2019-12-22
C’è il papocchio sulle intercettazioni. Ma resta lo scoglio prescrizione
Il Cdm approva il decreto che modifica le norme sulle indagini: più discrezionalità ai pm. Ma sulla durata dei processi Pd e Iv rimangono lontani dalla riforma fortemente voluta dal Guardasigilli pentastellato.Pace fatta sulle intercettazioni, ma sulla prescrizione la maggioranza giallorossa è ancora spaccata, col Pd contrario alla legge voluta dal ministro della Giustizia del M5s, Alfonso Bonafede, che entrerà in vigore dal primo gennaio. Sulle intercettazioni, il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato il relativo decreto legge proposto da Bonafede, che va a modificare la legge Orlando sulle intercettazioni, facendola e farla entrare in vigore tra due mesi, il 2 marzo 2020, e non più il 31 dicembre prossimo. Le modifiche, che sono state discusse anche con i procuratori delle più grandi città italiane, riguardano alcuni punti della legge. Innanzitutto, non sarà più la polizia giudiziaria a decidere quali intercettazioni sono da considerarsi rilevanti e quindi devono essere trascritte, ma il pubblico ministero. In secondo luogo, gli avvocati difensori potranno chiedere e ottenere una copia cartacea delle intercettazioni, mentre la norma originaria prevedeva che potessero soltanto ascoltarle. Inoltre, arriva una norma interpretativa che precisa che per le intercettazioni già in corso si seguirà la vecchia legge e non quella nuova. Infine, il famigerato Trojan, ovvero il software spia che viene inserito a distanza nei cellulari, potrà essere usato per i reati puniti oltre cinque anni. «Oggi», ha commentato Bonafede su Facebook, al termine del Cdm, «abbiamo approvato in consiglio dei ministri il decreto legge sulle intercettazioni, uno strumento irrinunciabile per le indagini. Adesso elaboriamo un sistema moderno e digitale: ci saranno maggiori garanzie per trovare un punto di equilibrio tra l'esigenza delle indagini, la tutela della riservatezza e il diritto di difesa. Tutto questo sistema», ha aggiunto Bonafede, «entrerà in vigore da marzo per dare il tempo agli uffici e addetti ai lavori di adeguarsi e di implementare sotto il profilo organizzativo una normativa così delicata. Adesso il provvedimento farà il suo iter parlamentare per la conversione ma c'erano atti che non potevamo ritardare, perché si mettevano a rischio tutte le indagini in corso nelle varie procura italiane».La vera mina sulla strada del governo guidato da Giuseppe Conte è rappresentata dalla riforma della prescrizione, che entrerà in vigore tra 10 giorni. Il 7 gennaio prossimo, curiosamente una settimana dopo che la norma sarà operativa, è in programma un vertice di maggioranza sul tema. Le posizioni tra il M5s, che difende la norma, e Pd e Iv, che invece la contestano, sembrano, allo stato, incolmabili: «Come assicurazione sulla vita», ha sottolineato il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, in una intervista a Repubblica, «noi presenteremo un nostro ddl sulla prescrizione che ci auguriamo di non dover usare. Ma la legge di Bonafede da sola resta una norma sbilenca e una bandiera. La prescrizione non sta nell'accordo di governo. La questione delle intercettazioni è stata chiusa, mentre il confronto sul processo penale è ancora aperto. L'importante», ha concluso Orlando, «è che possano vincere i cittadini e che la funzionalità del sistema giudiziario sia garantita». La ratio del disegno di legge elaborato dal Pd è stata illustrata dal sottosegretario dem alla Giustizia, Andrea Giorgis: «Non c'è una logica di scambio tra intercettazioni e prescrizione», ha detto Giorgis alla Stampa, «ma la ricerca di soluzioni equilibrate nell'interesse del paese. L'entrata in vigore della legge Orlando sulle intercettazioni non fa venire meno la necessità di un urgente intervento di legge per impedire processi infiniti. L'obiettivo di evitare che i reati si prescrivano è anche un nostro obiettivo. Quando si verifica una prescrizione», ha aggiunto Giorgis, «lo Stato subisce una sconfitta e con esso la legittima domanda di giustizia dei cittadini. Lo Stato di diritto subisce però una sconfitta anche quando sottopone a processo una persona per un tempo infinito. Noi ci aspettiamo che venga rapidamente riunita la maggioranza e quindi presentato in Consiglio dei ministri il disegno di legge di riforma del processo penale, al fine di velocizzare la definizione dei giudizi, scongiurando il rischio di un processo infinito. Nei prossimi giorni», ha argomentato il sottosegretario, «il Pd presenterà una sua proposta di legge. Se l'obiettivo comune è quello di evitare che venga negata giustizia e al tempo stesso di garantire che i processi siano più rapidi , allora prevediamo un termine di sospensione della prescrizione, sufficientemente lungo da consentire lo svolgimento di ogni processo di appello, ma sufficientemente certo da evitare conseguenze paradossali. È una soluzione ragionevole, che confidiamo venga accolta nel vertice del 7 gennaio», ha concluso Giorgis, «che sarebbe peraltro meglio anticipare a fine anno».Molto meno conciliante la posizione di Matteo Renzi: «Sulla Giustizia», ha scritto su Twitter l'ex Rottamatore, «in maggioranza ci sono visioni opposte: la prescrizione, la presunzione d'innocenza, la confisca e altro. O si trova un accordo equilibrato o ciascuno in parlamento vota come vuole. La responsabilità spetta innanzitutto al ministro. Lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio», ha aggiunto Renzi, «scatta perché due forze populiste, M5s e Lega, hanno votato questa legge assurda. Noi abbiamo votato contro: ne vado fiero. Una giustizia senza fine non è giustizia. Solo la demagogia può pensare di far credere che per i cittadini sia meglio così». Dunque, l'inizio del nuovo anno si annuncia pieno di insidie per la maggioranza giallorossa. Il crollo del governo Conte potrebbe essere molto vicino.