Mancano 100 giorni alle Olimpiadi: il carro dei vincitori ormai è strapieno

Mancano 100 giorni al via di Milano-Cortina 2026 e sono già tutti pronti a saltare sul carro dei vincitori delle medaglie olimpiche.
Anche quelli che hanno fatto di tutto per boicottare i Giochi invernali che esattamente 70 anni dopo tornano sulle piste dove Lamberto Dalla Costa e Giacomo Luigi Conti conquistarono l’oro e l’argento fu di Eugenio Monti e Renzo Alverà. Era la pista da bob di Cortina! Sì quella oggi più contestata, che non si doveva fare, che sarebbe costata un occhio della testa, emblema dell’offesa ambientale. A sparare sulla «Monti» che poi è stata radicalmente cambiata è stato per primo il Cio, gli sono andati dietro tutti.
In Regione Veneto la consigliera Cristina Guarda, seguace dei «Fratonelli» di Avs, ha accusato Luca Zaia di nascondere i conti, Mauro Berruto, deputato e responsabile sport del Partito democratico sosteneva addirittura che i 120 milioni di costo erano insostenibili ambientalmente ed economicamente e che la pista era un inutile spreco. Hanno scritto anche un libro-inchiesta: Scivolone olimpico.
Le opposizioni di sinistra volevano che si traslocasse a Innsbruck ma sarebbe stato un colpo mortale. Sulla pista ci hanno scommesso solo il ministro per lo Sport Andrea Abodi e Luca Zaia. Il risultato? La pista è strapronta ed è costata 42 milioni meno del preventivo. E ora è diventata il simbolo del miracolo italiano delle olimpiadi Milano-Cortina, ma che sconfinano anche in Trentino Alto Adige. Chi resta a bocca asciutta è Torino, che pure aveva ospitato 20 anni fa, le ultime olimpiadi della neve tenute in Italia. È stata una polemica lunghissima quella tra Lombardia e Veneto da una parte e Piemonte dall’altra. A innescarla Chiara Appendino, Movimento 5 stelle, che nel 2018 da sindaco di Torino disse: «La scelta di Milano per le Olimpiadi invernali è incomprensibile, noi con loro non ci staremo mai». Ma quando il 24 giugno del 2019 il Cio assegnò all’alleanza lombardoveneto-trentina i giochi, l’allora presidente del Piemonte Alberto Cirio (Fi) provò per primo a salire sul carro dei vincitori: respinto con perdite.
La posizione di Chiara Appendino del resto non faceva che ripetere il mantra dei grillini: i giochi non servono a nulla. Fu Virginia Raggi, allora primo cittadino capitolino, a boicottare il dossier presentato dal presidente del Coni in carica in quei giorni - Giovanni Malagò - per l’assegnazione delle Olimpiadi 2024 a Roma. «Non spendiamo i soldi dei romani», dissero i pentastellati, «per un evento inutile». Mantra ripetuto quando i giochi invernali hanno preso la via di Milano-Cortina, con Giovanni Malagò nel frattempo traslocato a capo del comitato organizzatore. Ma ora a 100 giorni dall’accensione del braciere sono tutti contenti. L’investimento passa i 3 miliardi, ma banca Ifis si è data la pena di stimare il ritorno: 5,3 miliardi di cui la metà in infrastrutture che restano sui territori interessati, il resto sono fatturato turistico. Le olimpiadi della neve lasceranno in eredità uno studentato da 1.700 posti a Milano (sarà realizzato adattando il villaggio olimpico che, va detta la verità, il sindaco Beppe Sala ha voluto a tutti i costi all’ombra della Madonnina e con la penuria di alloggi per studenti su Milano è un’occasione importante), uno snow park completamente rinnovato Livigno, la già citata pista da bob e per lo slittino a Cortina, oltre a nuovi alberghi, strade di collegamento con Cortina che finalmente romperà il suo dorato isolamento e un percorso più veloce per la val di Fiemme. Sono 98 le opere olimpiche e Fabio Massimo Saldini, commissario e amministratore delegato di Società Infrastrutture Milano Cortina 2026, ha assicurato che «saranno tutte consegnate in tempo» a cominciare dalla famosa pista da bob finita in 305 giorni e dai trampolini di Predazzo e Tresero già collaudati. Il resto è un evento senza precedenti su cui hanno scommesso il Coni, ma soprattutto il governo con Giorgia Meloni, i ministri Andrea Abodi e Matteo Salvini e i due presidenti di Regione: Luca Zaia per il Veneto (che pur avendole volute e realizzate non le inaugurerà: è la tagliola del terzo mandato) e Attilio Fontana per la Lombardia. Con un risultato unico; sono ben quattro le sedi olimpiche ossia Milano, Livigno, Cortina e Predazzo con le cerimonie inaugurali a Milano il 6 febbraio (probabilmente l’ultimo atto di San Siro) e di chiusura a Verona (22 febbraio) che però in Arena ospita anche l’apertura delle paraolimpiadi che seguono subito dopo i giochi invernali. E c’è da giurarlo: diranno tutti che hanno vinto.






