
Ormai il cristianesimo è diventato un credo opinabile, flessibile e compatibile con tutto. La misericordia, però, non è zucchero filato che si regala: deriva dalla vergogna e dal pentimento.Il cristianesimo è diventato una religione molto carina, malleabile, duttile, opinabile, porzionabile, flessibile, compatibile con tutto e con tutti, vegetariana, gay friendly, sostenibile e di basso impatto, low cost, à la carte, prêt-à-porter, self service, prendi solo quello che vuoi e paghi solo quello. Il cristianesimo è diventato una religione di fiocchetti di neve (in inglese snowflake, termine che indica qualcuno che si scioglie e si spampana se solo lo guardi male) e soprattutto di pretini molto graziosi, qualcuno più patinato e qualcuno più casual, che ci presentano i loro fidanzatini ancora più carini di loro. Possiamo dire che il cristianesimo è stato portato ai saldi di fine stagione.Da Dublino ci fanno sapere che «non commettere atti impuri» vuol dire non ti mettere le dita nel naso. Mentre sprofondiamo in un cristianesimo a tinte pastello tutto carino, tondo e paffuto come lo zucchero filato con la panna montata sopra, ci sembrava di ricordare che dovevamo essere il sale della terra, qualcosa che sulle ferite brucia, ma sterilizza e pulisce: perché solo attraverso il dolore e la vergogna passa la via per la vera gloria, la redenzione, la purezza, per questo ci vuole il sale, non lo zucchero filato. Ci sembrava che Gesù Cristo a un certo punto abbia anche rovesciato tavoli e preso la gente a scudisciate e, soprattutto, si dichiarasse Figlio del Padre essendo il Padre il Dio degli eserciti e colui che ha distrutto Sodoma col fuoco.Non ci dicono però il il motivo. Probabilmente non riciclavano la spazzatura.Visto che le religioni si equivalgono, non abbiamo nemmeno più capito perché Cristo sia morto in croce, visto che fare «ooooom» sotto un sicomoro va bene lo stesso, anzi ci sembra di percepire un certo imbarazzo di alcune gerarchie davanti alle frustate, la corona di spine, i chiodi, abbiamo l'impressione che preferirebbero qualcosa di più soft e di meno impressionante, più a tinte pastello.Santa Caterina da Siena e san Paolo non li hanno ancora scomunicati quindi possiamo andare a letto con la frase leitmotiv del cattolico contemporaneo «poteva andare peggio». Quello che hanno scritto san Paolo e santa Caterina da Siena sul peccato degli abitanti di Sodoma, non riciclare la spazzatura, appunto, preferisco non scrivere nulla per evitare una terza denuncia, ma potete trovarlo agevolmente su Internet. Tutti noi che ne abbiamo abbastanza di colori pastello e misericordia tonda e paffuta, abbiamo deciso di non mollare con i nostri rosari e i nostri santini. Ci ripetiamo il salmo del buon pastore: «Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza».Quindi, secondo re Davide, autore del salmo, la misericordia divina non è zucchero filato, ma ha la forma di un bastone, che scaccia i predatori, e di un vincastro, fatto di vimini, per dare un colpetto alle pecore quando vanno nella direzione sbagliata, perché altrimenti finiscono nel dirupo o in mezzo ai lupi. Come ci siamo arrivati allo zucchero filato? E ora che abbiamo solo lo zucchero filato, chi va a tenere testa ai lupi? Impariamo a tenere testa ai lupi. Pure se fuori moda, non molliamo i nostri rosari e abbiamo tirato fuori i santini, con predilezione per i santi armati: san Giuseppe, che aveva un'ascia, perché era falegname, non fornaio o sarto, ma falegname, dato che i due misteri più belli, una donna bellissima e un bambino bellissimo, sono stati affidati a un uomo mite, ma non disarmato. Abbiamo anche il santino di san Giorgio, che è il cavaliere che ammazza con la lancia il drago, e che dovrebbe essere, secondo Chesterton, l'esempio di vita di tutti noi. Chi ama combatte. Il principio dell'amore e del combattimento non solo non sono in contrasto, ma non possono essere disgiunti.Il nostro preferito resta il santino di san Michele Arcangelo, che è quello con la spada, ma in qualche rappresentazione anche con la lancia o l'archibugio. Il santino include anche l'invocazione, che può anche avere funzione di esorcismo. La riporto qui. Just in case. Non si sa mai. Molti pastori hanno dato via bastone e vincastro in cambio di zucchero filato e panna montata. Meglio che impariamo a difenderci da soli.«Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanas aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen». («San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Comandi Iddio, che supplichevoli preghiamo: affinchè tu, Principe della milizia celeste, con la forza divina rinchiudi nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per portare le anime alla dannazione. Amen»).Buona giornata guerrieri.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).





