2024-07-17
«Civile o militare? Stessa tecnologia. Da rivedere pure gli accordi in Cina»
Pierroberto Folgiero (Imagoeconomica)
Per l’ad di Fincantieri Pierroberto Folgiero il mercato premierà le piattaforme duali: «Nell’underwater più opportunità». «L’intesa con Pechino verrà cambiata in base ai nuovi scenari politici. Con i tedeschi? Disponibili a maggiore sinergia».Fincantieri ha da poco terminato l’aumento di capitale da 400 milioni. Asta per inoptati durata pochi minuti. Il tutto per portare a casa il business subacqueo di Leonardo. Un tassello nel disegno più ampio delle Difesa, che a sua volta sarà da inserire nel quadro del grande disegno della sicurezza comune europea. Ma se nel Vecchio Continente si fatica per il consolidamento il resto del mondo corre e va affrontato. Abbiamo chiesto al numero uno del colosso della cantieristica, Pierroberto Folgiero, strategia, visione e messa in sicurezza rispetto ai concorrenti, soprattutto quelli asiatici.Negli anni Ottanta l’Europa era leader tra produttori di scafi. Da sola aveva una quota del 45%. Ora siamo a circa il 4%. La Cina è stata famelica. Lo è ancora?«L’Asia in generale e Pechino in particolare hanno conquistato il mercato delle navi altamente ripetibili. Si tratta di una enorme fetta (circa l’80%) di business che trae un vantaggio da tre fattori. Costo del lavoro, costo dell’energia e prezzo dell’acciaio. In nessuna delle tre voci l’Europa è competitiva. Va detto però che il grafico cui lei fa riferimento andrebbe integrato con altre statistiche».Quali?«L’alta complessità e le navi che richiedono un’elevata percentuale di tecnologia. Sebbene sia la fetta minore si tratta di un mercato che vede l’Europa e noi italiani in situazione di vantaggio e, con gli sforzi che anche il nostro Paese prevede di mettere a terra, continuando a mantenere la propria posizione di leadership. Parliamo del cruise (crocieristica), delle navi militari e quelle da lavoro. Qui per eccellere serve maneggiare l’elettronica, il system of systems e la filiera ad alto valore aggiunto».Come recuperare il gap anche in termini quantitativi?«Il business della cantieristica è per definizione complesso e quindi ci vorrà tempo per incastrare i tasselli tanto più che alcuni elementi si intrecciano con scelte geopolitiche. Mi lasci però dire che tolti i cinesi e i coreani, Fincantieri è il più grande costruttore di navi per almeno tre motivi. Il primo è la nostra capacità di fare economia di scala e di scopo. Gestiamo infatti dall’elettronica ai motori. Ricordo ad esempio che possediamo Isotta Fraschini. Tutto ciò ci permette di gestire in parallelo la transizione green e la transizione digitale per il fatto, non banale, integrando verticalmente tutto quello che facciamo, come ad esempio le turbine. Il secondo motivo si chiama integrazione orizzontale tra civile e militare. Siamo pronti ad affrontare (già ben posizionati grazie al nostro passato) un mercato che premierà sempre di più il duale nelle nuove tecnologie».Una sola tecnologia che si incrocia in base ai mercati e ai settori. Si riferisce all’underwater?«Non solo, mi riferisco potenzialmente a tutti gli ambiti che ci toccano. Certo, quello sottomarino è dove ci sarà più spazio da occupare: si va dalla sicurezza delle infrastrutture critiche, alla mappatura dei fondali fino all’acquacoltura. Che cosa cambia tra civile e militare? I sensori (payload) sostanzialmente. A cui corrispondono i diversi ambiti. Il temine duale diventerà parte integrante di tutte le tecnologie che si basano sulla transizione digitale e sui sistemi di sistemi».Il terzo motivo per cui Fincantieri può superare la concorrenza?