2021-08-08
Parte la class action anti pass della scuola. Migliaia di adesioni
Ministero diffidato da studi legali e associazioni: «Per i docenti è discriminazione, con danno alla privacy e alle loro finanze».Era facilmente prevedibile, e infatti puntualmente accade: tutte le contraddizioni e tutti i dubbi che sono sorti su vari fronti riguardo al green pass ora si tramutano in azioni giudiziarie. Diffide e class action che uniscono migliaia di persone e numerosi avvocati, pronti a chiedere ragione al governo - tramite tribunale - dell'irrazionalità di alcune delle restrizioni imposte. Lo studio Scafetta, con sedi a Milano, Roma e Napoli, in poche ore ha raccolto oltre 1.000 lavoratori della scuola: docenti, personale Ata di ruolo, ma pure «precari che vantano la legittima aspettativa di stipulare un contratto a tempo indeterminato con il Miur, specialmente nelle regioni del Centronord, dove è presente il maggior numero di cattedre scoperte». L'avvocato Michela Scafetta spiega che al suo ufficio arrivano circa 50 o 60 adesioni ogni ora alla class action. «Non appena il green pass è entrato in vigore ci siamo subito mobilitati», spiega, «perché la scuola sta per iniziare, alla fine di agosto dovrebbero esserci le nuove assunzioni e l'introduzione della tessera verde avrà un impatto anche su queste ultime». Qui non si tratta, intendiamoci, di iniziative pretestuose o di chissà quali campagne contro l'immunizzazione. «Non ragioniamo affatto da no vax», continua l'avvocato. «Anzi, se fosse stato imposto l'obbligo vaccinale non avremmo preso alcune iniziativa. Il problema è l'imposizione del green pass, che crea numerose discriminazioni, a partire da quelle economiche». Secondo i legali dello studio Scafetta, l'obbligo di green pass è idoneo a pregiudicare il personale scolastico che ne è sprovvisto sotto diversi aspetti. Si parte appunto dal presupposto che non viene imposto alcun obbligo vaccinale, bensì «l'obbligo - comunque rilevante - di monitorare costantemente il proprio stato di salute a mezzo di tampone».L'avvocato Scafetta mette giustamente in luce il primo problema: i prezzi dei tamponi. «Per gli over 18 parliamo di 15 euro a tampone. Ciò esporrebbe il lavoratore, qualora lo stato d'emergenza dovesse protrarsi fino a fine anno, a un centinaio di controlli diagnostici con evidente pregiudizio economico. Tra l'altro i docenti che dovessero aderire a questa soluzione sarebbero ben più controllati di quelli vaccinati, ai quali non verrebbe mai fatto un tampone. Mi chiedo io, perché non fare tamponi gratuiti a tutti?». Già, questa è una bella domanda: con il tampone gratuito per tutti si sarebbe evitato il lasciapassare e, soprattutto, tutte le assurdità che ne derivano. «Ad ogni modo», prosegue l'avvocato, «i docenti privi di green pass verrebbero esclusi dalla vita lavorativa al fine di salvaguardare un bene della vita (l'istruzione in presenza al 100%). Ebbene, non abbiamo dati scientifici adeguati per dimostrare che impedire al personale privo di green pass di accedere ai locali scolastici eviti il prodursi di focolai tra gli studenti (per i quali non c'è finora obbligo di green pass) e la conseguente organizzazione di nuove attività a distanza, anche al 100%. La misura adottata sarebbe quindi pesantemente sproporzionata, anche considerando che sono rimaste immutate le norme relative all'utilizzo della mascherina e al distanziamento in classe». Attenzione però, perché le contorsioni logiche non sono finite. Nel caso dei lavoratori della scuola, infatti si delinea anche una «discriminazione» rispetto al personale sanitario: «Per il personale scolastico non sarebbe prevista la possibilità di essere adibito a mansioni diverse. Il destino di chi non intende vaccinarsi è il pregiudizio economico e lavorativo, poiché da un lato sarebbe costretto a investire uno stipendio in tamponi, dall'altro verrebbe escluso dal lavoro con perdite sotto ogni punto di vista: stipendiale, previdenziale, eccetera», dice l'avvocato Scafetta. «La norma poi parla di assenze ingiustificate prima della sospensione del rapporto. Ciò costringerebbe i lavoratori, in alcuni casi, a intaccare il periodo di comporto per non incappare nei provvedimenti disciplinari, mettendo a rischio la stabilità del contratto di lavoro». Infine, c'è il problema dei dirigenti scolastici, a cui vengono attribuite notevoli responsabili (spetta a loro fare i controlli). «A differenza degli altri luoghi ove sarà obbligatorio il green pass (trasporti, stadi, cinema, teatri, eccetera) non esiste a scuola del personale qualificato e oggettivamente preposto a effettuare i controlli richiesti dal governo», conclude l'avvocato. Lo studio Scafetta inizierà la sua azione con una diffida al ministero dell'Istruzione per tutto il territorio nazionale. «Successivamente valuteremo, a seconda della risposta del ministero, ma comunque in breve tempo, di rivolgerci alle competenti autorità amministrative». Una diffida, ma di più ampio raggio e condivisa da oltre 100 avvocati, arriva anche dalla squadra legale dell'Unione per le cure, i diritti e le libertà, associazione fondata dall'avvocato Erich Grimaldi. L'associazione l'ha inviata «alla presidenza del Consiglio e agli uffici ministeriali preposti, nonché alle Regioni e ai Comuni, a Fipe, Confcommercio e Federalberghi». Di nuovo, il bersaglio è il lasciapassare verde. «Lo strumento, per come è stato concepito dalle istituzioni italiane, di fatto viola la disposizione europea secondo la quale nessun provvedimento può essere adottato per condurre all'obbligatorietà del vaccino», spiega Grimaldi. In questo caso, gli interessi tutelati non sono soltanto quelli di tutto il personale scolastico, ma pure quelli del settore trasporti, dei ristoratori, e più in generale della cittadinanza. Grimaldi mette sul piatto altre questioni estremamente serie, sempre riguardanti la violazione della privacy e il trattamento dei dati sensibili, «nonché la possibilità per i ristoratori, i gestori di palestre e piscine, di bar e musei, di sostituirsi ai pubblici ufficiali. La diffida», spiega il legale, «ha lo scopo di invitare i gestori di esercizi pubblici a erogare i servizi senza generare emarginazione sociale e discriminazione tra vaccinati e non, con contestuale invito rivolto alle istituzioni a verificare gli aspetti del decreto violativi del regolamento Ue». Pure in questo caso, le presunte battaglie no vax non c'entrano nulla. Grimaldi, semmai, da mesi e mesi si batte a favore delle terapie domiciliari precoci. Le quali, a suo dire, «avrebbero evitato uno strumento così restrittivo a ridosso del periodo estivo». Ma il punto è esattamente questo: sembra proprio che il green pass nessuno volesse evitarlo. A quanto pare, è più importante il lasciapassare della salute degli italiani.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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