
Minacciano le vie legali contro la nuova etichetta che unisce Amarone e Primitivo. Che scavalca doc e giochini di potere.L'Amarone contro mister Amarone, il Primitivo contro Bruno Vespa: il sovranismo dei consorzi mette al bando i Vip e minaccia una guerra legale combattuta Porta a Porta. Sul banco degli imputati Sandro Boscaini, l'unico che abbia quotato la sua azienda in Borsa, il presidente di Federvini che vuol dire l'associazione più forte (in termini di fatturato) del mondo alcolico e il padrone della terza Camera. La loro colpa? Aver generato un vino del tutto nuovo che però scardina i potentati burocratici e pone un interrogativo: si può in epoca di globalizzazione e di gigantismo imprenditoriale andare avanti ancora con le denominazioni territoriali chiuse in sé stesse? Bisognerebbe chiamare in causa Soren Kierkegaard e non tanto per il suo In Vino Veritas, quanto per La lotta tra il vecchio e il nuovo negozio del sapone in cui il filosofo danese si domanda come avviene il passaggio tra la vita estetica e quella etica. Stiamo ai fatti. Sandro Boscaini e Bruno Vespa, l'uno a capo di Masi Agricola, che è un colosso del vino che va dall'Argentina al Trentino passando per la Toscana, ma che di fatto è la cantina veronese che ha offerto fama mondiale all'Amarone con il suo Costasera, è l'azienda che ha creato il Ripasso (il rosso di Valpolicella ripassato appunto sulle vinacce appassite dell'Amarone) salvo poi donare la denominazione a tutti i vignaioli e che veicola i vini dei discendenti di Dante Alighieri, l'altro vignaiolo per passione con cantina a Manduria che con il suo Il Bruno di Vespa Primitivo di Manduria, curato da Riccardo Cotarella, ha portato il vino pugliese in giro per il mondo, si sono messi insieme per creare un nuovo vino, il Terregiunte, che debutterà sul mercato tra qualche settimana. Ad assembleare alcune botti di Costasera, il più noto degli Amarone di Valpolicella firmato ovviamente Masi, con alcune di Primitivo salentino, ci sono due enologi di caratura internazionale: il già citato Cotarella, leader mondiale dei tecnici del vino in quota Vespa e Andrea Dal Cin della scuderia Masi. Il Terregiunte, applaudito a scena aperta anche dai due governatori di Veneto e Puglia Luca Zaia (già ministro agricolo) e Michele Emiliano, è un vino da tavola che nasce però col chiaro intento di superare le gabbie delle denominazioni e di diventare famoso. Anche il Sassicaia, il vino toscano che segnò il boom dell'Italia suoi mercati internazionali, al debutto era un vino da tavola e la Doc gli è stata poi creata attorno su misura! Come ha ricordato Sandro Boscaini presentandolo, «l'idea di Terregiunte è di Bruno, che me l'ha proposta per creare soprattutto all'estero un'immagine nuova del vino italiano, al passo dei mercati internazionali che chiedono vini buoni, riconoscibili, che guardano alla marca, che si affezionano al brand». L'idea di unire uno dei vini più glamour in questo momento, l'Amarone, con l'immagine di uno dei territori più à la page come il Salento pugliese, appare vincente in termini di marketing. Degustato in anticipo il Terregiunte è un gran vino, il prezzo dovrebbe essere attorno ai 100 euro alla bottiglia, la tiratura limitata per offrire un'immagine dell'Italia di altissima qualità e del tutto nuova. Il che, come dice ancora Sandro Boscaini, non significa voler scardinare la piramide qualitativa, ma cominciare a ragionare dei disciplinari che vanno intesi come strumenti utili e non come camicie di forza per le aziende.Poteva una tale iniziativa restare senza risposta? A stretto giro tanto il Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria Doc, quanto il consorzio della Valpolicella che tutela anche la Docg Amarone, si sono fatti minacciosamente vivi. In sostanza con due comunicati quasi speculari dicono: non possono dire né nelle etichette, né nella comunicazione che si tratta di un blend di Amore e di Primitivo di Manduria. Anzi, soprattutto il Consorzio della Valpolicella che ha un'antica ruggine con Sandro Boscani per aver dato vita insieme ad altri al club delle Famiglie storiche dell'Amarone, sottolinea di ritenere «non corretta e quindi irrispettosa delle regole la gestione della comunicazione adottata dalle aziende Masi Agricola e Futura 14, perché lo vietano le norme comunitarie». Il consorzio aggiunge: «Nello stigmatizzare il fatto e rimandando, come di dovere, l'esame agli organi competenti, il Cda del Consorzio tiene inoltre a puntualizzare come tra l'altro non si possa nemmeno parlare di Amarone per un prodotto solamente vinificato, in quanto non ha concluso il processo di certificazione come Docg. Sorprende infine come questa comunicazione inopportuna sia stata pianificata e realizzata da professionisti e imprenditori di comprovata esperienza».Dal Consorzio del Primitivo di Manduria Doc e Manduria Dolce Dogc arriva un altro affondo un po' più in burocratese: «Il Consorzio ritiene non corrette le informazioni sin qui diffuse al pubblico, e quindi conseguentemente necessaria una significativa correzione dei contenuti comunicati». Morale: Boscaini e Vespa, a giudizio dei Consorzi, hanno fatto i furbetti. Staremo a vedere. Resta però un dato. Di recente il Consorzio Valpolicella ha dovuto correggere il disciplinare perché c'erano squilibri produttivi, ma niente ha detto quando sono comparsi in vendita Amarone sotto i 10 euro. Sarà un caso, ma in una recensione di alcuni anni fa del sito Intravino, dopo la degustazione di Amarone comprato in un discount, Fiorenzo Sartore scriveva: «Lungi da me fare illazioni, ma per spiegarvi alla veloce pare un discreto Primitivo. Gli manca allungo, classe, durata. Non è un vino sgradevole, anzi. Paradossalmente, è un rosso che vale quella cifra, ma scarsamente degno di rappresentare un Amarone». Allora però il Consorzio non fece nulla, oggi il Terregiunte non gli piace. E cosa direbbe di fronte a uno dei vini più famosi del mondo, Opus One, che si fa in California utilizzando vitigni francesi dalla collaborazione dei Mondavi con i Mouton Rotschild? Ai mercati l'ardua sentenza. Anche perché, per come sta messo oggi, al vino italiano più che pigliarsela col Terregiunte servono le mani giunte!
2025-10-31
Dimmi La Verità | Guido Castelli: «I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale»
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
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Il luogo di culto, di oltre 2.000 metri quadri, sorgerebbe al posto di un centro culturale islamico. Cittadini e centrodestra temono che il tempio causerebbe il boom di stranieri. L’eurodeputata Anna Cisint,: «Nessuno spazio senza un’intesa con lo Stato».
Nessuno nel centrodestra sostiene l’imposta sugli affitti brevi, ma qualche «manina» l’ha inserita nella manovra. A benedirla sono i primi cittadini Beppe Sala, Roberto Gualtieri e Sara Funaro.
2025-10-31
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona approda a Istanbul: dialogo tra Occidente e Grande Eurasia
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Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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