2021-09-08
La «nuvola di Stato» ricorda più un cumulo
Vittorio Colao (Ansa-IStock)
Dopo aver promesso di partire entro luglio, ieri Colao ha rilanciato il cloud nazionale, fiore all’occhiello del Pnrr: «Non sarà il solito bando. Aspettiamo proposte da pubblico e privato». Ma così rischia di essere un «dentro tutti» anziché una gara...Era il 4 aprile quando il ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, lanciava l’allarme sulla Pa. «Il 95% dei sistemi digitali della pubblica amministrazione è facile preda degli assalti hacker», spiegava l’ex capo di Vodafone confermando la volontà di chiudere al più presto la partita del cloud nazionale. Il capo di gabinetto del neo ministro, Stefano Firpo, in un evento pubblico all’ambasciata francese di Roma datato maggio ha per primo fissato il paletto. Annunciando per fine giugno l’avvio del polo strategico della Pa. Il riferimento è allo stanziamento dei primi 900 milioni di euro per migrare una serie di attività. Prodromiche all’intero progetto di digitalizzazione che a spanne cuba un investimento di circa 6,7 miliardi di euro. A giugno è intervenuto direttamente Colao. In una intervista ha detto perentorio: «Si parte, entro luglio i primi bandi». Nel frattempo è stata hackerata la piattaforma sanitaria della Regione Lazio con danni ancora da valutare, o meglio da rendere noti. Attività illecite anche contro il sistema toscano e migliaia di intrusioni spesso tracciate solo a livello statistico. Insomma, sull’allarme Colao ci ha visto bene. Sui tempi della nuvola di Stato non altrettanto. Luglio è passato in silenzio, agosto è passato per via delle ferie e ieri il titolare della Transizione ha tenuto una conferenza stampa per rilanciare il progetto nazionale del cloud. «Una casa moderna per i dati di tutti gli italiani», ha esordito ieri Colao al fianco del delegato alla sicurezza, Franco Gabrielli, e del nuovo direttore della Agenzia per la cybersecurity, Roberto Baldoni, giusto per avviare il lancio dell’iniziativa e dettare il nuovo timing. Entro la fine del 2021 si procederà a pubblicare il bando di gara per la realizzazione del Psn, il Polo strategico nazionale. L’aggiudicazione dovrà avvenire entro la fine del 2022. Per quanto riguarda la creazione del Polo strategico nazionale «non è la classica gara», ma «ci aspettiamo che ci arrivi, da soggetti pubblici e privati, una proposta che sia coerente con i requisiti di sicurezza e di funzionalità richiesti», ha spiegato il titolare del ministero dell’Innovazione che ha più volte ribadito che a fare la differenza saranno «le competenze». E poi, continuando con l’analogia con cui ha aperto la conferenza, ha sottolineato: «Se qualcuno ci propone la casa intera faremo la casa intera, altrimenti andremo mattone per mattone». Un approccio quanto meno anomalo. In pratica Colao non ha smentito le indiscrezioni uscite negli ultimi mesi, né tanto meno le dichiarazioni di manager come Alessandro Profumo. In pratica la gara-non-gara prevederebbe un coordinamento di Cdp con un ruolo primario di Leonardo e Tim. E di tutti coloro che avanzeranno nelle prossime settimane le proprie proposte. Unica novità di ieri - va segnalato - le informazioni fornite ai diretti interessati sulle chiavi di criptazione sui modelli da applicare. In pratica grazie alla supervisione dell’Agenzia di Baldoni si è deciso che i dati veramente sensibili sono circa il 4% del totale. Un passaggio atteso che servirà a dipanare i percorsi di creazione del futuro cloud. Resta però una domanda di fondo: gli altri player parteciperanno sotto il cappello di Cdp-Tim-Leonardo o saranno in concorrenza? Ad esempio Fincantieri, che per prima si era mossa con un accordo triplice con Amazon e Almaviva, ha deciso di sfilarsi. Non potrebbe andare in conflitto con il proprio azionista. Che faranno Aruba e Fastweb? Come si incastreranno con il Polo le attuali gare Consip di cui a breve avremo il nome dei vincitori? Sarà una gara oppure un invito a tutti a partecipare, una sorta di mucchione industriale? Gli interrogativi non sono un mero esercizio linguistico. Così come è impostata, la pratica rischia di impelagarsi nelle maglie della giustizia amministrativa. Se qualcuno ritenesse di essere escluso anche solo dal flusso informativo e decidesse di fare ricorso, il progetto dovrebbe fermarsi. Ricordiamo che sono soldi del Pnrr e quindi sotto l’attento occhio dell’Ue che più volte ha fatto sapere che alla prima grana giudiziaria interverrebbe con la mannaia. E il polo nazionale è il fiore all’occhiello del progetto di rilancio del Pnrr. Se qualcosa andasse storto sarebbe anche un peccato enorme, visto che il progetto porta con sé una delle principali innovazioni delle istituzioni italiane degli ultimi decenni. La scelta del governo, e di Gabrielli nello specifico, di creare l’agenzia unica sulla cyber security è quanto mai opportuna. Finalmente Roma ha capito l’importanza del comparto per lo sviluppo del Paese e per lo sviluppo della nostra sicurezza nazionale.