2021-01-26
Conte punta al terzo giro di valzer. Oggi lascia, ma per tornare in sella
Dopo il Cdm di questa mattina, Giuseppi salirà al Colle cercando di ottenere il reincarico. E di riaprire il mercato delle vacche. Il M5s si stringe intorno al premier, ma Palazzo Chigi fa gola anche a Luigi Di Maio.Arrivederci o addio? Giuseppe Conte questa mattina salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio, subito dopo il consiglio dei Ministri in programma alle 9: finisce (male) l'esperienza del Giuseppi bis, e la speranza del ter è appesa a un filo. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbe conferire un reincarico al premier uscente, ma solo se Conte porterà al Colle un bel foglietto di carta con i numeri della sua eventuale nuova maggioranza. Conte avrebbe dovuto dimettersi già ieri sera, ma intorno alle 19 ha deciso di prendersi un'altra notte di tempo: «Ha lanciato», spiega alla Verità un ministro giallorosso subito dopo l'annuncio di Palazzo Chigi, arrivato alle 19 e 20, «il segnale che gli avevano chiesto i responsabili per uscire allo scoperto. Oggi sapremo se in Senato questi costruttori ci sono davvero». E se non ci sono? «Ogni giorno ha la sua pena».Conte spera dunque che la notte gli porti una quindicina di senatori per sostituire Italia viva: se così non sarà, il reincarico da Mattarella potrebbe ottenerlo lo stesso, ma solo esplorativo, con un paio di giorni di tempo per verificare se ci sono i numeri alla Camera e al Senato per varare il nuovo governo. Il mandato esplorativo, per prassi, vede il presidente incaricato svolgere in prima persona le consultazioni con i gruppi parlamentari. Immaginiamo già lo spettacolo dell'incontro tra Conte e Matteo Renzi: cosa accadrebbe? «Matteo», dice alla Verità un big di Italia viva, «non si arrenderà fino all'ultimo minuto, proverà in ogni modo a cambiare presidente del Consiglio, ma se capiremo che non ci sono margini, accetteremo il Conte ter. Non abbiamo nessuna intenzione di essere quelli che hanno portato gli italiani alle elezioni in un momento così difficile». In campo anche l'ipotesi che Mattarella proceda direttamente alle consultazioni, senza affidare il preincarico. Negli ultimi giorni, sono stati diversi i senatori tentennanti che hanno ripetuto a Conte che senza le dimissioni non ci sarebbe stata alcuna possibilità di ragionare su un allargamento della maggioranza. «Le dimissioni di Conte sono necessarie, almeno così capiamo chi è, cosa è il Conte ter», aveva detto ieri mattina a L'Aria che tira, su La 7, la senatrice dell'Udc Paola Binetti, responsabile in pectore. Da oggi, però, cambia tutto: una volta rassegnate le dimissioni, nessuno può garantire a Conte di riuscire a formare una nuova maggioranza, sia con i renziani che senza. Se non ci riuscirà, si riapriranno i giochi. Mattarella dovrà effettuare le sue consultazioni, sicuramente molto veloci, prima di sciogliere le Camere e spedire gli italiani al voto. Neanche a dirlo, di fronte all'eventualità delle elezioni anticipate, e tolta dal tavolo la «grana» Conte, nessuno può escludere che una maggioranza si riesca a formare, magari intorno a un nome «istituzionale», come Marta Cartabia, o «tecnico» come Carlo Cottarelli. Conte lo sa bene, e ieri le ha tentate tutte per non dimettersi, nonostante le sollecitazioni in tal senso che gli arrivavano dal Pd e non solo. Alla fine ha dovuto cedere: senza le dimissioni del premier non si può procedere al corposo cambio di ministri richiesto un po' da tutti, a partire dal Pd; non si può tentare di riallacciare il dialogo con i renziani; non si liberano i posti per i volenterosi che dovrebbero arrivare dal centrodestra; non si può fare praticamente niente. Alle 18, Vito Crimi ha riunito i ministri M5s, ai quali ha detto chiaramente che «al Senato i responsabili non ci sono». Alle 19.30 si sono riuniti invece i ministri del Pd, convocati dal capodelegazione, Dario Franceschini, con il segretario, Nicola Zingaretti. Lo scenario che fa venire i brividi a Conte è quello, come dicevamo, di un ritorno di Renzi in maggioranza con un ruolo determinante dal punto di vista numerico. L'ex Rottamatore a quel punto potrebbe avere gioco facile a ingolosire il M5s proponendo come premier un esponente pentastellato. Il nome caldo, ieri, per un nuovo premier M5s, era quello dell'attuale ministro allo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. «Ha un profilo riformista, e potrebbe essere gradito al Pd che lo considera affidabile», spiega alla Verità un parlamentare di maggioranza. Certo è che ieri, dopo l'annuncio delle dimissioni, sono arrivate prese di posizione esplicite a favore di un Conte ter: «Con Conte per un nuovo governo», ha twittato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, «chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l'Italia ha davanti». «Convinto sostegno a Conte», è stato espresso anche da Leu. «Il M5s», ha scritto in una nota il capo politico del M5s, Vito Crimi, «è convintamente al fianco del presidente Conte in questo momento estremamente difficile per il Paese. Siamo la colonna portante di questa legislatura: come sempre ci assumeremo le nostre responsabilità». Se le parole contano qualcosa, per Giuseppi riuscire a spuntare un nuovo incarico, con un sostanzioso cambio della compagine ministeriale, è possibile, ma gli addetti ai lavori, Conte compreso, sanno bene che una crisi non si sa mai come finisce. Non manca chi ad esempio considera Luigi Di Maio in corsa per la premiership, se Conte non dovesse riuscire a raggiungere i numeri sufficienti per il ter. Lo stesso Dario Franceschini è considerato in piena corsa per Palazzo Chigi. Da oggi Conte balla la rumba: alla consolle, Alfonso Bonafede, ex dj che ieri ha rifiutato di dimettersi, trascinando Giuseppi a un passo dal baratro.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)