2021-06-20
La comunione a Biden agita i vescovi Usa. Il Papa: «Siete casta»
La conferenza episcopale americana sconfessa la linea di Antonio Spadaro. Francesco risponde criticando il clericalismo.I vescovi statunitensi tengono il punto. La conferenza episcopale americana ha votato a favore della stesura di un documento sul valore dell'eucarestia: un documento che potrebbe includere il divieto di somministrare la comunione ai politici cattolici abortisti, ponendosi così sulla scia del memorandum di Joseph Ratzinger del 2004. Il testo sarà redatto nel corso dell'estate, mentre la sua approvazione è prevista per novembre. Un problema di non poco conto per Joe Biden: secondo presidente cattolico della storia americana e, al contempo, collocato su posizioni nettamente favorevoli all'interruzione di gravidanza. Il voto episcopale rappresenta una sconfessione della linea assunta dal direttore della Civiltà cattolica, il gesuita Antonio Spadaro, il quale si era mostrato molto scettico verso l'ipotesi di negare la comunione a Biden, paventando «l'accesso all'eucarestia come arma politica». Una sconfessione tanto più eclatante alla luce del fatto che la stesura del documento è stata approvata a schiacciante maggioranza (con 168 favorevoli, 55 contrari e 6 astenuti). E proprio dal fronte gesuita stanno arrivando le reazioni più critiche al voto della conferenza episcopale. Il consultore del dicastero per la Comunicazione del Vaticano, padre James Martin, ha twittato: «È interessante notare che alcuni degli stessi vescovi che hanno incaricato i loro sacerdoti di obbedire al documento della Congregazione per la dottrina della fede che impedisce ai sacerdoti di benedire le unioni omosessuali hanno ignorato la lettera della Congregazione per la dottrina della fede che mette loro in guardia contro l'approvazione proprio del tipo di documento che hanno appena votato di redigere». Il riferimento è alla lettera con cui il prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il cardinale gesuita Luis Ladaria, aveva esortato a maggio i vescovi d'Oltreatlantico a un'estrema cautela sul caso della comunione ai politici cattolici che sostengono provvedimenti contrari alla dottrina. Il prelato aveva sostenuto infatti di temere che una condotta troppo severa potesse rivelarsi «fonte di discordia piuttosto che di unità». Proprio ieri inoltre Francesco ha invitato a «superare la piaga del clericalismo che pone una casta di sacerdoti sopra il popolo di Dio». Parole che qualcuno ha letto come un riferimento alla questione statunitense. Ricordiamo che, tre settimane fa, Biden ha espunto dalla propria proposta di budget l'emendamento Hyde: un dispositivo legislativo volto a limitare l'impiego di fondi pubblici per l'interruzione di gravidanza. Nonostante fosse uno storico sostenitore di quella norma, Biden la sconfessò nel giugno 2019 a seguito delle pressioni della sinistra dem. Proprio per questo, un anno dopo, durante la corsa per la Casa Bianca, avrebbe ottenuto un endorsement dalla controversa onlus Planned parenthood. Tutto questo non gli ha però impedito di diffondere spot elettorali in cui citava Giovanni Paolo II ed esibiva rosari. Proprio lui che, commentando il voto dei vescovi, l'altro ieri ha dichiarato: «Questa è una questione privata». Insomma: se serve a prendere voti, la fede deve avere una dimensione pubblica (e ostentatamente mediatica), ma quando si è richiamati a osservarne coerentemente i principi diventa una «privata» o, come suggerito dal New York Times, una strumentalizzazione ad opera di «vescovi conservatori» allineati a Donald Trump (che non è cattolico e, pur ricevendo elogi per la sua linea antiabortista, fu biasimato dall'episcopato americano in materia di politica migratoria). Nel mirino dei critici si sono intanto ritrovati alcuni alti esponenti della conferenza episcopale (come il suo presidente José Gomez). Ma tra i fautori della linea morbida si ravvisa qualche aspetto problematico. Molte delle critiche mosse a quei vescovi che chiedono «coerenza eucaristica» appaiono un po' strane: come abbiamo visto, tale richiesta viene infatti generalmente contestata in base a criteri, per così dire, di opportunità politica, ma non viene granché discussa nel merito. In questo quadro, la succitata critica di Martin non coglie nel segno, perché mette sullo stesso piano un documento di contenuto dottrinale con una lettera in cui si trovano, per l'appunto, considerazioni di opportunità politica. Pur di evitare polemiche, si cerca così di disinnescare il dibattito alla radice. Eppure è stato proprio Francesco più volte nel suo pontificato a difendere il valore della parresìa: quel parlare, cioè, in modo franco, che il pontefice invocò per esempio in apertura del sinodo sui giovani nell'ottobre 2018. Bisognerebbe quindi chiedere agli odierni critici della conferenza episcopale americana perché ora quella parresìa susciti scandalo.