2024-04-16
Il Comune sfrutta le deroghe all’Area B per sorvegliare la vita dei milanesi
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Ansa)
Per chiedere di poter accedere al capoluogo con un diesel serve dire il varco che si attraversa: alla faccia della libera circolazione.Lo stile è ancora quello dei Dpcm di pandemica memoria, ora applicato dalla giunta Sala agli automobilisti. Fino al gennaio scorso, per poter circolare anche con una vettura diesel Euro 5, la meno inquinante tra le auto proibite, era necessario registrarsi ai portali internet delle Aree B e C, comunicando i propri dati e la targa. Bontà loro, le giornate di libera circolazione per i residenti proprietari di Euro 5 in Area B erano 50 e bastava transitare dai varchi per vedersi scalare il bonus sul sito. Una seccatura, ma almeno la fatica di contare i passaggi la faceva il portale.Le cose sono peggiorate e oggi serve chiedere la deroga per usare le giornate a disposizione dei residenti, che sono soltanto 25 (da settembre 2023); intanto, da febbraio il portale è stato resettato, così è necessario ricompilare la registrazione, controllando ancora i propri dati per, poi, inserire una sequenza di informazioni che fanno nascere dubbi sulla costituzionalità di quanto viene chiesto.Intanto, per accedere, niente più nome e password: ci vuole lo Spid, il diabolico sistema d’identità digitale, peraltro già prossimo alla rottamazione, che in epoca di Covid ha visto milioni di italiani prendere appuntamento alle Poste per avere riconosciuto il fatto di essere sé stessi. E poi, comunque, per circolare a Milano in deroga nell’Area B, dall’autunno scorso bisogna notificare entro 24 ore che ci si «gioca» uno dei 25 bonus, in pieno stile green pass. C’è da chiedersi come possa fare tutto questo una persona non informatizzata, magari anziana, ma tant’è, il gioco dell’oca organizzato dall’assessorato alla (fu) mobilità, che non è stato realizzato gratuitamente per i contribuenti, non è finito. Nel portale, trovare la pagina giusta è poco intuitivo, anche perché non è ben evidenziato il punto da cliccare per essere indirizzati direttamente verso la compilazione della richiesta di permesso. Non bisogna arrendersi, così il cittadino milanese inserisce nuovamente veicolo e targa; quindi, sceglie il tipo di ingresso (Area B o C), la data di inizio e fine del permesso stesso, poi indica il motivo della richiesta esclusivamente tra quelli che prevedono la deroga.Si va da «ambientale» a «acquisto veicolo nuovo» fino a «deroga abbonato parcheggio di interscambio», scegliendo tra una dozzina di voci e diverse località, da Rogoredo a Famagosta, dichiarando perciò anche dove si va, con buona pace della Costituzione e della libera circolazione sul territorio nazionale. Non è finita: si passa alle scelte riguardanti la categoria, dove si dichiara se si è oppure no residenti con veicolo di proprietà. Praticamente una fotografia dello stato del cittadino e delle sue intenzioni. Seppure in modo informatizzato, il modo è quello delle autocertificazioni alla Giuseppe Conte maniera che ci funestavano l’esistenza nel 2020.Comunque, fatto anche questo, il diabolico sistema chiede a sorpresa di allegare la carta di circolazione della vettura, operazione che il più delle volte comporta un’imprevista discesa in garage e la ricerca di uno scanner per digitalizzare il documento, oppure il mettersi a fotografarlo con il telefonino per spedirlo a sé stessi nella posta elettronica. Da qui, poi, si potrà ricaricarlo nella pagina del portale. Chi non è «smart» è fregato. Se l’operazione va in porto, si consiglia di fare un’immagine del permesso e spedirla sul telefonino in modo che, se fermati dalla polizia locale, si potrà dimostrare d’aver seguito la legge. Non arriva alcuna notifica sul telefono, né nella casella di posta. Tra tutto, salvo errori, sono state navigate sei pagine web, alcune dense di spiegazioni riguardanti le deroghe possibili, dai turnisti ai volontari di associazioni in servizio, che comunque dovranno seguire la trafila.Per finire, occhio a chiudere inavvertitamente la pagina elettronica: collegandosi di nuovo, si riparte dallo Spid. Eppure, in fatto d’emissioni, le vetture Euro 5 sono identiche alle Euro 6 salvo nella quantità di ossidi d’azoto. Ma, contrariamente a queste ultime, non utilizzano urea per abbattere le emissioni, la sostanza chimica che viene iniettata nello scarico per pulire i gas. Prima di trasportarla con i camion presso le stazioni di servizio che la vendono, per produrla si parte dall’ammoniaca, anch’essa da fabbricare e trasportare; quindi inquina perché serve energia elettrica come per mantenete attivo 24 ore al giorno il complesso portale internet dei permessi. E l’energia necessaria per un’ora di connessione internet, tra sito, rete e terminale, per chi non ha centrali nucleari da sfruttare, produce la stessa CO2 emessa per fare circa 45 minuti con una vettura di cilindrata media.Ma allora a che serve tutto questo? Su questa vicenda, in Consiglio comunale il capogruppo di Fratelli d’Italia, Riccardo Truppo, ha preparato una mozione chiedendo al sindaco e alla giunta di impegnarsi «a rivedere le procedure attuali per l’accesso alle deroghe previste per l’accesso in Area B dei veicoli a motore Euro 5 diesel al fine di semplificarle». Vedremo la risposta.