2020-10-27
Consip, l’«inaffidabile» amico di babbo Renzi
Rocco Borgia, il massone sotto processo per associazione per delinquere e turbativa d'asta, scarica il lobbista in affari con Tiziano: «Era “su di giri". Mi voleva inviare soldi a mia insaputa». Il mistero riguarda un bonifico da 20.000 euro per un'attività non specificata.C'è un mistero nell'inchiesta Consip che non è ancora stato chiarito. Un bonifico da 20.000 euro che l'avvocato Alfredo Romeo, l'imprenditore rinviato a giudizio per corruzione, avrebbe dovuto inviare a un massone calabrese, Rocco Borgia, per un'attività non meglio specificata.Attualmente Borgia è imputato a Catanzaro, in un altro procedimento, con l'accusa di associazione per delinquere insieme con altri cinque soggetti, tra cui l'ex presidente piddino della Regione Calabria, Mario Oliverio, e l'ex vicepresidente ed ex parlamentare dell'Ulivo, Nicola Adamo. In particolare il settantacinquenne originario di Melicuccà (Reggio Calabria) è sospettato di aver partecipato a una turbativa d'asta «in qualità di mediatore d'affari per conto della Cmc», la Cooperativa muratori e cementisti. Borgia è un personaggio noto ai nostri lettori. Nel 2017 lo avevamo descritto come un «misterioso massone con il diploma di perito agrario», capace di inventarsi un'attività di dirigente di Ong in giro per il mondo, nonché di consulente di importanti cooperative, dopo gli esordi da militante del Partito comunista italiano.Borgia è stato sentito nel fascicolo Consip come persona informata dei fatti a causa dei suoi rapporti con l'apprendista faccendiere Carlo Russo, già imputato nell'inchiesta ed ex stretto collaboratore di Tiziano Renzi (a sua volta indagato per turbativa d'asta e traffico di influenze illecite).Il giovanotto, dopo aver condiviso con il babbo qualche pellegrinaggio a Medjugorje, aveva iniziato a proporsi a destra e a manca come persona legatissima al Giglio magico e in particolare a Renzi senior, Luca Lotti e Maria Elena Boschi.Gli investigatori, nel settembre del 2017, pizzicano Borgia mentre passeggia per Roma insieme con Russo e un suo collaboratore. Quel giorno i tre vanno a pranzo con la ex responsabile degli immobili dell'Inps, la signora Daniele Becchini. L'appuntamento conviviale avrebbe avuto, a detta di Borgia, come menù una questione previdenziale legata a un operaio della Ceg elettronica, l'azienda di Bibbiena (Arezzo) di cui Russo era responsabile dei rapporti istituzionali. Il gip Gaspare Sturzo ha, però, individuato diverse «possibili menzogne» nella versione del consulente calabrese.Pare, infatti, che la Becchini in quel periodo cercasse il sostegno di Romeo per la sua scalata a direttore e avesse consegnato all'imprenditore «un documento riservato collegato a un progetto di cartolarizzazione degli immobili di proprietà dell'Inps».Il 26 maggio 2020, dunque, Borgia è stato risentito dai magistrati per chiarire le sue presunte bugie. E, nell'occasione, ha scaricato Russo, confermandone la taccia di millantatore che gli era già stata affibbiata dalla Procura: «Il mio giudizio personale negativo era tutto legato alla sua continua insistenza, al fatto che si vantasse continuamente dei suoi innumerevoli rapporti politici e istituzionali - non so quanto effettivi - e in particolare si pavoneggiasse delle sue relazioni raccontandomi dei loro comuni pellegrinaggi a Medjugorje e di altri personaggi di spicco del partito come Luca Lotti», ha dichiarato Borgia. Prima di fare un riferimento molto allusivo: «A me sembrava una persona particolarmente problematica, per così dire “su di giri", complessivamente privo della personalità richiesta per gestire il commerciale di un'azienda così grande e poi di scarsa attendibilità e affidabilità». Borgia avrebbe riferito alla Becchini anche che Russo era «un esaltato».Ma veniamo al bonifico misterioso. Nell'ordinanza di rigetto di alcune archiviazioni firmata dal gip si legge: «Assume il pm come tra Borgia e il numero bancario indicato nella bozza pro forma» consegnata da Russo all'imprenditore Romeo «non vi sia rapporto alcuno». E da che cosa lo deduce il pubblico ministero? Proprio dalle dichiarazioni di Borgia secondo cui «tale bozza non solo non corrispondeva a nessuna fattura mai emessa, ma che, inoltre, su tale bozza era assente l'indicazione della partita Iva e vi era, di converso, l'indicazione di una banca con cui la società non aveva rapporti». In realtà, il giudice ha scoperto che l'Iban in questione apparteneva proprio alla Sviluppo srl, il cui «dominus» era proprio Borgia.Di fronte a cotanta smentita il settantacinquenne calabrese, riascoltato dai pm, offre una spiegazione che lascia perplessi: «Non so come Russo possa avere avuto conoscenza del numero di conto corrente: certo è che nel periodo in cui mi frequentava veniva assai spesso presso la sede alla Sviluppo srl di via Boezio, si tratteneva anche per molto tempo e, ovviamente, come in qualsiasi ufficio, sul tavolo vi erano decine di fatture e documenti riportanti anche questo dato». In sostanza Russo avrebbe copiato di nascosto l'Iban della società di Borgia per poi provare a fargli mandare a sua insaputa 20.000 euro (mai inviati) da Romeo.Il verbale sintetico non riporta alcuna obiezione del magistrato di fronte a una versione tanto fantasiosa.Infine Borgia spiega perché sconsigliò alla Becchini qualunque nuovo contatto con Russo. Il motivo non sarebbe stato legato a una fuga di notizie sulle indagini, ma perché un amico imprenditore, Fabrizio D., gli avrebbe consigliato di «lasciar perdere Russo» perché «è un disturbato e un millantatore».Fabrizio D., specializzato nel portare aziende a fare affari nell'ex Unione sovietica, convocato dai carabinieri, ha confermato il pessimo giudizio su Russo, che Borgia gli aveva presentato come «un caro amico del padre di Renzi», domandogli di aiutarlo. «In particolare mi chiese di procurargli un appuntamento con il governo iraniano perché la società Ceg aveva interesse in un'attività in quel Paese […] Riuscii a esaudire la richiesta del Russo e fissai un appuntamento con dei funzionari del ministero dell'Energia a Baghdad […] Due giorni prima dell'appuntamento Borgia mi disse che Russo aveva chiesto di rinviarlo in quanto doveva andare a Medjugorje. Rimasi sconcertato […] e chiesi a Borgia di non avere più a che fare con Russo, poiché, dato l'accaduto, non lo ritenevo affidabile».Anche il presidente della Cmc avrebbe invitato Borgia a non frequentare più Russo «perché qualificato come inaffidabile».In conclusione, nel 2016, Russo sarebbe stato considerato infrequentabile da molti, ma non dal padre del presidente del Consiglio e dal Giglio magico.