2025-04-26
L’economia balla e la Cina valuta tagli ai dazi
Le imprese reclamano per gli extracosti e il governo pensa di sospendere le gabelle del 125% sulle importazioni dagli Usa di aerei a noleggio o apparecchiature mediche. Donald Trump: «Xi Jinping mi ha chiamato». Apple sposta in India la produzione di iPhone.Ora è guerra di smentite. Il braccio di ferro commerciale sta diventando mediatico. Due giorni fa, Pechino ha negato l’esistenza di trattative con Washington sui dazi («informazioni false» le ha definite il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun) a fronte invece di alcune indiscrezioni uscite dall’amministrazione della Casa Bianca e riportate dalla stampa che parlavano proprio di colloqui e ieri è arrivata la replica del presidente americano. Donald Trump ha puntualizzato che il negoziato è in corso e c’è stata una telefonata da parte del capo dello Stato cinese Xi. Come dire che alla fine è stata Pechino a dover venire a Canossa. Un’iniziativa che però il Dragone non solo smentisce con forza ma vorrebbe attribuire a Washington. Non a caso si intensificano le dichiarazioni catastrofiche dei funzionari cinesi con il ministero del Commercio che si dice pronto a scenari estremi e ha ribadito che Washington dovrebbe «rimuovere completamente tutti i dazi unilaterali» per avviare un dialogo. Come dire: è stato Trump ad avviare la guerra commerciale e ora deve essere lui a fare marcia indietro, dopodiché si può pure trattare. Ma dietro la faccia dura, il governo di Pechino è sotto la pressione dell’economia reale. Che è poi ciò che accade oltre Oceano a Trump con alcuni Stati che gli hanno contestato il potere di mettere i dazi scavalcando il Congresso e grandi gruppi industriali che fanno la fila alla Casa Bianca per convincere Trump a mettere un punto alla guerra commerciale. Secondo quanto riferisce il quotidiano economico giapponese Nikkei citando il presidente della Camera di commercio americana in Cina (AmCham), Michael Hart, e altre fonti, la Cina starebbe valutando l’esenzione di alcuni prodotti statunitensi dai dazi del 125% imposti questo mese in risposta a quelli, ancora più alti, stabiliti da Trump. Durante un incontro online con i giornalisti, Hart ha dichiarato che il ministero del Commercio cinese ha avviato una consultazione con le imprese per identificare i beni importati dagli Stati Uniti difficilmente sostituibili attraverso altri mercati. In cima alla lista figurano farmaci e dispositivi medici, anche a causa di un sistema di approvvigionamento che prevede gare d’appalto con prezzi vincolanti. Hart ha precisato che anche altri settori stanno conducendo simili discussioni, ma la sanità è tra i primi.Il presidente dell’AmCham ha inoltre evidenziato che anche aziende non statunitensi operanti in Cina stanno mettendo sotto pressione Pechino perché risentono dei dazi a causa della dipendenza da componenti Usa. Il sito cinese Caijing ha riferito che l’amministrazione di Xi avrebbe escluso otto prodotti del settore dei semiconduttori dai dazi sulle importazioni. Da giovedì scorso, sui social media cinesi circola una lista di 131 articoli esentati, tra i quali figurano etanolo, medicinali, componenti e noleggio di jet e circuiti integrati. Due fonti citate da Nikkei hanno confermato l’autenticità del documento. In alcuni casi, l’autorità doganale cinese avrebbe comunicato verbalmente le esenzioni agli importatori. L’apparente apertura alimenta le speranze di una de-escalation, nonostante le versioni contrastanti sull’esistenza di negoziati tra le due potenze. Va ricordato che gli Stati Uniti hanno imposto questo mese dazi del 145% su tutte le merci cinesi, mentre la Cina ha risposto con un regime tariffario del 125% sui beni statunitensi.Secondo il presidente dell’AmCham, i dazi resteranno in vigore nei settori strategici e Pechino difficilmente farà concessioni unilaterali. «I dazi continueranno. Non so a che livello, ma è probabile che diventino più mirati», ha detto. «Se entrambi i Paesi hanno imposto tariffe elevate e stanno ora concedendo esenzioni, è come se stessero convergendo verso una maggiore selettività».La conferma è venuta dallo stesso Trump che in una intervista a Time, ha annunciato di «aver concluso 200 accordi sui dazi» anche se finora nessuno è stato annunciato ma potrebbero essere svelati a breve. «Nel giro di 3 o 4 settimane abbiamo finito». Al tempo stesso però, Trump continua a difendere la propria strategia tariffaria, ribadendo che gli Stati Uniti ci stanno guadagnando. «Stiamo andando molto bene, stiamo resettando il tavolo, renderemo il nostro Paese, molto, molto ricco, sta già accadendo».Le istituzioni economiche del Dragone, al pari di quelle americane, premono per un’uscita dal tunnel che rischia di creare danni importanti a livello globale. «La crescita economica mondiale è insufficiente e le guerre tariffarie e commerciali minano la stabilità economica e finanziaria», ha dichiarato il ministro delle Finanze, Lan Fo’an. Intanto grandi gruppi cominciano a lasciare il mercato cinese. Il Financial Times, riferisce che Apple sta pianificando di spostare, entro la fine del 2026, la produzione degli iPhone destinati agli Usa, dalla Cina in India. Il gigante tecnologico vende ogni anno negli Stati Uniti, oltre 60 milioni di smartphone, di cui circa l'80% è attualmente assemblato in Cina. Mentre il commissario Ue all’Economia, Valdis Dombrovskis, vede a Washington il segretario di Stato al Tesoro Usa, Scott Bessent: «L’Ue», sottolinea, «ha una forte preferenza per raggiungere una soluzione negoziale sui dazi».
Martha Argerich (Michela Lotti)