2025-07-15
«Salvati 88 milioni dal tax credit». E 60 sono della Sipario di Iervolino
Nicola Borrelli (Imagoeconomica)
Il ministero della Cultura annuncia i primi risultati della scure sui finanziamenti facili all’industria del cinema. Su 66 milioni di sussidi revocati, quasi tutti arrivano dalla società del produttore. Altri 22 non saranno erogati.Erano stati dati a pioggia, proprio come aveva scritto La Verità nelle scorse settimane. Stiamo parlando 66 milioni di euro finiti, negli anni, a oltre 200 produzioni cinematografiche che, però, avevano soltanto un piccolo difetto: non avevano i requisiti in regola per ottenere l’ormai noto tax credit, l’incentivo fiscale che permette alle imprese che investono in un film di beneficiare di una riduzione fiscale da un minimo del 20% fino al 40% del budget. Il sussidio statale è stato introdotto nel 2008 e riformato nel 2016 con la legge Franceschini. In un documento firmato dal dimissionario direttore generale del Cinema e audiovisivo del ministero della Cultura, Nicola Borrelli, ci sono i dati delle attività di verifica e di controllo su oltre 200 opere per le quali, aveva comunicato il ministro Alessandro Giuli durante un question time alla Camera a fine giugno, sono stati richiesti «tutti i documenti contabili e fiscali e, in presenza di ulteriori dubbi, si è proceduto alla consegna di circa la metà dei fascicoli alla Guardia di finanza, con la quale il ministero ha stipulato una apposita convenzione». Una decisione che aveva fatto immediatamente seguito allo scandalo provocato dal caso Francis Kaufmann, presunto killer di Villa Pamphili che, sotto il falso nome di Rexal Ford, ha avuto accesso al credito d’imposta per il film Stelle della notte per un totale di poco superiore a 860.000 euro. Un’elargizione senza senso che è alla base del «dimissionamento» del potentissimo Borrelli dopo una vita passata nei gangli principali del ministero della Cultura. Ieri, stando a quanto riportato in una nota firmata dal sottosegretario Lucia Borgonzoni, i controlli annunciati da Giuli, hanno portato alla revoca di 66 milioni di euro di credito d’imposta precedentemente concessi a diverse opere cinematografiche. Gran parte di questa torta (anzi, quasi tutta) milionaria arriva dalla stangata che si è abbattuta sulla società Sipario movies spa, fondata da Andrea Iervolino e Monika Waldner Gomez Del Campo Bacardi, «nota nell’ambiente dello spettacolo come “Lady Bacardi”» precisa Open che ha diffuso per primo, ieri, la notizia. «Con provvedimento numero 4323/2025 la sezione XVI del tribunale civile di Roma il 10 giugno scorso» ha disposto l’amministrazione giudiziaria della Sipario, «iscritta formalmente nel registro delle imprese il 16 giugno scorso. Dalla procedura sono stati trasmessi al ministero documenti su palesi irregolarità compiute dalla società nella documentazione inviata al ministero della Cultura per chiedere e ottenere in gran parte il tax credit per la produzione», scrive ancora Open. Secondo il sito, nella relazione inviata al tribunale dal pool di professionisti che ha assistito il liquidatore della società, David Peretti, per chiedere e ottenere l’amministrazione giudiziaria di Sipario che, ricorda, Open, «negli anni ha assunto diverse denominazioni sociali (prima Iervolino entertainment srl, poi Iervolino & Lady Bacardi Entertainment spa, in sigla Ilbe)». Si tratta di una società che nel bilancio 2023 aveva mostrato ricavi per 172 milioni e utile netto pari a 4,7 milioni mentre pochi mesi dopo è finita in liquidazione con una perdita di 117 milioni. «Secondo la relazione dei liquidatori al tribunale la società di Iervolino aveva lucrato illecitamente anche sul tax credit al cinema, moltiplicando artificiosamente alcune voci di costo su cui lo sconto fiscale sarebbe intervenuto», sottolinea Open. Iervolino, due settimane fa, aveva scritto al nostro giornale definendosi «offeso e arrabbiato» per l’inserimento della pellicola Skincare nell’elenco dei «film fantasma» citati nella tabella utilizzata in documenti provenienti dal ministero della Cultura e pubblicata sul nostro giornaleOltre ai 66 milioni di tax credit da recuperare (in gran parte, come visto, racimolati dalle pellicole di Iervolino e socia), non sono state approvate richieste di tax credit per oltre 40 opere cinematografiche per un importo pari a 22 milioni di euro. Quindi, in totale, è bastato fare dei controlli appena più approfonditi per far emergere in maniera lampante le storture di cui ha dato conto, per settimane, il nostro giornale: 88 milioni di euro che sono stati (o stavano per essere) gettati al vento per finanziare pellicole che non avevano alcun requisito per ricevere sussidi pubblici. «Si tratta di una delle azioni della direzione generale cinema e audiviosivo del Mic, che si inserisce nel quadro più generale delle varie modifiche messe in atto per tutelare uno strumento che nel tempo ha dimostrato di poter essere esposto ad abusi e utilizzi impropri di risorse pubbliche», ha commentato in una nota la Bergonzoni. Le attività ispettive proseguiranno con un potenziamento del sistema di controlli e grazie anche alle nuove unità di personale in arrivo, assicura infine il sottosegretario.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)