2022-06-25
«Coniugi terroristi preparavano attentato in Italia». Lui in arresto, lei no
Il gip ha disposto i domiciliari per il marito e liberato la donna. Esplosivo fabbricato in casa per colpire ad agosto in Trentino.Lei, 20 anni, figlia di un imam integralista che fa il predicatore in provincia di Siena, è cresciuta a pane e Corano, lui, poco più che ventenne, radicalizzato sui canali Telegram di propaganda dello Stato Islamico, giocando al piccolo chimico sarebbe riuscito a sintetizzare fino a 400 grammi di perossido di acetone, una miscela che gli esperti chiamano «Tatp» e che «è paragonabile alla pericolosità di circa 280-300 grammi di tritolo», ha spiegato il comandante del Ros, generale Pasquale Angelosanto, che ha coordinato l’attività investigativa che ha fermato un imminente attentato in Italia. Dall’inchiesta, infatti, è emerso che la coppia, marito e moglie, entrambi kosovari di seconda generazione (sono nati in Italia), ben inseriti nel contesto sociale, di lavoro e di studio, stesse progettando un attentato in Trentino da mettere a segno nelle prossime settimane, al massimo, entro agosto. I due, indagati per associazione con finalità di terrorismo, arruolamento e addestramento con finalità di terrorismo anche internazionale, sono stati fermati il 15 giugno scorso a Rovereto, nell’abitazione che condividevano, dai carabinieri del Ros supportati dai militari del Comando provinciale di Trento, dal Gruppo di intervento speciale (Gis) e dal Raggruppamento investigazioni scientifiche, che hanno eseguito il provvedimento emesso dalla Procura di Trento guidata da Sandro Raimondi. E anche se nel corso dell’operazione sono stati sequestrati materiale informatico e prodotti chimici per la fabbricazione di ordigni esplosivi, il gip ha disposto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per lui e ha lasciato lei a piede libero, non convalidando il fermo. Stando alla ricostruzione dei carabinieri, gli indagati si sarebbero auto addestrati per compiere atti violenti in nome dello Stato Islamico. E, secondo i piani criminosi ricostruiti dal Ros, dopo il progettato attentato, sarebbero dovuti volare in Africa per unirsi ufficialmente all’organizzazione. Nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare ha avuto un peso la necessità di garantire un percorso di deradicalizzazione dell’indagato, nel quale avrà un ruolo fondamentale la famiglia di origine, che viene indicata come «perfettamente integrata nel tessuto sociale italiano». Lei durante l’udienza di convalida avrebbe spiegato i particolari che durante le indagini apparivano come indizianti. E il suo ruolo si sarebbe ridimensionato, tanto da portare lo stesso pm alla richiesta di non convalidare il fermo. Sul conto del ragazzo, invece, gli investigatori hanno prodotto un’analisi dei suoi movimenti sul web, dalla quale risulta che avrebbe visualizzato alcuni video in cui viene spiegato come realizzare perossido di acetone mescolando sostanze chimiche in una precisa proporzione. A quel punto, l’indagato avrebbe accumulato in un deposito nella sua disponibilità, al quale sono stati messi i sigilli, le sostanze necessarie per creare l’esplosivo. E dopo i corsi web di chimica si sarebbe procurato vestiario di tipo militare e si sarebbe fatto crescere la barba come gli islamisti kosovari. L’avvocato Marcello Paiar, che difende l’indagato, ha spiegato che il suo assistito ha «semplicemente partecipato a qualche conversazione online, limitandosi a ipotizzare un viaggio all’estero per cui, peraltro, non risulta aver compiuto atti preparatori». Secondo il legale «tutto si basa sull’interpretazione di conversazioni che devono ancora essere contestualizzate. Si contesta di essere di fronte a un caso di terrorismo internazionale. Naturalmente sarà il processo ad accertare le eventuali responsabilità». Ovviamente gli investigatori sono di parere contrario: «È la prima volta che in Italia ci troviamo di fronte a un radicalizzato in proprio, auto addestratosi su canali di produzione di materiale operativo dello Stato Islamico, che accantona sostanze chimiche per compiere un attentato», ha detto ieri in conferenza stampa il generale Angelosanto. Secondo il comandante del Ros, le indicazioni raccolte dal giovane «provengono da infusori del pensiero dello Stato islamico che su alcuni video in lingua inglese, francese e araba, parlano di ricette per torte, che sono in sostanza indicazioni su come confezionare un ordigno». Angelosanto ha ricordato anche che l’attentato commesso nel 2009 alla caserma Santa Barbara di Milano, con due feriti tra cui l’attentatore, un libico di 34 anni, era stato portato a termine con la stessa sostanza: «È la seconda volta che troviamo il Tatp in Italia, ma la prima in questa quantità». In Trentino la comunità è particolarmente scossa. La senatrice leghista trentina Elena Testor ha sottolineato che «i due ragazzi erano ben inseriti nel contesto sociale, di studio e di lavoro. Ciò significa che, con una legge come lo ius scholae tanto promossa dalla sinistra, questi pericolosi terroristi sarebbero stati italiani a tutti gli effetti». «È scandaloso non aver previsto il carcere o l’espulsione», ha commentato Alessia Ambrosi, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che dopo essersi complimentata con gli investigatori ha aggiunto: «È solo grazie a loro se riusciamo a reggere lo sfascio e la mancanza di controlli del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese».