Il mercato sta per essere invaso da prodotti alimentari latinoamericani di bassissima qualità. La colpa è di un accordo ratificato dalla Commissione europea, che avvantaggerà i colossi automobilistici tedeschi. Per gli agricoltori della Penisola è una condanna.
Il mercato sta per essere invaso da prodotti alimentari latinoamericani di bassissima qualità. La colpa è di un accordo ratificato dalla Commissione europea, che avvantaggerà i colossi automobilistici tedeschi. Per gli agricoltori della Penisola è una condanna.L'Europa è pronta a fregare un'altra volta gli agricoltori italiani. E stavolta la botta è di quelle pesanti. Rischiamo di essere invasi da agrumi, carne, oli vegetali, riso, verdura, pesce, alcol e zucchero che arrivano dall'America del Sud senza dazi e con scarsissime garanzie sanitarie, rischiamo di vedere legittimato il Prosecco e il Parmesan brasiliani per consentire a Volkswagen e Audi di vendere più macchine oltreoceano e alle finanziare mitteleuropee di conquistare i mercati assicurativi e bancari. Tutto questo si chiama Mercosur ed è la minaccia più forte che l'agricoltura italiana abbia mai subito. Verrebbe da chiedere ai 5 stelle e al Pd che hanno consentito, complice Forza Italia, l'elezione della vice di Angela Merkel, o se preferite della ventriloqua dell'asse franco-tedesco, Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea se hanno qualcosa da dire agli agricoltori italiani (e pure francesi) che rischiano di essere spazzati via da un accordo che Jean Claude Juncker in uscita ha ratificato in tutta fretta.La neopresidente della Commissione vuole, anzi deve, perché questo è il diktat che viene da Berlino, dare continuità a quell'accordo. Se le forze politiche che l'hanno votata fossero state un po' più attente si sarebbero accorte che lei non ha speso una parola sull'agricoltura, salvo annunciare una rimodulazione di fondi di coesione. Per l'Italia significa: vi daremo dai 4 ai 6 miliardi in meno, togliendoli dai fondi per lo sviluppo rurale. Eppure l'agricoltura rappresenta ancora il 65% del bilancio comunitario. Ma c'è qualcosa di più che rivela l'enorme contraddizione della neopresidente: si è sperticata sui cambiamenti climatici per ingraziarsi i voti dei verdi, ma sta per ratificare un trattato che serve ai tedeschi a vendere più automobili inquinanti (il dieselgate è stato messo a tacere, ma esiste eccome) in cambio di importazioni di prodotti che si fanno deforestando l'Amazzonia. Chi ci rimette in tutto questo: l'agroalimentare italiano, il più produttivo in termini di valore aggiunto di tutto il continente. L'accordo Mercosur, che viene dopo il Ceta (altro disastro per l'agricoltura italiana), è la dimostrazione di come la Germania comanda in Europa, Emmanuel Macron, che pure si era pronunciato contro, s'accoda e tutto il resto è contorno. Che il Pd abbia votato questa ennesima genuflessione a Berlino non fa scandalo: l'olio tunisino, così come gli agrumi egiziani, i pomodori marocchini, le nocciole turche, ci hanno invaso con il beneplacito del Pse di cui era capogruppo Gianni Pittella (Pd); il riso birmano ha rischiato di mandare in fallimento la nostra che è la prima risicoltura d'Europa con i voti del Pd e il plauso dell'attuale presidente del parlamento europeo, David Sassoli (Pd). Fa un po' più strano che non se ne siano accorti i pentastellati che fino a qualche mese fa vedevano lo strapotere di Bruxelles come il fumo negli occhi e sul Mercosur avevano annunciato le barricate. A richiamare sui rischi per l'agricoltura e l'agroalimentare del nostro Paese ci pensa Luigi Scordamaglia, presidente di Filiera Italia. «Jean Claude Juncker sta concludendo il suo mandato con un danno enorme all'Italia e la neopresidente continuerà su quella linea. Hanno salutato come un grande accordo il trattato Mercosur che da vent'anni aspettava una conclusione. È un'accelerazione che la Germania ha chiesto e loro hanno eseguito. Ma la posta in gioco è pesantissima. Si concedono importazioni a dazi ridottissimi di enormi quantità di prodotti agroalimentari a fronte di concessioni minime per i prodotti europei. Fissato a 99.000 tonnellate di carne bovina, infatti, il quantitativo esportabile dai Paesi del Mercosur a dazi ridotti, 180.000 tonnellate per il pollame e 60.000 tonnellate per il riso. In cambio di cosa? Di appena 30.000 tonnellate di prodotti caseari e una tutela tutta da capire di 357 denominazioni di origine da attuare in nove anni senza nessun impegno a rimuovere le barriere non tariffarie che oggi ne impediscono di fatto l'accesso». Tradotto significa, ci stanno fregando e l'Italia non ha nessuna voce in capitolo a Bruxelles. Il ministro dell'Agricoltura e del Turismo, Gian Marco Centinaio, sul Mercosur è ultimativo: non passerà. Ma oggi si rende indispensabile costruire un fronte comune con almeno