2024-10-05
La commissione tenta di inchiodare Conte. «Lo convocheremo»
L’ex premier si è inserito nella bicamerale per non essere audito. Ma la prossima settimana gli onorevoli chiederanno di sentirlo.«Pensano di mettermi in difficoltà. Ebbene, eccomi qui», segnalava qualche giorno fa sui social Giuseppe Conte, presentandosi alla prima riunione della commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. Con l’abituale sfrontatezza si descriveva «puntuale, a testa alta. Io non scappo di certo. Allo stesso modo in passato sono andato di fronte al tribunale a spiegare le scelte fatte in emergenza e le accuse sono state tutte archiviate». Chissà se l’ex premier ostenterà la medesima sicurezza, quando verrà convocato a fornire informazioni e chiarimenti sulla gestione della pandemia. Le richieste di audizione saranno presentate la prossima settimana, ma già è trapelato che l’attuale leader del M5s sarà sentito dopo le associazioni dei familiari delle vittime del Covid, dei medici e delle forze dell’ordine. Un membro di commissione che finisce in audizione? Sarebbe la ciliegina sul boccone di torta avvelenata pronto da servire a Conte, che rifiuta di riconoscere l’incompatibilità della sua presenza nella bicamerale. Perché se davvero vuole collaborare alla ricerca della verità, come sostiene, non dovrebbe rifiutarsi. Ma allora perché entrare a far parte della commissione, quando poteva essere audito in ogni caso? Se invece non accettasse di farsi interrogare, eccependo l’impossibilità di sentire un commissario, cadrebbe il castello di carta a difesa di un suo vero intento, ovvero farsi scudo della commissione per non rispondere. In ogni caso, l’ufficio di presidenza dovrà discutere dell’incompatibilità di un ex premier a fare il controllore di sé stesso. E l’incompatibilità, se viene sollevata, la decide il presidente della Camera di appartenenza, cioè Lorenzo Fontana. Giorni contati, dunque, per smascherare le reali intenzioni dell’ex presidente del Consiglio durante la prima fase della pandemia.«Appare un assurdo logico, prima ancora che giuridico, che tra i componenti una commissione parlamentare d’inchiesta sia anche chi è stato protagonista di fatti e condotte che costituiscono l’oggetto dell’inchiesta», scriveva pochi giorni fa Vincenzo Baldini, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, con chiaro riferimento a Giuseppe Conte. Il professore aggiungeva al suo commento su X che una simile condizione «lascia rappresentare il sistema politico come una ingarbugliata ragnatela di sotterfugi, anche normativi, per eludere responsabilità politiche e istituzionali. La democrazia messa in ginocchio». La presenza di Conte tra i parlamentari che indagheranno sulla gestione della pandemia sconcerta ogni persona perbene. Con quale faccia tosta l’ex presidente del Consiglio, che a gennaio 2020 dichiarava: «Tutti i protocolli di prevenzione sono stati attivati. L’Italia in questo momento è il Paese che ha adottato misure cautelative all’avanguardia rispetto agli altri, misure incisive», mentre non esisteva alcun piano pandemico, può sedere in una commissione d’inchiesta? «È uno dei principali responsabili della gestione pandemica, con decisioni che hanno ignorato il Parlamento e la nostra Costituzione. È come se fosse imputato e giudice», osserva Pierumberto Starace, avvocato cassazionista. «È la cosa più normale, se non banale, che la persona il cui operato deve essere valutato da una commissione, non possa far parte di quell’organo», riassume l’avvocato Renate Holzeisen. «Solo Conte vuol fare credere che non ci sia incompatibilità». Alessandra Devetag, già membro dell’Osservatorio legalità costituzionale del Comitato Rodotà, costituitosi subito dopo l’adozione dei primi provvedimenti del governo Conte, ricorda che «il Codice di procedura penale dedica un capitolo intero al tema della incompatibilità del giudice, e la Corte costituzionale è intervenuta ampliando, nel corso degli anni, le condizioni in cui ha l’obbligo di astenersi. Basta che, ad esempio, il giudice abbia avuto conoscenza del reato anche in fasi iniziali del procedimento o abbia già manifestato un’opinione sui fatti reato. Qui, invece, è l’imputato che giudica sé stesso», conclude il legale. Commenta l’avvocato Mauro Franchi di Praesidium osservatorio giuridico in Parma e componente di Sindacato d’Azione: «Si tratta di un capovolgimento dei principi fondamentali di giustizia, di imparzialità e di trasparenza. Se Conte si erge a giudice della sua stessa opera, che cosa deve aspettarsi il cittadino? Una conclusione equa dei lavori della commissione o un tentativo di auto assoluzione mascherato da legalità?». L’ex premier è uomo di legge e sono proprio i suoi «colleghi» a essere tra i più arrabbiati. «Impossibile non vedere il palese conflitto di interesse tra il privato cittadino Conte a non essere indagato per omicidio doloso (con dolo eventuale) e l’interesse pubblico alla disamina degli avvenimenti, delle azioni e delle responsabilità di coloro che hanno gestito l’emergenza pandemica», tuona Frida Chialastri, avvocato internazionale per i diritti umani, prospettando il pericolo che venga «insabbiato» quanto è accaduto durante l’emergenza sanitaria.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)