Dopo i lockdown estremi, la Cina rivede al ribasso le stime di crescita, mirando al 5%. Tra gli obiettivi anche l’indipendenza tecnologica, con l’aumento del 50% dei finanziamenti, e l’incremento delle spese militari.
Dopo i lockdown estremi, la Cina rivede al ribasso le stime di crescita, mirando al 5%. Tra gli obiettivi anche l’indipendenza tecnologica, con l’aumento del 50% dei finanziamenti, e l’incremento delle spese militari.L’economia cinese punta a una crescita del 5% nel 2023. Il Consiglio di Stato, l’organo di governo cinese, nella seduta plenaria di domenica del Congresso nazionale del popolo, ha reso noti gli obiettivi di crescita del prodotto interno lordo per il 2023. Il numero è inferiore rispetto alla previsione per lo scorso anno, che era al +5,5%. La crescita del Pil cinese, però, nel 2022 si è fermata al 3%, a causa del prolungarsi delle politiche anti-Covid, di restrizioni alle imprese private e di una crisi immobiliare. L’obiettivo del 5% per il 2023 è comunque superiore alla crescita media degli ultimi tre anni (+4.5%) e comporta la creazione di 12 milioni di posti di lavoro, con il mantenimento di un tasso di disoccupazione urbano del 5,5% al massimo. Il premier uscente Li Keqiang, davanti a circa 3.000 parlamentari presso la Grande sala del popolo di Pechino durante le cosiddette «due sessioni» che termineranno il 13 marzo, ha altresì fissato un aumento del rapporto deficit/pil al 3% per il 2023, dal 2,8% del 2022. Li ha anche affermato che l'Esercito popolare di liberazione dovrà intensificare l’addestramento e ha comunicato che il budget militare del Paese aumenterà del 7,2%. Il premier sessantasettenne ha evidenziato che la Cina ambisce a diventare autosufficiente in campo scientifico e tecnologico, annunciando un raddoppio nei prossimi cinque anni della spesa pubblica per la ricerca di base, a sostegno dello sviluppo dei semiconduttori. I fondi per i microchip aumenteranno infatti fino a 1,9 miliardi di dollari. A Li Keqiang come premier dovrebbe succedere Li Qiang, 63 anni, da decenni alleato del presidente Xi Jinping a Shanghai. Il premier, nel suo ultimo discorso, ha evidenziato anche i rischi derivanti dall’instabilità finanziaria mondiale, nonché i rischi legati al settore immobiliare cinese. Non sono mancati accenni preoccupati al persistere di un’alta inflazione mondiale, così come le preoccupazioni per le crescenti pressioni degli Usa e per il calo demografico (nel 2022 la popolazione cinese è calata per la prima volta dal 1961).Le attese degli analisti sull’obiettivo di sviluppo cinese erano superiori ed arrivavano a sfiorare il 6%. Tuttavia, il 5% di crescita del Pil, anche se non entusiasma, rappresenta un obiettivo realistico, considerati i problemi che l’economia cinese deve affrontare. Il settore privato, che in Cina pesa per il 60% del Pil e degli investimenti, oltre che per l’80% dell’occupazione nelle città, è in grande sofferenza, dopo tre anni di rigidi protocolli Covid. Inoltre, nel 2022 le famiglie hanno ridotto i consumi deprimendo la domanda interna: in questo senso, l’aumento del deficit sembra teso a supportare i consumi nazionali. Gli investimenti in tecnologia sono funzionali a sbloccare una serie di colli di bottiglia nella produzione. Sembra dunque che i pianificatori del Partito comunista cinese abbiano deciso di assumere un passo più misurato, evitando una crescita impetuosa e puntando di più su politiche di lungo termine, nel tentativo di assicurare maggiore stabilità al sistema. Anche l’aumento della quota di obbligazioni speciali per i governi locali a 550 miliardi di dollari (dai 490 del 2022) va in questa direzione. Le obbligazioni speciali vengono utilizzate dai governi locali per finanziare progetti infrastrutturali e godono di uno status particolare, grazie al quale non sono considerati come debito pubblico, restando quindi fuori dai calcoli su deficit e debito. Lo scorso anno questo tipo di debito ha rappresentato quasi il 70% di tutto il debito emesso dallo stato cinese. Considerato l’aumento dei tassi di interesse e il rallentamento degli scambi internazionali, gli investimenti pubblici saranno il propellente dell’economia cinese, con l’intento di sostenere la domanda interna aumentando il reddito disponibile. La crescita del debito attraverso le obbligazioni speciali avrà anche lo scopo di agire sugli squilibri strutturali che riguardano le disuguaglianze tra zone costiere, più avanzate, e province interne, ancora in sensibile ritardo socioeconomico. Se è vero che gli investimenti pubblici saranno la chiave della crescita cinese nel 2023, è vero anche che gran parte dello sforzo graverà sull’impresa privata, in particolare per ciò che riguarda i consumi interni. Nella estesa pianificazione di Pechino non manca la transizione ecologica. Estrazione e lavorazione delle materie prime, nonché tecnologie pulite, saranno sviluppate ulteriormente, non solo ai fini di export, ma anche per sostenere la transizione ecologica nazionale. Posto che le filiere di pannelli solari e batterie per veicoli elettrici sono per la gran parte proprio cinesi, i piani di sviluppo di impianti eolici e fotovoltaici in Cina sono molto aggressivi, accompagnati da un piano di sviluppo di capacità nucleare e a carbone altrettanto aggressivi. Se il governo riuscirà nell’impresa di rivitalizzare la domanda interna cinese, potremo assistere a un aumento della domanda di petrolio e prodotti raffinati e distillati. Le importazioni di greggio dalla Russia crescerebbero inevitabilmente, ma perché questo possa provocare un aumento dei prezzi del petrolio a livello mondiale occorre che la capacità di esportazione della Russia venga saturata. Al momento, questa possibilità non è così a portata di mano. Le cose cambierebbero se i paesi dell’Opec+ (tra cui figura anche la Russia) decidessero di diminuire i ritmi di produzione attuale. Dal punto di vista del gas, un aumento della domanda cinese di Lng è quasi certamente da mettere in conto. Tuttavia, se le cose restano quelle che sono oggi, considerato il massiccio surplus di offerta che si configura almeno sino al prossimo autunno in occidente, è difficile che questo provochi un marcato aumento dei prezzi del gas a livello mondiale.
Andrea Orcel (Ansa)
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