2024-12-26
Cocktail letale uccide nel Sudest asiatico
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I fiori lasciati in omaggio a Bianca Jones e Holly Bowles, le due turiste australiane morte per avvelenamento da metanolo in Laos a novembre (Ansa)
In alcuni Paesi mete delle nostre vacanze continuano a esserci casi di avvelenamento da metanolo con i turisti ignari che rischiano seriamente la vita. L’ultimo fatto di cronaca che ha acceso i riflettori su questo pericolo è accaduto in Laos dove lo scorso novembre sono morti sei turisti.Si può morire per bere un drink? In alcuni Paesi purtroppo accade ancora e il colpevole si chiama metanolo. Si tratta di una sostanza tossica per l’essere umano, contenuta negli antigelo e anche usata nelle vernici e nei liquidi delle fotocopiatrici. Tuttavia, in alcune aree del mondo il metanolo viene utilizzato per alterare le bevande alcoliche, risultando spesso fatale per l’uomo.L’ultimo fatto di cronaca che ha acceso i riflettori su questo pericolo è accaduto in Laos lo scorso novembre quando sei turisti sono morti per sospetto avvelenamento da metanolo. Le vittime di giovane età e di nazionalità diverse (due australiane, due danesi, un americano, un britannico) erano in vacanza nel Paese del Sudest asiatico, nella località di Vang Vieng, una meta abbastanza gettonata per i viaggiatori con zaino in spalla, distante circa due ore dalla capitale Vientiane. Alcuni dei turisti sono stati trovati morti nella loro camera presso l’ostello Nana, mentre le due donne australiane, che soggiornavano nella stessa struttura, sono state trasportate in ospedale in Thailandia dopo aver accusato malori per poi morire qualche giorno dopo. Il gestore e sette dipendenti dell’ostello sono stati arrestati e interrogati, mentre continuano le indagini. Il direttore della struttura ha negato la sua colpevolezza, raccontando di aver offerto shot di vodka a oltre 100 ospiti senza che accusassero sintomi e quindi le vittime avrebbero passato una serata fuori per poi fare rientro la mattina presto. Mentre si tenta di far luce sul caso, diversi Paesi tra cui Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda hanno messo in guardia i viaggiatori sul pericolo di avvelenamento da metanolo in Laos. Lo stesso portale della Farnesina, Viaggiaresicuri.it, riguardo al Paese del Sudest asiatico avvisa: «Prestare la massima attenzione nel bere bibite e alcolici sfusi, specie in locali e bar meno noti/attrezzati, prediligendo il consumo di lattine e di bottiglie sicure e sigillate». I medici dicono che 25 millilitri di alcol metilico possono risultare fatali, con i sintomi che possono manifestarsi anche 24 ore dopo e includono: nausea, vomito, dolore addominale fino a problemi respiratori. Non è facile accorgersene immediatamente, come ha spiegato il professore di ecotossicologia molecolare al King's College di Londra, Christer Hogstrand, interpellato dalla Bbc: «Il metanolo è come l'alcol nei nostri drink: è incolore e inodore. Ma il suo impatto sugli esseri umani può essere mortale», aggiungendo anche che «non è raro anche nell'alcol distillato in casa». Se l’avvelenamento viene diagnosticato entro 30 ore possono essere scongiurati gli effetti peggiori, altrimenti se non si interviene in tempo, il tasso di mortalità si attesta tra il 20% e il 40%. Un docente dell’università di Newcastle, Christopher Morris, sempre alla Bbc ha spiegato: «Il formiato, che è la principale tossina prodotta, agisce in modo simile al cianuro e blocca la produzione di energia nelle cellule e il cervello sembra essere molto vulnerabile», concludendo: «Ciò porta al danneggiamento di alcune parti del cervello. Anche gli occhi vengono colpiti direttamente e ciò può causare la cecità che si riscontra in molte persone esposte ad alti livelli di metanolo».È soprattutto in Asia, ma anche in America latina e in Africa che si registrano casi di avvelenamento da metanolo, essendo anche luoghi dove non ci sono regolamentazioni stringenti per arginare il fenomeno. «Spesso produttori senza scrupoli aggiungono il metanolo alle bevande perché più economico» racconta un funzionario diplomatico occidentale alla Bbc. Medici senza Frontiere (Msf) monitora i casi di avvelenamento da questa sostanza a livello globale e i luoghi più colpiti sono Indonesia, India, Cambogia, Vietnam, Filippine, ma anche Russia, Bangladesh, Kenya, Cina e Iran. E accade anche frequentemente: nel solo mese di dicembre il portale di Msf riporta casi di sospetto avvelenamento da metanolo in Indonesia, Pakistan, India, Libia, Fiji. Anche se in quest’ultimo Paese, stando a quanto riportato dal Guardian, il ministro del Turismo ha negato la presenza della sostanza tossica negli alcolici serviti ai turisti. Un tema importante è quello della consapevolezza: molti turisti non sono a conoscenza del pericolo e diventa cruciale parlarne pubblicamente. Questo è lo scopo, per esempio, della pagina Facebook “Don't drink spirits in Bali” creata dall’australiano Colin Ahearn che mette in guardia sul rischio del consumo di alcolici in una località dove il turismo di massa sta prendendo sempre più piede. Diventa fondamentale quindi, quando si viaggia in determinati luoghi, adottare alcune accortezze, per esempio: comprare bevande alcoliche o bottiglie sigillate e solo da rivenditori autorizzati, controllare la qualità della stampa delle etichette, verificare che non vi siano errori ortografici ed evitare alcolici fatti in casa o venduti in bancarelle. Anche il nostro Paese, nel passato, non è stato indenne da casi di avvelenamento da metanolo: nel 1986 morirono 23 persone a causa di vino da tavola alterato con la sostanza tossica e 15 persone rimasero non vedenti. La cantina responsabile era situata nella provincia di Cuneo e aveva usato il metanolo per aumentare la gradazione alcolica. Ma non solo, nello stesso anno infatti fu sequestrata una nave cisterna italiana in Francia: conteneva sempre vino alterato con l’ingrediente tossico. Dopo queste tristi vicende, l’Italia aveva adottato dei provvedimenti d’urgenza e ordinanze per poi arrivare alla legge n. 462 del 7 agosto 1986, che ha previsto tra le misure: la creazione dell’anagrafe vitivinicola con cui si raccolgono i dati delle attività delle imprese legate del settore, il potenziamento dei servizi di controllo e l’istituzione dell’Ispettorato centrale repressione frodi presso il ministero dell’Agricoltura, diventato poi dal 2009 il Dipartimento dell’ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf).
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)