2023-12-26
Più sicurezza, ecco il contributo dei droni al sistema aviazione
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Secondo la più importante associazione internazionale di produttori di droni civili, Auvsi (Association for Unmanned Vehicle Systems International), questo ramo dell'industria aeronautica, che non ha ancora compiuto quindici anni di vita, ha già dato un grande contributo all'aviazione tradizionale, per intenderci quella con i piloti a bordo di aeroplani, elicotteri e dirigibili.Seppure ci fossero molti addetti ai lavori che si dichiaravano scettici al riguardo, il settore «unmanned» starebbe rendendo il volo umano più sicuro anche se, fino a oggi, nessun oggetto volante ci ha ancora consegnato la pizza dalla finestra o trasportando da una parte all'altra della città in pochi minuti sorvolando traffico e palazzi. Ci arriveremo, visti i capitali in gioco e le grandi aziende che ci stanno scommettendo, ma è importante capire come, oggi, i droni hanno già cambiato il settore della terza dimensione.Qualche esempio chiarisce lo stato di fatto: se fino a qualche anno fa soltanto i velivoli commerciali – e non tutti - potevano vantare di essere equipaggiati con l'autolanding, ovvero il sistema di atterraggio automatico, oggi questa funzione è già equipaggiamento opzionale su molti aeroplani di aviazione generale, ovvero i modelli usati per turismo, scuola e mobilità personale. A farne un prodotto certificato e di serie per prima è stato il colosso dei Gps Garmin con il suo sistema «Emergency Autoland», che funziona così: in caso di incapacitazione del pilota, cioè un malore oppure un imprevisto, il passeggero – non pilota - può sbloccare una sicura e premere un pulsante attivando l’Autoland. Il sistema sceglie l'aeroporto più raggiungibile in base alle caratteristiche dell'aeroplano, comunica l'emergenza al controllo del traffico aereo e porta il velivolo a fermarsi integro e riutilizzabile sulla pista, consentendo l’intervento di sanitari e tecnici. Alcuni degli algoritmi utilizzati derivano proprio dai sistemi di atterraggio automatico dei droni. E con il passare del tempo sempre più costruttori di aeroplani ed elicotteri stanno scegliendo questo dispositivo come opzione per i loro prodotti.Lo stesso sta accadendo nel settore elicotteristico: dopo aver fatto volare unità senza pilota, negli ultimi anni lo hanno fatto Sikorsky, Airbus, Leonardo e altri ancora, proprio l'europea Airbus Helicopters, mediante la sua controllata UpNext, ha dimostrato un esemplare di elicottero H160 con l'equipaggio a bordo, ma che per controllare la macchina volante non usava le comuni leve e la pedaliera – i comandi tradizionali chiamati passo ciclico e collettivo - bensì un tablet commerciale sul quale le fasi del volo, dal rullaggio al decollo, dalla crociera all'atterraggio, erano rappresentate da icone in un menù appositamente predisposto. Anche la pianificazione del volo, dalla scelta della destinazione all'attraversamento di diversi spazi aerei controllati è avvenuta così, sempre con un dito che tocca lo schermo per attirare e disattivare le funzioni richieste. Il pilota collaudatore era a bordo del FlightLab Vertex, così si chiama il prototipo di elicottero, pronto a prendere in mano i comandi in caso di problemi, ma tutto è andato liscio e nel cielo intorno allo stabilimento di Marignane, in Francia, si è così compiuto un collaudo davvero speciale. Tradotto in pratica, oltre a semplificare il pilotaggio degli elicotteri, questo sistema consentirà di far volare macchine volanti a decollo e atterraggio verticali anche senza piloti a bordo, proprio ciò che si prefiggono di fare gli eVtol, cioè quelli che impropriamente chiamiamo taxi volanti.Dunque, per arrivare al risultato di salire su un oggetto volante esattamente come facciamo con le metropolitane automatizzate, l'umanità è già a buon punto nel risolvere il problema tecnologico, meno riguardo quello energetico e comunicativo. Il primo, perché le batterie attuali hanno una densità energetica ridotta, circa 250Watt/ora rispetto a idrocarburi come il cherosene, e fino a quando non arriveranno a 350-500W/h i motori elettrici non potranno mai competere con le turbine; il secondo perché nel caso di un mezzo volante controllato da remoto, non ci si può permettere che tra quel tablet e il velivolo si perda il collegamento. E siccome il nostro mondo, quanto a segnali radio e radiodisturbi è saturo, la sperimentazione ora va nella direzione di rendere «robusta» la comunicazione e «stabile» il software che controlla il tutto. E poi c’è la grande questione dell’organizzazione dello spazio aereo, perché tra il suolo e poche centinaia di metri di quota opera una grande varietà di mezzi. Altri contributi dei droni all'aviazione sono stati portati in ambito aerodinamico, soprattutto per rendere le eliche più silenziose. Queste sono mediamente produttrici del 70% del rumore di un aeroplano e di un elicottero, un valore molto alto che negli aeroporti si attenua con la distanza, ma che in un tessuto urbano diventa insopportabile. Infine, c'è la sensoristica collaborante, ovvero la possibilità di installare a bordo sonde che misurano parametri utili, come la concentrazione di inquinanti. Immaginate quindi che presto siano le macchine volanti, volo dopo volo, a trasmettere questi dati a un cervellone che li elabora, controllando istantaneamente e a intervalli regolari la qualità dell'aria attraverso la quale volano. Insomma, la contaminazione dell'aviazione da parte dei droni è una imperdibile occasione di sviluppo tecnologico ed economico. Ma ha bisogno dei suoi tempi.
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)