2022-01-14
Il Cav aspetta e incassa il via libera di Salvini
Silvio Berlusconi oggi, al vertice del centrodestra, non «scoprirà» la propria candidatura al Quirinale. Chiede unità e il leader leghista si adegua. La campagna nel gruppo misto. Sull’esito del voto incombe anche l’incognita Covid. Ufficializzate le misure di sicurezza.Silvio Berlusconi oggi non ufficializzerà la sua candidatura al Quirinale in occasione del vertice del centrodestra in programma a Villa Grande: «Il presidente», dice alla Verità uno dei massimi esponenti di Forza Italia, «non scioglierà la riserva. Dirà agli alleati che in questo momento non bisogna dare la sensazione esterna di essere disuniti, che occorre consolidare il blocco unico del centrodestra, evitare dichiarazioni interpretabili come un disimpegno nei suoi confronti. È convinto di farcela, inviterà tutti ad andare avanti così. La dichiarazione di Salvini è stata molto importante». Dopo vari tentennamenti, infatti, ieri è arriva la tanto attesa dichiarazione pro Silvio di Matteo Salvini: «Centrodestra compatto e convinto nel sostegno a Berlusconi», sottolinea il leader della Lega, «non si accettano veti ideologici da parte della sinistra. Spero che nessun segretario e nessun partito si sottraggano al confronto ed alla responsabilità. Silvio Berlusconi è stato presidente del Consiglio per tre volte», evidenzia il leader del Carroccio al Tg4, «votato dagli italiani per tre volte, quindi nessuno può permettersi di dire: questo sì, questo no. La candidatura di Berlusconi è giusta moralmente e politicamente, da trent’anni i parlamenti eleggono presidenti proposti dal centrosinistra e altri non sono stati eletti per poco, penso a Prodi ad esempio. Dopo trent’anni i cittadini hanno dato al centrodestra più voti», argomenta Salvini, «e quindi più parlamentari e penso che sia corretto che sia il centrodestra a fare una proposta. Perché non Draghi? Perché in questa situazione complicata», ribadisce Salvini, «abbiamo bisogno di un presidente del Consiglio assolutamente autorevole, che sia garanzia per l’Italia anche all’estero. Togliere Draghi dalla sua posizione in questo momento rischia di creare confusione».È la compattezza dei gruppi parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia, la preoccupazione maggiore di chi sta lavorando giorno e notte alla candidatura di Berlusconi: «Sono più ottimista sui voti che devono arrivare da fuori», spiega alla Verità uno dei protagonisti della caccia al grande elettore, «che sulla compattezza di quelli del centrodestra. Se davvero i nostri 450 ci fossero tutti, sono strasicuro che i voti che mancano arriverebbero».L’aneddotica, quando c’è di mezzo Berlusconi, la fa sempre da padrone, e in queste ore si susseguono interviste di parlamentari del gruppo misto (circa 110 tra deputati e senatori) che raccontano, con una punta di orgoglio, di essere stati contattati da Berlusconi attraverso Vittorio Sgarbi. Tutti, ovviamente, dicono che non voteranno mai per bisnonno Silvio, ma il mare dei grandi elettori non irreggimentati nei rispettivi partiti è assai pescoso e 10 giorni sono un’era geologica. C’è da dire che Berlusconi ha già stravolto la consuetudine per quel che riguarda la scelta del capo dello Stato: la sta gestendo come se si trattasse dell’elezione di un sindaco di un paesino di 1.009 abitanti, quanti sono i grandi elettori, con una campagna elettorale che va al di là delle appartenenze politiche.Una campagna elettorale sul cui esito però incombe l’incognita Covid. Quanti saranno i parlamentari e delegati regionali che il prossimo 24 gennaio saranno positivi o n quarantena, e dunque impossibilitati a esprimere il proprio voto? La domanda è cruciale, visto che i quorum per essere eletti (617 voti per i primi tre scrutini, 505 dal quarto in poi) sono fissi e non risentono delle effettive presenze. Non solo: ieri la riunione congiunta dei questori di Camera e Senato e la conferenza dei capigruppo hanno ufficializzato le misure di sicurezza per le votazioni. Ce ne sarà una sola al giorno e si voterà per fasce orarie, 50 grandi elettori per volta, con una presenza massima in aula di 200 grandi elettori e altri 100 circa nelle tribune. Per la chiama si seguirà l’ordine alfabetico: si partirà dai senatori a vita, quindi i senatori, poi i deputati e per ultimi i delegati regionali. Le chiame saranno due. Obbligatorie le mascherine Ffp2, il distanziamento e il green pass base. Addio al cosiddetto «catafalco» all’interno del quale il grande elettore compila la scheda: sarà sostituito da cabine con un sistema di areazione. Per il giuramento del nuovo presidente saranno necessari oltre al green pass base anche un tampone antigenico di terza generazione. Confermato anche il divieto di ingresso per ospiti esterni. Sarà concesso ai parlamentari di essere tutti in aula, mentre i delegati regionali siederanno in tribuna, ma solo per 40-45 minuti e quindi solo per ascoltare il discorso del nuovo presidente, quindi non ci saranno interventi. Nel corso della riunione dei questori e dei capigruppo si è affrontato il tema dei grandi elettori eventualmente assenti perché positivi: c’è chi propone di autorizzare la votazione da remoto, chi si oppone decisamente a questa eventualità.