«Beh, la nostra posizione geografica. Se prende un mappamondo vede che siamo su quattro continenti. Usa, Brasile, Italia, Norvegia, Romania e Vietnam. Questo ci permette con più facilità di altri di navigare tra le tempeste geopolitiche e di sfruttare al meglio le differenze tecnologiche tra i Paesi. Pensi alle navi da lavoro. Altissimo valore aggiunto grazie alla Norvegia e scafi più concorrenziali grazie alla Romania. Al tempo stesso l’Inflaction reduction act americano non spaventa ma diventa una leva. Infine essere fornitori della Marina militare Usa ci consente di avere un importante biglietto da visita in mercati in grande evoluzione».Medioriente?«Non solo gli Emirati Arabi Uniti, ma anche l’Indonesia. Tradotto? Due bandierine fondamentali. Nel primo caso significa stare al centro dell’area del globo più sensibile. Nel secondo, lavorare con Paesi del Pacifico in grande espansione».Esattamente dove la Cina si insinua e preme per garantirsi una leadership. Nel 2018 avete chiuso un accordo con Cssc. Meno di 10 giorni fa Berlino ha messo il veto alla richiesta di Cssc di acquisire l’eolico di Man energy solution del gruppo Volkswagen. Tra l’altro grazie a un lavoro di intelligence degli altri Paesi compresa l’Italia. Cosa significa per voi?«Non conosco il caso specifico. Riferendosi al nostro caso intendiamo onorare gli accordi. Però dico anche che quando arriveremo al termine della prima fase (fra due anni, ndr) rivedremo l’accordo sulla base dei nuovi scenari geopolitici».A proposito di Cina e Medioriente, la guerra attorno a Gaza e lo Yemen dopo quella ucraina sta insegnando che gli scenari ibridi sono sempre più frequenti…«Qui si torna al ragionamento sul duale e su tutte le tecnologie abilitanti che riguardano il mondo sottomarino. Negli ultimi 20 anni il settore sottomarino oceanico è stato dominato dalla capacità nucleare, ma adesso si sono aperti nuovi fronti per soluzioni in acque basse. Pensiamo al Mediterraneo e ai mari complessi, trafficati, cablati, con un numero crescente di navi ostili. Ecco, qui la storia di Fincantieri torna di nuovo utile».Mezzi più piccoli a batteria e senza pilota?«Il centro sperimentale sottomarino della Nato è nei pressi di La Spezia. È stata scelta la città ligure perché il sito esisteva da prima della nascita della Nato stessa. Ciò, per dire che l’Italia a oggi ha costruito ben 180 sommergibili. In futuro e grazie agli accordi siglati negli ultimi anni e mesi (compreso l’accordo con Leonardo “a noi ciò che nuota, a loro ciò che vola”) daremo nuova linfa al settore. Sonar e siluri andranno a concorrere alla logica di ulteriore slancio della presenza nel mondo sottomarino. Come dicevo prima, dalle telecomunicazioni al digitale». Passiamo al mercato europeo. L’Italia ha chiuso accordi con la Francia nell’ambito spaziale, con la Gran Bretagna nell’ambito dell’aeronautica, del terrestre con i tedeschi. Fincantieri? Come muoversi nel consolidamento della Difesa comune senza diventare sottilette?«La Nato chiede intercambiabilità e interoperabilità. A questo riguardo Fincantieri può essere molto utile per quanto riguarda le navi. Ricordo che partecipiamo al progetto delle corvette Ue assieme alla Francia che già sta lavorando sulle classi Horizon».Un riammodernamento?«No, un completo ripensamento delle navi. Si tratta di qualcosa di molto più ampio. In più è partita la fase esecutiva di una nuova classe di corvette innovative: le Epc. E in questo senso siamo in prima fila negli esperimenti di Difesa comune. La sfida per l’Europa è infatti deframmentare l’industria e condividere le piattaforme Per esempio, i fondi Ue Edf prevedono già progetti che garantiscano almeno tre destinatari (end users) e tre produttori diversi».E con la Germania? Nascerà mai un polo navale comune della sommergibilistica?«Il gruppo Thyssenkrupp sta valutando da tempo lo spin off di Tkms che è appunto produttore di navi e sommergibili. Noi ci siamo resi disponibili ad aumentare i livelli di collaborazione, in considerazione di un rapporto commerciale che dura già da 25 anni».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.