2024-09-15
Ci conviene dare una mano ai tedeschi che hanno bisogno di mollare Pechino
Olaf Scholz e Xi Jinping (Ansa)
Berlino rafforza i legami con Taipei e si smarca dal Dragone, mirando a ripristinare il ruolo di potenza primaria. Prioritario dunque per Roma è instaurare un dialogo capace di massimizzare convergenze e collaborazioni.Geopolitica economica. Le analisi che connettono la crisi contingente della Germania combinata con la debolezza della coalizione di governo e la sua futura perdita di potenza sono sbagliate: i segnali concreti mostrano il persistere di una volontà di potenza sovrana e primaria nell’Ue e un - pur ancora tentennante - adattamento attivo alle nuove condizioni del sistema globale. Nelle elezioni politiche del 2025 è alta la probabilità che la Cdu-Csu riprenda il ruolo di forza cardine nel nuovo governo e che spingerà verso una strategia di (ripristino di una) «Germania globale». Questa ipotesi di scenario porta a una riflessione strategica sulla possibile relazione tra Germania globale e Italia globale (mio libro, novembre 2023, Rubbettino). Che relazione si prospetta? Sia di cooperazione tra le due nazioni europee leader sul piano dell’export manifatturiero, e dipendenti dal mantenimento espansivo di tale modello, sia di competizione geoconomica e conseguentemente geopolitica. Segnali correnti. La Germania è riuscita ad attrarre la gigantesca azienda taiwanese che produce chip evoluti, con posizione primaria nel mondo, insediando sul suo territorio una filiale dal valore di investimento di 10 miliardi di euro, circa la metà in forma di aiuto di Stato diretto e indiretto. Qualora l’americana Intel, altro gigante nel settore dei chip, uscisse da una crisi contingente, probabilmente confermerebbe l’investimento (anch’esso incentivato) di una sede in Germania dopo aver valutato, e rifiutato, un insediamento in Italia. Per non annoiare, bastano questi due segnali per far capire che la Germania non sta reagendo alle sue difficoltà contingenti in modi passivi, ma attivi. Poi c’è, da tempo, il macro-segnale del progetto di riarmo finanziato con 100 miliardi di euro: armi tecnologiche con una rilevante ricaduta sull’industria civile. Poi c’è un recente segnale rilevantissimo sul piano geopolitico: una nave militare e una di appoggio della marina tedesca sono transitate nello stretto di Taiwan che Pechino considera una zona marina interna, motivo di irritazione forte. Amplificata dalla motivazione che è parsa ai cinesi-comunisti una presa in giro: un’altra rotta mostrava pericoli meteorologici e le navi hanno dovuto prendere la via di quello stretto. In realtà la marina militare tedesca, dopo più di due decenni, è tornata in quel mare accettando la staffetta del naviglio dell’alleanza occidentale che simboleggia la tutela della libera navigazione di quella rotta, negata da Pechino. Per la Germania, incastrata dalla necessità di avere buone relazioni con la Cina comunista perché molto dipendente dal quel mercato, sta virando verso l’alleanza anticinese nonostante i richiami di quella parte dell’industria tedesca che teme un disaccoppiamento con la Cina rossa. A fine giugno ho avuto l’occasione di parlare con un ammiraglio tedesco per esplorare il dare e avere collaborativo tra le industrie militari di Italia e Germania nel settore: esiste la possibilità di un buon bilanciamento, e una volontà di convergenza bilaterale, ma a lato della conversazione ho colto un disegno strategico globale ambizioso. Tanti altri segnali confermano la volontà di rinnovata potenza della Germania come partner privilegiato dell’America (e del Regno Unito). L’Ue? Per le élite tedesche appare solo un moltiplicatore della potenza nazionale (come nel vero pensiero strategico francese). E la diarchia con la Francia? Solo nominale, tendenzialmente. Roma ha iniziato da tempo - con più evidenza, ma meno soldi - una strategia globale per compensare con nuovi accessi di mercato la difficoltà di mantenerli con Russia e Cina (nonostante il recente tentativo di migliorare le relazioni). La nostra marina militare ha compiuto notevoli esercitazioni (gruppo navale arricchito da una portaerei) con alleati del Pacifico. La nostra aeronautica ha portato una presenza massiva in Giappone come precursore politico della collaborazione italo-nipponica-britannica per la costruzione di un cacciabombardiere di sesta generazione (il Gcap, piattaforma aerea che gestisce decine di droni). L’Italia ha un vantaggio tecnologico nella robotica (lato meccatronica), ma un gap sui cybercervelli. Inoltre ha un vantaggio nelle tecnologie esospaziali. Per colmare il gap e sfruttare di più i potenziali avrebbe un maggior vantaggio in una relazione bilaterale più forte con l’America. Ma se Washington vedrà un’apertura tedesca - anche qualora vincesse Donald Trump che fece della Germania un bersaglio per depotenziarla - tenderà a preferire Berlino su Roma, pur mantenendo buone relazioni con la seconda. E da anni la Cdu tedesca, via Manfred Weber capogruppo nel Parlamento europeo, invoca un trattato economico tra Ue e Stati Uniti. Su questo piano c’è un potenziale di competizione tra Italia e Germania, secondo me reso più evidente dal recente partenariato strategico tra Berlino e Londra, annotando che anche l’Italia ne ha siglato uno. Penso che il tema verrà discusso o per lo meno adombrato lunedì nell’incontro a Roma tra Georgia Meloni e Keir Starmer: non mi aspetto problemi, ma la preferenza britannica per una relazione forte con la Germania mi sembra già abbastanza evidente. Il punto? Non vedo una prospettiva di competizione conflittuale tra Italia e Germania, ma il ruolo primario della seconda nell’Ue potrebbe togliere all’Italia stessa, se in divergenza di interessi, la leva moltiplicatrice di forza per la proiezione verso l’Africa ed altre aree rilevanti del globo. Pertanto mi permetto di segnalare alla nostra ottima politica estera di mettere già ora in priorità un dialogo italo-tedesco capace di minimizzare le occasioni di competizione e massimizzare sia le convergenze sia l’individuazione di progetti di collaborazione complementare.www.carlopelanda.com
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)