2020-01-04
Castigare i Benetton costa miliardi
L'esecutivo non ha alternative: le concessioni autostradali vanno revocate. La vera sfida è evitare un salasso (delle dimensioni di una manovra) per le casse dello Stato. Di sicuro - ormai - c'è solo l'indifendibilità di Autostrade, la cui posizione è stata ulteriormente aggravata dall'episodio di qualche giorno fa a Masone, sempre nella martoriata Liguria: 2 tonnellate e mezzo di cemento cadute giù in una galleria della A26, che solo per miracolo non hanno provocato altri lutti. Eppure c'è ancora chi tende la mano ad Atlantia.Per il resto, c'è una gran produzione di carte, report, pareri pro veritate e di parte. Sul versante privato, Autostrade ha interpellato una serie di giuristi, in prima battuta per sostenere il no a quello che l'attuale concessionario considererebbe un «esproprio», in seconda battuta per minacciare una guerriglia giudiziaria destinata a durare lustri, e in terza battuta per trattare sul quantum, come vedremo tra poco. Sul versante pubblico, pesa come un macigno (contro Autostrade) il rapporto che la Corte dei Conti ha prodotto prima di Natale: un'autentica requisitoria, che ha messo in fila la costante salita dei ricavi derivanti dai pedaggi, gli utili annuali elevatissimi, la poderosa distribuzione di dividendi, a fronte - però - di un clamoroso taglio delle spese per gli investimenti e in particolare per la manutenzione. E se a questo si aggiunge ciò che sta emergendo dalle inchieste giudiziarie, e cioè una - a quanto pare - non episodica attività di ammorbidimento (per non dire di peggio) dei report sulle condizioni di sicurezza della rete autostradale, si comprende il nervosismo di Aspi, di Atlantia e dei Benetton. Il muro di carte crescerà ulteriormente, perché il governo ha incaricato l'Avvocatura dello Stato e ancora la Corte dei Conti di fornire altri pareri, in vista delle decisioni da assumere. Mentre è ormai pronto (lo ha confermato il ministro Paola De Micheli) il dossier realizzato dal ministero delle Infrastrutture: la titolare del dicastero non si è sbilanciata, ha dichiarato di volerlo prima condividere con il premier, ma è evidente il cambio di tono dell'esponente del Pd. A settembre, appena nominata, la De Micheli aveva rilasciato dichiarazioni fiammeggianti contro l'ipotesi di revoca della concessione, anche scontrandosi con il suo vice, il grillino Giancarlo Cancelleri. Ora i due sembrano invece in fortissima sintonia, e non certo su una posizione pro Autostrade. Ma ora che accadrà? È necessario fare un passo indietro, che ci riporta al Milleproroghe varato a cavallo di Natale con una durissima polemica dei renziani, autori di un avvertimento sulla conversione del decreto («Ci vediamo in Parlamento»). Nel testo licenziato dal governo c'è infatti una norma - contestata da Italia viva - che stabilisce che in caso di revoca di una concessione autostradale, e in attesa di una nuova gara, subentri Anas. In più - ecco il punto - la stessa norma stabilisce anche che, in caso di revoca per inadempimento del concessionario, quest'ultimo non riceva più i mega indennizzi teoricamente previsti (una specie di «manovra» per peso economico: circa 23 miliardi), ma solo il valore delle opere realizzate più gli oneri accessori. Non un euro di più. Se non che, nonostante questa drastica sforbiciata, non è chiaro a quanto ammonterebbe l'eventuale conto: il Corriere della Sera di ieri ha sparato una stima salatissima, tra 6 e 8 miliardi. Secondo Federico Fubini, sarebbe dunque in corso una trattativa riservata: il governo chiederebbe una riduzione dei pedaggi, finora rifiutata da Autostrade, che invece offrirebbe complessivamente 2,1 miliardi (600 milioni per la ricostruzione del ponte Morandi, 800 di risarcimenti, e altri 700 a disposizione del governo).La partita è complicata sia nella sostanza politica (si tratta di capire fino a che punto di impopolarità vorranno spingersi i renziani per difendere Autostrade: nessuno crede che Renzi possa andare a una crisi alzando la bandiera dei Benetton) sia sul piano procedurale. Prima c'è infatti il nodo della conversione in Parlamento del Milleproroghe. Che farà la maggioranza? Davvero si consegnerà al caos (e al caso), andando senza alcuna preparazione al rodeo degli emendamenti? E poi arriverà l'ulteriore decisione, quella sulla revoca o meno. Comunque, non pochi hanno interpretato la pagina di ieri sul Corriere e le relative indiscrezioni come una bombola d'ossigeno che qualcuno ha voluto fornire ad Autostrade e Atlantia. Come dire: conviene mettersi d'accordo per evitare un lungo contenzioso. Forse è stata questa anche l'interpretazione della Borsa: dopo la brutta caduta dell'altro ieri (segno negativo vicino al 3%), ieri il titolo Atlantia ha respirato (+0,94%).
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)