2023-02-02
Cnh lascia Milano per Wall Street
Il gruppo partecipato da Exor, che a sua volta ha scelto la Borsa di Amsterdam, sarà quotato solo a New York. Nel 2022 ben 23 società hanno abbandonato i listini italiani.Cnh industrial si aggiunge alle imprese che lasciano Piazza Affari: un addio che segue quello di altre 23 società nel 2022. E ricalca le orme di Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, da cui è partecipata, che lo scorso agosto ha abbandonato Milano per Amsterdam. Il gruppo con una capitalizzazione da 21 miliardi, che opera nel settore dei macchinari per l’agricoltura e l’edilizia, rimarrà quotata solo sulla piazza di New York. Il single listing avverrà entro l’inizio del 2024, «mentre il nostro intento primario è di arrivare al delisting da Euronext Milano senza ulteriori attività societarie, esistono delle strade alternative per raggiungere lo stesso obiettivo», spiega una nota, che aggiunge: «Concentrare le negoziazioni in un unico mercato consentirà di migliorare la liquidità del titolo e di porre maggiore attenzione verso gli investitori, semplificando ulteriormente l’assetto della società e i requisiti regolamentari». Il gruppo aveva adottato la doppia quotazione nel 2013, quando la statunitense Cnh si era fusa con Fiat industrial. Nel gennaio 2022 Cnh industrial aveva scorporato le sue attività stradali creando Iveco group, quotata esclusivamente a Milano. Nel mondo il gruppo conta 70 stabilimenti e 71.000 dipendenti, con cinque impianti in Italia (Jesi, Modena, Lecce, Torino, San Piero in Bagno). L’ad Scott Wine ha cercato di rassicurare dicendo che la decisione di lasciare Piazza Affari «non cambia il nostro impegno in Italia. Abbiamo 5.000 dipendenti nel Paese, sedi e centri di ricerca». Il gruppo ha chiuso il 2022 con 23,5 miliardi di dollari di ricavi consolidati (+20,8% rispetto all’anno precedente, +24% a valuta costante) e un utile netto di 2 miliardi di dollari contro gli 1,8 del 2021. Per quel che riguarda il 2023, la società punta a ricavi di vendita netti in crescita tra il 6% e il 10% rispetto all’anno precedente. In Italia il titolo ha chiuso a 15,05, -7,5%.L’addio a Piazza Affari di Exor, se di sicuro è stato il più clamoroso, non è stato di certo l’unico del 2022, anche se con motivazioni diverse. Atlantia, che a dicembre aveva una capitalizzazione di circa 19 miliardi, dopo l’acquisto da parte da Cdp ha lasciato la Borsa. Addio anche di Cerved, incorporata in Castor bidco; di Carige, finita sotto il controllo di Bper; di Cattolica, confluita nelle Generali; e di Falck renewables, che ha poi cambiato nome in Renantis, dopo l’ingresso di JP Morgan. Delisting pure per Coima res (immobiliare), La Doria (alimenti), Fedon (moda) e della As Roma. Dopo aver annunciato l’operazione, invece, la Deva finance con amministratore unico Diego Della Valle ha rinunciato alla fusione per incorporazione e al conseguente delisting di Tod’s, di cui sempre Della Valle è presidente e ad. Nel 2023 si concluderà anche il processo di delisting di Dea capital e di Autogrill che è stata acquistata dalla svizzera Dufry, quotata a Zurigo.