bucha attribuite ai russi. Da Mosca, però, respingono le accuse. E dal ministero della Difesa bollano le foto e i video come «fake» prodotti da Kiev e dai media occidentali. Mosca ha aggiunto che la cittadina è stata bombardata dagli ucraini quando era ancora controllata dai russi. L’Ue nel frattempo lavora proprio alla messa a punto di nuove sanzioni contro la Russia, ma anche a nuovi sostegni per l’Ucraina. «Devono essere imposte sanzioni ancora più dure», ha comunicato la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, definendosi «sconvolta» per le «atrocità dell’esercito russo commesse a Bucha». Mentre si pensa a incrementare le sanzioni, però, nessuno sembra tenere in considerazione che i precedenti storici bocciano in pieno questa misura arcaica (tanto che ne parlava già Tucidide). Nicholas Mulder, un professore di Storia contemporanea della Università di Cornell, ha analizzato il fenomeno in un libro di 450 pagine, The Economic Weapon, richiamato ieri dal Sole 24 ore. Le sanzioni vengono definite come «qualcosa di più tremendo della guerra». Che l’effetto potesse essere terribile, d’altra parte, lo si era già sperimentato durante il primo conflitto mondiale, con gli imperi centrali che si trovarono senza materie prime e con i cittadini alla fame. Anche con il trattato di Versailles ne scattarono alcune: contro la Russia bolscevica (corsi e ricorsi della storia), primo caso deciso in assenza di una dichiarazione di guerra. Ne seguirono altre nei Balcani. Ma le più importanti, secondo Mulder, furono quelle contro la Germania sconfitta e soprattutto contro l’Italia per l’invasione dell’Etiopia. Le prime avevano una finalità punitiva. Le seconde miravano a far rientrare il conflitto. Non ebbero l’effetto sperato e determinarono importanti reazioni: l’autarchia e il consolidamento del nazionalismo. La conclusione di Mulder è che l’esperimento fallì. Nel dopoguerra, poi, delle sanzioni se n'è fatto un uso abbondante, tanto che nel 2015, secondo una stima dell’Onu, un terzo della popolazione mondiale era sottoposto a sanzioni. Gli insegnamenti sembrano essere puntualmente ignorati. Lituania, Lettonia ed Estonia sono i primi Paesi che dall’1 aprile hanno deciso di rifiutare il gas russo. E il presidente lituano Gitanas Nauseda ha invitato anche il resto dell’Unione europea a seguire l’esempio dei Paesi baltici. «Quante Bucha prima di un pieno embargo di petrolio e gas russo?», ha twittato il segretario del Pd Enrico Letta. Subito rintuzzato dal leader di Azione Carlo Calenda: «Belle queste dichiarazioni, Enrico. Ma hai anche un piano per sostituirlo immediatamente?». In questo scenario, poi, si è innestata la prospettiva del nucleare. Accarezzata non solo dalla Russia. Il vice primo ministro polacco Jaroslav Kaczynski, infatti, ha affermato che la Polonia sarebbe pronta al dispiegamento di armi nucleari Usa sul proprio territorio, nel caso in cui servissero per respingere la Russia.
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