2023-02-07
Anche il City inciampa sul doping finanziario
La società dello sceicco Mansour Bin Zayd Al Nahyan accusata di aver violato un centinaio di norme sul fair play economico tra il 2009 e il 2018. Ora la squadra allenata da Josep Guardiola rischia dei punti di penalizzazione in classifica, proprio come sta succedendo alla Juve.La maledizione dei troppi soldi colpisce ancora. Dopo la Juventus, finisce nei guai il Manchester City, la squadra di calcio più ricca del mondo. La Premier League ha reso noto ieri di aver deferito di fronte a una commissione indipendente gli azzurri di Pep Guardiola, campioni in carica, con l’accusa di aver violato un centinaio di norme sul fair play finanziario nel periodo che va dal 2009 al 2018. Il club, che si proclama del tutto innocente, rischia da una forte penalizzazione di punti fino all’espulsione dal campionato. Insomma, pur in un quadro diverso da quello juventino, il caso del City rischia di essere un altro esempio di doping finanziario che arriva al pettine con effetti pesanti. Due settimane fa era uscita la classifica aggiornata per fatturato stilata dalla Deloitte e il City, per il secondo anno consecutivo, si era piazzato al primo posto davanti al Real Madrid con ricavi per 731 milioni di euro. Nella stagione 2021-2022, i profitti erano arrivati a quota 47 milioni. Il club è di proprietà del City Footbal Group dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti, che lo ha rilevato nel 2008. Neppure il tempo di gioire per il primato finanziario ed ecco che ieri arriva una tegola. Una tegola che però parte da lontano, perché l’indagine sportiva è scattata dopo la pubblicazione, cinque anni fa, dei documenti di Football Leaks da parte del quotidiano tedesco Der Spiegel. Tra queste carte, che comprendevano anche mail interne, ci sono i contratti di sponsorizzazione con alcune entità degli Emirati. Come ha spiegato ieri la Premier League, una prima serie di presunte violazioni, che abbracciano un periodo in cui la squadra del gigantesco centravanti Erling Haaland ha vinto tre campionati, riguardano la comunicazione di informazioni finanziarie. Informazioni che devono essere, per regolamento, «in massima buona fede» e devono fornire «una visione veritiera e corretta della posizione finanziaria del club». In particolare, non sarebbero stati dati alla Premier tutti i dettagli degli accordi con gli allenatori, tra i quali anche Roberto Mancini (dal 2009/2010 al 2012/2013). Gli stessi problemi sono emersi anche per i contratti di una serie di giocatori. Nel deferimento si spiega che il City avrebbe anche violato le norme inglesi che impongono di rispettare le regole Uefa sul fair play finanziario tra il 2013 e il 2018. Un altro capitolo delicato sono le entrate della società, a cominciare dai contratti di sponsorizzazione, che si ritiene siano state sottostimate. Infine, la Premier League accusa il Manchester City, in questi quattro anni, di non aver fornito la leale collaborazione alle indagini che è richiesta specificamente dalle norme federali. Dopo la comunicazione del deferimento, il club si è difeso pubblicamente, manifestando stupore per l’iniziativa e tranquillità nel merito delle accuse che gli sono piombate sulla testa. «Siamo sorpresi dalla pubblicazione di queste presunte violazioni delle regole della Premier League», si legge in una nota ufficiale, «specialmente considerando l’ampio impegno e la grande quantità di informazioni dettagliate che abbiamo fornito alla Lega». Il City afferma poi di «dare il benvenuto all’esame di tutta la questione da parte di una commissione indipendente, che potrà analizzare in modo imparziale l’intero insieme di prove indiscutibili che sostengono la nostra posizione». Va detto che non si tratta del primo guaio di questo tipo per la squadra dello sceicco Mansour. Nel febbraio del 2020 la Uefa, l’organo di governo del calcio europeo, aveva contestato al City una serie di violazioni dei suoi regolamenti sul fair play finanziario e lo aveva escluso dalle coppe continentali per due anni. Tuttavia, la sanzione era stata poi annullata dalla Corte Arbitrale dello Sport nel luglio del medesimo anno. Questa volta, i rischi che il club corre in Premier League sono decisamente alti e fanno scattare i paragoni con la Juventus, anche se plusvalenze e finte riduzioni di stipendio per il Covid non ricorrono nel vasto dossier delle accuse inglesi. Se giudicato colpevole, il City rischia, nel peggiore dei casi, l’espulsione, anche se i principali media britannici ritengono che si tratti di un’ipotesi molto poco probabile. Una penalizzazione in punti a campionato in corso è invece un rischio più concreto. Oggi la squadra è seconda, con cinque punti di ritardo sulla capolista Arsenal, e in caso di punizione in punti a tavolino rischierebbe di mancare la qualificazione alla prossima edizione della Champions, con tutto quello che ne consegue finanziariamente. Proprio come la Juventus. Del tutto diverso, invece, il modo di procedere inglese. La Premier League ha reso noto ieri che i procedimenti dinanzi alla commissione indipendente saranno «confidenziali e ascoltati in privato» e che «non rilascerà più ulteriori commenti in merito a questa vicenda fino a nuovo avviso». La palla passa agli avvocati.