Francia, Polonia e Irlanda che sono i Paesi più danneggiati per respingere questo trattato. E l'Italia deve puntare ad avere il commissario all'Agricoltura, altrimenti la diplomazia europea distruggerà il nostro settore primario.La storia del trattato Mercosur (l'area di libero scambio tra Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) è annosa: vent'anni ci sono voluti per metterlo in piedi. E l'Europa si è sempre mostrata diffidente perché gli standard qualitativi non sono per nulla paragonabili. Fino a quando la Germania che ha visto diminuire le importazioni di auto dalla Cina negli ultimi mesi non ha detto a Juncker: chiudi perché dobbiamo vendere le auto. E così è stato. Il 28 giugno scorso è stato siglato l'accordo. Più che enfatici i toni del presidente uscente della Commissione europea che ha parlato di «accordo storico» e se l'è presa pure con Donald Trump affermando: «Noi mettiamo le regole». Quali regole? A sentire la commissaria al commercio dell'Ue, anche lei uscente, Cecilia Malmstrom, «si crea un'area di libero scambio di quasi 800 milioni di persone, le imprese risparmieranno fino a 4 miliardi di dazi e si fissano standard molto elevati sui diritti dei lavoratori e il rispetto ambientale». Sicuri? La verità è che l'Europa venderà più auto e più servizi, compresi quelli finanziari, ma sarà invasa dalle produzioni agricole di questi Paesi. Per la zootecnia italiana è mortale. Il Brasile produce carne deforestando l'Amazzonia, impiega manodopera minorile, e non ha mai limitato la produzione di gas serra (lo stesso vale per l'Argentina). Ma la neopresidente von der Leyen ha tuonato contro «i cambiamenti climatici», evidentemente ritenendo che solo l'Europa debba farsene carico. La verità è che con questo accordo Mercosur portiamo in Europa produzioni di scarsa qualità che contraddicono la scelta fatta in particolare dall'Italia nelle produzioni zootecniche. Basti considerare che l'Assocarni ha presentato fin dal 2016 il progetto carni sostenibili che significa contenimento delle emissioni, ridotto consumo di acqua, miglioramento qualitativo e ridotto consumo di carne all'interno della dieta mediterranea, allevamento con totale rispetto del benessere animale. Il comparto delle carni in Italia vale all'incirca 40 miliardi di euro e dà lavoro a 180.000 persone, ma gli allevamenti sono in continua contrazione e il consumo anche se stabilizzato si è fatto più responsabile e selettivo. Peraltro la zootecnia italiana, che ha avuto un fortissimo contraccolpo dalle sanzioni alla Russia, sta cercando nuovi sbocchi di mercato in Usa e con l'accordo Mercosur viene messa in grave difficoltà. L'allarme lo ha dato la Coldiretti, che sottolinea: «Dopo il più grande scandalo mondiale sulla carne avariata che ha coinvolto il Brasile a preoccupare è il via libera all'ingresso nei confini europei di un contingente agevolato di 99.000 tonnellate di carne bovina, ma anche un quantitativo enorme di pollame con gravi preoccupazioni per l'aspetto sanitario».Contro l'accordo Mercosur si è pronunciato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, per il quale «la Commissione ha già fatto concessioni rischiose per la stabilità di alcune produzioni zootecniche, per lo zucchero e il riso. Inoltre sembra non sia prevista per i vini italiani ed europei la completa liberalizzazione in tempi brevi del mercato Mercosur. Non sembra neppure scontato il riconoscimento e la tutela della Denominazione d'origine protetta Prosecco». Va ricordato che in Brasile spopola lo «Espumante Garibaldi Brut Prosecco», prodotto dalla cooperativa vinicola Garibaldi, nel Comune brasiliano di Garibaldi nella zona del Rio Grande do Sul. Un ulteriore rischio è quello legato al riso perché dopo aver ottenuto lo stop alle importazioni selvagge dalla Birmania e dal Vietnam ora c'è un nuovo assalto da parte del Paraguay, che si accinge a esportare in Europa 45.000 tonnellate di riso senza dazio. «C'è una cosa sola da fare», dice Luigi Scordamaglia, «bocciare subito in Parlamento l'accordo. Perché c'è un'insidia forte. Se si tratta di un accordo con associazione del Mercosur alla Ue è possibile che si ponga il veto perché serve l'unanimità dei Paesi Ue per la ratifica, ma se è un semplice accordo bilaterale allora basta la maggioranza. E bisogna che l'Italia insieme a Francia, Polonia, Irlanda e possibilmente Spagna blocchi subito prima con un voto dei parlamenti nazionali e poi a Bruxelles questo patto scelerato». Per il ministro Gian Marco Centinaio «questo accordo è come una pistola puntata alla tempia dell'agricoltura italiana. Sono fortemente preoccupato e ci opporremo in tutti i modi». Ma a giudicare come sono andate le votazioni per la von der Leyen non è detto che questa sia la posizione di tutto il governo. (3. Continua)
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