2024-10-24
Céline e i manoscritti rubati: storia avventurosa di un tesoro letterario
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Louis-Ferdinand Céline (Getty Images)
Un saggio appena uscito ricostruisce le vicende dei testi dello scrittore francese trafugati dai partigiani e riapparsi, con grande clamore, solamente negli ultimi anni.Non sempre il pensiero di un autore va di pari passo con la sua vita. La vita di Friedrich Nietzsche non è stata nietzscheana. La vita di Louis-Ferdinand Céline, invece, rispecchia spesso e volentieri i caratteri paradossali, contraddittori, grotteschi, acidamente ironici delle sue opere. Ne è la prova l'avventurosa vicenda dei manoscritti recentemente ritrovati dello scrittore francese. Anzi, dei suoi tesori, come si intitola il documentato studio della Société des Lecteurs de Céline, scritto dal professore Jacques Joset e ora disponibile anche in italiano per i tipi di Eclettica. I tesori ritrovati di Louis-Ferdinand Céline (curato dal maggior esperto italiano dello scrittore, Andrea Lombardi), indaga per l’appunto sulle vicende di una serie di testi autografi dello scrittore venuti recentemente alla luce.La bomba letteraria esplode il 6 agosto 2021 su Le Monde. Jérôme Dupuis vi pubblica un articolo intitolato «Migliaia di fogli inediti: i tesori ritrovati di Louis-Ferdinand Céline». Da dove spuntano quei «tesori» (anche il progressista Le Monde concorda nel chiamarli così)? Bisogna fare un passo indietro. In varie sue opere, lettere, interviste, Céline aveva più volte denunciato il fatto che i resistenti francesi avessero sottratto i suoi manoscritti inediti nel 1944 durante il saccheggio del suo appartamento in rue Girardon, a Montmartre. Tutti, però, l’avevano preso per il borbottio di un misantropo con manie di persecuzione. E invece era tutto vero (anche se, nei resoconti del «saccheggio», lo scrittore si era lasciato andare alle sue caratteristiche esagerazioni). Affinché quei testi vedessero la luce, tuttavia, si era dovuto aspettare l’8 novembre 2019, data della scomparsa, a 107 anni, Lucette Destouches, la vedova dello scrittore morto nel 1961. Pochi mesi dopo, il critico teatrale di Libération, Jean-Pierre Thibaudat, aveva consegna all’avvocato specialista in editoria Emmanuel Pierrat un pacco pieno di manoscritti céliniani inediti. Migliaia di pagine, un tesoro inestimabile. Un lettore della storica testata progressista rimasto anonimo gli aveva consegnato anni prima il tesoro, facendosi promettere che nulla sarebbe venuto alla luce prima della morte di Lucette. «Sono di sinistra, non voglio arricchire la vedova di Céline», aveva detto il donatore, con squisita sensibilità sociale. Promessa mantenuta.Nell’estate del 2022, il 10 agosto, Thibaudat ha rivelato in un blog ospitato da Mediapart e successivamente in un libro pubblicato nell’ottobre 2022 (Louis-Ferdinand Céline, le trésor retrouvé) che il donatore, o meglio, la donatrice, era la figlia di Yvon Morandat (1913-1972), Caroline, scomparsa nel 1985. Yvon Morandat era un capo partigiano di altissimo rango, che durante l’occupazione si incontrava clandestinamente a casa di Robert Chamfleury, editore musicale e anch’egli partigiano del quarto piano di via Girardon 4; Louis-Ferdinand Céline e sua moglie abitavano al quinto. Riunioni clandestine della resistenza nell’appartamento sotto a quello del maggiore scrittore della collaborazione: solo questo meriterebbe una pièce teatrale.Alla fine, dopo intense battaglie legali, i testi ritrovati hanno pian piano trovato la loro collocazione. Il manoscritto originale di Morte a credito andrà alla Biblioteca nazionale francese. Guerre e Londres sono stati pubblicati nella collana Blanche di Gallimard, rispettivamente nel maggio e nell’ottobre 2022 (il primo è uscito in traduzione italiana per Adelphi). La leggenda celtica medievale La volonté du roi Krogold è stata pubblicata il 27 aprile 2023. Tra gli altri documenti non manca un «dossier ebreo» (appunti, documenti di contenuto antisemita, lettere…) che dovrebbe essere pubblicato senza nessuna censura.Insomma, il dossier Céline, che la cultura francese e più in generale europea periodicamente riapre, anche e soprattutto per via dell’appena citata vena antisemita dello scrittore, sembra destinata ad animare i dibattiti ancora per lungo tempo.
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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